Il corpo è mio, e me lo gestisco io!

Siamo sicuri sia ancora nostro questo corpo su cui lo Stato pare accanirsi con restrizioni, divieti e obblighi vaccinali, in nome della tutela della salute?

Group of American activists is protesting


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Di chi è il corpo?

Il corpo soggetto o oggetto di diritti?

In questo momento di crisi pandemica,  torna l’annosa questione che attraversa da anni filosofia, politica e morale: il corpo a chi spetta? A chi appartiene questo corpo su cui lo Stato pare accanirsi con restrizioni, divieti e obblighi vaccinali, in nome della tutela della salute, minacciando di disporre per legge il trattamento sanitario obbligatorio o di obbligarci al vaccino a forza di limitazioni, demansionamenti o sospensioni dal lavoro? Il mio corpo è della mia persona, con cui forma un’unità inscindibile, o è roba dello Stato, o una articolazione di Dio, o del dio mercato?

Il corpo è mio e lo gestisco io, urlavano le femministe ribellandosi alla prassi consolidata  di considerare il corpo della donna un luogo pubblico su cui esercitare controllo e disposizioni di radice moralistico culturale. E Il corpo è il luogo su cui si esercita da sempre il potere.

La schiavitù, del mondo antico e moderno, sta nel controllo del corpo e dei suoi prodotti, del suo lavoro, fino all’aberrazione dello sfruttamento degli uomini rinchiusi nei lager e in altri luoghi concentrazionari. Pratica che non è finita, perché innumerevoli sono ancora le forme di assoggettamento del corpo.

Il Cristianesimo parlò di una libertà spirituale, quella dell’anima, ma fece di Dio il padrone del nostro corpo: il suo messaggio di assoluta uguaglianza travolse, è vero il concetto stesso di schiavitù, ma non al punto da eradicarlo nella pratica utilitaristica delle società, nell’utilizzo politico del messaggio morale: fu questo ad imporsi sul messaggio evangelico dell’amore per il prossimo, che lasciò sordi i “civilizzatori” dei popoli da evangelizzare e si aggravò di tutte le aberrazioni della tortura, usata dall’Inquisizione per salvare la nostra scintilla immortale a discapito del corpo.

Contro questa appropriazione da parte del potere della nostra fragile carne si levò in Inghilterra la ribellione dei baroni, che costrinsero il re Giovanni a emanare l’habeas corpus: il potere del sovrano trova un limite nella garanzia dell’intoccabilità del corpo dei suoi sudditi, se non dietro un ordine del potere giudiziario. Il contrattualismo fece un altro passo avanti. Tolto Hobbes, che consegnava al Leviatano anche la vita dei suoi sudditi, in nome della sicurezza, Locke in Inghilterra e Beccaria in Italia sostennero la tesi per cui il contratto sociale, che creava il potere politico, non alienava la vita, ma la forza. Quindi no alla tortura, no alla pena di morte. E diritto alla rivoluzione, con Locke, se il potere tradisce il patto stretto con i suoi sudditi e agisce contro i loro interessi.

Arriviamo alle Costituzioni moderne, che nascono dal pensiero liberale. La libertà è un diritto inviolabile e inalienabile e la si esercita in primis autodeterminandosi e con la piena sovranità sul proprio corpo. Che, per realizzarsi, ha bisogno della società civile e di forme e limiti disegnati dalle Costituzioni.

Tra i vari diritti che le Costituzioni tutelano c’è, all’art. 32, quello alla salute declinato come bene individuale e collettivo. Il confine tra tutela e costrizione tuttavia è così sottile che in nome (o con l’alibi) della prima, si può facilmente tralignare nella seconda. Ti curo, anzi ti costringo a curarti. E ti impongo misure che ti e ci salvino. Ed ecco che la libertà personale sfuma, in nome del bene pubblico e della salute collettiva.

Bene pubblico: non intasare le strutture ospedaliere, curarsi per non gravare eccessivamente sulla spesa pubblica. Fino a quale limite? Fino a quale sacrificio della libertà personale, della scelta personale sulla propria salute e, in definitiva, sul proprio corpo? Ci sarebbe da dire parecchio, in quanto i consumi di sostanze non precisamente salutari sono spesso incoraggiate dallo Stato. Senza dire che la crescita industriale ha minato la salute pubblica con i suoi sottoprodotti e rischia di metter a repentaglio quella di tutto il pianeta. Nello specifico, ci sarebbe da chiedersi perché le cure domiciliari di questa patologia sono ostacolate dallo stesso Ministro Speranza, che contro la sospensione del protocollo precedente (tachipirina e vigile attesa), che tanti danni e tante ospedalizzazioni ha causato, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, dopo la sentenza favorevole del Tar.

Se il corpo mi appartiene – non come bene disponibile al mercato, alla sperimentazione, alla clonazione, allo sfruttamento – ma come la controparte organica della mia persona e della sua dignità, tutto ciò che interviene o si innesta o si inocula deve essere successivo a un mio consenso, libero e informato. E’ solo così che la mia libertà e autonomia viene salvaguardata.

Ora, si può chiamare libero un consenso strappato sotto la minaccia della sospensione dal lavoro o del demansionamento, quindi del congelamento di uno stipendio che serve a me e ai miei cari, per vivere? Si può considerare informato, quando i dati chiave su questi vaccini sono ancora in fieri, posto che la sperimentazione non è andata oltre i primi step e già alcuni vaccini sono stati cautelativamente sospesi dopo le prime ondate di effetti non previsti (o non soppesati)?

Questa nuova forma di assoggettamento, sempre più pervasiva, coinvolge non solo il nostro corpo fisico, quanto, come lo chiama Rodotà, la sua controparte elettronica, ossia quell’insieme di dati, detti “sensibili”, che ci riguardano e che sono conservati in varie banche e in luoghi virtuali che neppure possiamo individuare, tanto meno controllare; è il nuovo vello d’oro, oggetto di traffico illecito anche da parte dei social: per questo un simile assoggettamento moderno risulta accettato dalle società democratiche che, per mezzo delle regole di bioetica, e ora della pandemia, hanno potuto giustificare certe forme di ingerenza dello Stato (e dei suoi presidi: ospedali, amministrazione, prigione, comitati etici, scuole) sui corpi degli individui. Tuttavia, il principio fondatore dei diritti dell’Uomo, a partire dal pensiero politico moderno, rimane la libertà dell’individuo nella relazione con sè stesso. In fondo, la messa in luce dei meccanismi di questo potere biosecuritario, che cavalca interessi anche distanti da quelli della salute pubblica (le incongruenze sono troppe e troppo sconcertanti per non suscitare sospetti e dubbi legittimi) dovrebbe condurci a decostruire l’assoggettamento attraverso il recupero del governo di sé. Detto altrimenti, ogni individuo dovrebbe poter determinare da sé ciò che conduce al suo benessere e potrebbe anche arrivare al punto di rifiutarlo. Libertà di scelta, bene assoluto che argina il potere dello Stato nei confronti dell’individuo, che, per questo, non deve uscirne criminalizzato o peggio respinto ai margini della società, ghettizzato, ascritto a una cittadinanza di serie B, svuotata di tutele e di diritti.