Perché Che Fine Ha Fatto Sara? è diventata la serie più vista di Netflix tra quelle in lingua non inglese (più de La Casa di Carta)

Un'analisi del successo di Che Fine Ha Fatto Sara?, la soap messicana vestita da thriller è la serie Netflix più vista in lingua non inglese

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Non stupisce affatto che la serie messicana Che Fine Ha Fatto Sara? – distribuita da Netflix col titolo internazionale Who Killed Sara? – sia diventata nel giro di un mese il titolo in lingua non inglese più popolare di Netflix. Lo ha confermato lo streamer diffondendo i dati del primo trimestre: con circa 55 milioni di abbonati che si sono sintonizzati sulla serie nelle 4 settimane dal debutto dello scorso 14 marzo, questa produzione realizzata in Messico ha superato La Casa di Carta, che aveva ottenuto lo stesso primato con 44 milioni di visualizzazioni nello stesso arco temporale dall’esordio della terza stagione.

Non stupisce perché Che Fine Ha Fatto Sara? è stata al vertice della top10 di Netflix per settimane sia in Italia che in diversi Paesi nel mondo. La serie vede Manolo Cardona nei panni di Alex Guzman, un giovane incastrato per l’omicidio della sorella e deciso a scoprire il vero responsabile dopo aver trascorso 18 anni in prigione da innocente: la serie è tutta incentrata sul suo piano di vendetta nei confronti della famiglia Lazcano, che avrebbe avuto un ruolo nell’incidente in parasailing in cui la ragazza (fidanzata del rampollo Rodolfo e incinta) è morta a 15 anni. Tra storie d’amore, di sesso, di risentimenti e complotti, il mistero sulla morte della ragazza finisce per scoperchiare i segreti della potente famiglia di proprietari di casinò di Citta del Messico, ma anche, nel finale della prima stagione, sulla vita di Sara. La seconda stagione dello spettacolo sarà lanciata il 19 maggio.

I risultati di Che Fine Ha Fatto Sara? spiccano tra i dati contenuti nel report sui risultati finanziari del primo trimestre di Netflix, rendendola la più vista sulla piattaforma tra le produzioni in lingua diversa da quella inglese. E le ragioni di questo successo per una serie dalla qualità drammaturgica piuttosto scadente (qui la nostra recensione) sono presto dette.

L’abbuffata di colpi di scena.

Ogni episodio di Che Fine Ha Fatto Sara? termina con un plot twist che spinge a voler vedere di più: una tecnica di scrittura classica che, a dispetto della credibilità della trama, ha come unico scopo indurre alla visione in modalità binge, proseguendo di episodio in episodio senza soluzione di continuità. Si gioca sempre al rialzo con rivelazioni via via più scioccanti, seminando indizi che spingono a voler scoprire l’evoluzione successiva: un metodo applicato in maniera talmente sfacciata e grezza da risultare evidente e perlopiù fastidioso per chi ha un minimo di dimestichezza con la serialità.

La soap opera travestita da thriller.

Quello del thriller è solo un travestimento poco riuscito per Che Fine Ha Fatto Sara?, visto che sin dai primi episodi è abbastanza chiaro che la serie assomiglia più ad una soap opera latino-americana su una famiglia disfunzionale e i suoi affari loschi, piuttosto che un mistery da dipanare con intelligenza. Qui si naviga nelle perversioni, nelle gelosie, nelle ambizioni e nell’arrivismo dei Lazcano, finendo anche per dipingere una vittima dai tratti psicologici inquietanti. Un mix che funziona nell’indurre il pubblico a scavare sempre più a fondo.

Il sesso.

Ce n’è in abbondanza in Che Fine Ha Fatto Sara?: etero, gay, talvolta violento e pruriginoso. Si arriva ai limiti della violenza sessuale quando si mostra un rapporto tra il capofamiglia dei Lazcano e la minorenne Sara, poi rinnegato dall’uomo quando la ragazza risulta incinta. C’è poi tutta la questione dello sfruttamento della prostituzione che sfocia in sevizie su giovani donne straniere sequestrate nel bunker segreto del casinò. Anche su questo fronte la serie mostra la scarsa qualità della scrittura: la presunta passione diventa solo vouyerismo e la violenza sulle donne non è mai rappresentata dal punto di vista delle vittime quanto da quello viscido degli sfruttatori.

Il cast di bellocci.

Stendiamo un velo pietoso anche sulla recitazione del cast di Che Fine Ha Fatto Sara?: Manolo Cadorna ha perennemente la stessa espressione da bello e dannato, ma anche tutti gli altri non sono da meno. Tutti piuttosto bellocci come nella migliore tradizione delle soap opera ma nessuno che spicchi per un’interpretazione di spessore, tranne forse Ginés García Millán che riesce perfettamente nello scopo di farsi detestare nei panni del patriarca autoritario, retrogrado e omofobo César Lazcano.

L’atmosfera pruriginosa.

Purtroppo è quello che prevale su tutto il resto in Che Fine Ha Fatto Sara?, questo continuo solleticare il pubblico con un finto erotismo che in realtà è solo un volgare indugio sulla sessualità dei personaggi, sulle loro perversioni e su forme di manipolazione psicologica basate spesso sul sesso.

Tutto ciò contribuirebbe a rendere qualsiasi serie una banale telenovela trash, ma per Che Fine Ha Fatto Sara? ha avuto l’effetto di attirare una massa enorme di telespettatori interessati ad un prodotto di mera evasione – furbo dal punto di vista della struttura degli episodi e rozzo nei contenuti – che l’ha spinta in cima alle preferenze del catalogo Netflix.