Laura Pausini e la vittoria ai Golden Globe e ora verso gli Oscar con il brano “Io Sì”

Il caso Pausini ricorda che la musica è fatta dagli artisti, con i loro percorsi e le loro storie


INTERAZIONI: 976

Laura Pausini ha vinto un Golden Globe alla 78° cerimonia con il brano “Io Sì”  scritto da Diane Warren (“Seen”) e interpretato in italiano da Laura nel film “La vita davanti a sé” con la straordinaria Sofia Loren. L’ambito globo dorato per la migliore canzone originale del 2020, in questa strana edizione Covid, le è stato consegnato virtualmente mentre collegata da casa seguiva l’evento. Il suo incontenibile urlo di gioia e il suo sorriso hanno fatto immediatamente il giro dei social, e intorno a sé si sono stretti tutti: amici, colleghi, politici, gente dello spettacolo e migliaia di fans.

Il brano “Io Sì” viaggia adesso con una nomination verso gli Oscar e il viso di Laura, prima donna a vincere con un brano italiano, è su tutte le riviste e i quotidiani del mondo. E in questo clima di festeggiamenti per un premio ambito e meritato, Laura rilascia un’intervista al quotidiano spagnolo “La Vanguardia” e decide di togliersi un sassolino dalla scarpa raccontando un increscioso episodio del 2018 che riguarda la sua casa discografica “Warner Music Italy”. All’annuncio della nomination ai Grammy Latin con “Hazte sentir”, versione spagnola dell’album “Fatti sentire”, racconta che i suoi discografici decisero di non farla partecipare sostenendo che per la sua età, e per l’andamento della musica attuale, non avrebbe vinto, motivo per cui  non  avrebbero pagato l’inutile trasferta. La Pausini incassò la delusione e non si perse d’animo, pagò il viaggio da sola per Las Vegas e partì con la sua famiglia pensando che tutt’al più avrebbe fatto una vacanza. Vinse il quarto Grammy Latin della sua carriera, e da quel momento decise di non parlare più con i suoi discografici, i quali, in occasione della sua vittoria del Golden Globe, si sono visti recapitare indietro il mazzo di fiori che le avevano spedito per omaggiarla del grande successo.

Ora sembra che dopo una telefonata con Marco Alboni, presidente della casa discografica, la pace sia tornata ma il fatto resta e merita una riflessione.

Negli anni si è affermata l’idea che i generi, le mode e i format siano le “regole” a cui gli artisti devono sottostare. La vita di un artista è legata alla sua capacità di uniformarsi al sound del momento, la sua popolarità è legata alla partecipazione a qualche reality e a qualche strategia di sopravvivenza in un’isola tropicale, il suo successo dal successo che riscuote nelle visualizzazioni dei social, e la sua rinascita artistica – oltre una certa età – dovrebbe dipendere dall’esistenza di qualche format canoro dedicato alle glorie del passato. Il caso Pausini ricorda invece qualcosa d’importante: al centro della musica c’è l’artista, con il suo percorso, la sua storia, il suo mondo. Con buona pace dei manager e degli uomini di marketing, la musica non la fanno le mode, la fanno gli artisti, a qualunque età.