Lei non sa quanti likes ho io

Sfoderare un alto numero di followers e di likes è la nuova, pericolosa, arma per ingreggiare le masse


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La maggioranza ha sempre ragione? Nell’epoca social, dominata dai media televisivo e dalle piattaforme digitali, la ratio è soppiantata dalla doxa, l’opinione che non può aspirare al rango di un asserto scientifico, universale e necessario. Ma, come afferma Ibsen ne “Un nemico del popolo”, se la maggioranza non ha ragione, ha la forza per farla diventare tale.

Se la verità diventa una questione numerica e non conta più, o conta poco, l’autorevolezza della voce che la pronuncia, allora perché qualcosa sia reale basta che diventi – è il caso di dirlo -virale.

A questo gioco soccorre la condivisione, il numero dei likes, le interazioni. Sempre vere? Sempre frutto della capacità di attirare o allontanare il consenso?

Una delle armi per ingreggiare le masse, nell’era dei rapporti bidimensionali condotti su lap top, è la quantità che si fa qualità, lo sfoderare l’oceano di followers e di conseguenti likes. Serbatoio di cui dispongono politici, giornalisti, virologi e quanti appunto cercano di incidere sulla pubblica opinione. Un socialpopulismo che ha portato a un fenomeno aberrante. Se la pubblicità è il modo in cui si promuove una merce, a prescindere dalla qualità, lo stesso vale per le opinioni, la cui credibilità viene certificata dall’orda di pollici alzati di questo clientelismo digitale, cioè a dire che la validità è funzione del titillamento di meccanismi pulsionali, non di rado sapientemente studiati da esperti di psico e neuromarketing. Perché c’è assai poco di ingenuo anche nel favoloso reame degli influencers che vivono come manichini di se stessi. 

Naturalmente, un serbatoio così strategico non può venire via per niente: difatti risulta un investimento, insomma è in vendita. Si tratta di un vero e proprio reclutamento di sostenitori provenienti dalla galassia virtuale, prezzolati ai sicli miserrimi dell’ultima campagna elettorale, a puntello della sparata mediatica di un “comunicatore” di un’opinione traballante, da rinforzare adeguatamente. Un’idea può essere una cazzata monumentale, ma se la si condivide in tanti, se siamo in branco, allora… Cosa di più rassicurante che far parte di una congrega assai più vasta in cui affogare la mia individualità in cambio della beatitudine del gregge?

Se poi si vuole agire in grande e aumentare la propria visibilità pubblica a fini politici o di marketing, nessun problema: likes e followers si possono acquistare un tanto al chilo e per cifre davvero irrisorie. Bastano solo 300 euro. Ce lo racconta il rapporto “Falling Behind: How Social Media Companies are Failing to Combat Inauthentic Behaviour Online” redatto dallo Strategic Communication Centre of Excellence della Nato. Con 300 euro si portano a casa 3.530 commenti, 25.750 “Mi piace”, 20mila visualizzazioni e 5.100 follower. Se si è a corto di denari bastano 10 euro per ottenere 990 follower su Facebook oppure 2.439 su Twitter, 3.846 su Instagram o 458 su YouTube. Con la stessa cifre si possono comprare 11.627 visualizzazioni su Facebook oppure 4.347 su Twitter, 3.267 su YouTube e 13.158 su Instagram. Per chi smania di commenti sul social network delle immagini, infine, con i soliti 10 euro se ne ottengono fino a 200.

Questa pratica è in costante crescita in Europa, in mancanza di una regolamentazione adeguata e di misure sanzionatorie. Basta aprire Internet e cercare un sito dove vendere i propri consensi. Da qui alla moltiplicazione miracolosa di followers e likes, dopati anche per promuovere prodotti e pratiche commerciali illecite a danno di consumatori e aziende, è un attimo. Senonché questa manipolazione del consenso on line può influenzare, dolosamente, non solo gli operatori economici ma ricadere su aspetti sistemici dei vari Paesi, dal consenso democratico alle campagne sanitarie. Sofisticate operazioni di promozione possono far emergere dal nulla dei signor nessuno e conferir loro il lituo sacerdotale, con cui formulare pronostici e consultare gli oracoli, nel cielo pixellato della propria piattaforma. Anche tra i giornalisti ci sono esimi signori e signore Nessuno che un bel giorno salgono su un trono di falsi seguaci: potenza del numero, anche se è un numero relativo, anzi inventato. Comprato. Per questa strada, si assiste a patetici alfieri di un pensiero debolissimo, nullologhi che, spendendosi su tutto senza sapere niente su niente, quando vengono infilzati alle loro stesse enormità, invariabilmente replicano: ma io ho un milione di follower. E più non dimandare.