Riccardo Muti e Umberto Tozzi live in streaming, ma a che servono queste iniziative?

Artisti dalla lirica al pop ma cosa aspettate, che vengano a salvarvi gli alieni?


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Riccardo Muti, il direttore d’orchestra forse più famoso al mondo: “Bisogna rianimare la cultura, non si muore solo di Covid e di fame”. Ma i teatri e le sale da concerto restano chiusi, il fatidico 27 marzo come termine per ripartire è già rimangiato. Fino a quando? Non si sa, fino a che non lo decideranno i Ricciardi e gli alchimisti del CTS. Così che nella musica di ogni matrice, dalla colta alla popolare, fioriscono iniziative un po’ commoventi e un po’ velleitarie: proprio Muti dirigerà il “Così fan tutte” in streaming dal Regio di Torino, allo sporting di Montecarlo Umberto Tozzi farà un concerto acustico, sempre in streaming, con accesso a pagamento, per aiutare quelli che lavorano per lui. Servono queste misure? No, sono gocce omeopatiche nel mare stagnante della morte. Gocce sparse per giunta e qui tocca ribadire lo stupore: ma come mai non si fanno sentire, come fanno ad accettare tutto con una simile rassegnazione, dalla lirica al pop? “Ah, non siamo uniti, non ci coordiniamo”. E perché non lo fate? Cosa aspettate ancora, che vengano a salvarvi gli alieni?
Tredici mesi di morte, stagnante, putrescente ma tutti dagli artisti ai bottegai allargano le braccia: “Siamo finendo, ma queste sono le regole”. Le regole! Poi aggiungono: “Mah, speriamo”. Speriamo? Il tecnico della provvidenza, Draghi, definito da una stampa cialtrona nella quasi totalità meraviglioso, magico, “come Ronaldo”, finora ha saputo fare quanto segue: guinzaglio libero ai catastrofisti e continuazione del blocco totale, reso ancora più ferreo. Con la trovata incredibile, oltraggiosa dei 107 euro di aumento alla casta dei pubblici uffici – non degli insegnanti o dei medici, solo del blocco consociativo dei privilegiati, con tanti saluti alle attività private e alle partite Iva. Il governo del banchiere ha un curioso concetto degli autonomi, salva i casinisti, i fannulloni da centro sociale, da reddito di cittadinanza che viene esteso, potenziato, adottato come misura paternalistica e parassitaria; gli autonomi veri, quelli che creano lavoro, vengono spinti ancora più nel baratro, legati a macigni di tasse e con la chimera dei ristori che si allunga di settimana in settimana.
Tutti d’accordo! la Cgil oltranzista di Landini e lo statalismo che vota i partiti d’ordine, oggi rappresentato dal ministro Brunetta di Forza Italia. Quanto a dire: non mettiamo in riga la burocrazia parassitaria ma restiamo in suo ostaggio. In cambio si ottiene la libertà di chiudere tutto a oltranza, misura sciagurata, che non ha salvato una sola vita e ne ha condannate a migliaia e questo non lo sostiene il cronista ma, in modo sempre più unanime, la comunità scientifica: l’università di Stanford, secondo cui “non c’è corrispondenza tra restrizioni e freno dei contagi”, è solo la buona ultima di un coro di perlessi e di scettici che si rimpolpa di giorno in giorno. L’informazione di regime, come sempre, ci arriva a buoi scappati dalla stalla. Per settimane, mesi esaltano l’assoluta sicurezza del vaccino, panacea di tutti i mali, poi di colpo mezza Europa, Italia compresa, blocca le somministrazioni di una casa farmaceutica, ritenute potenzialmente letali. Così, come fosse normale, come se non sconfessasse mesi di grancassa scomposta. Si arriva al surreale, l’ex direttore dell’EMA, Guido Rasi, può dire che “Astrazeneca è sicuro, sono gli effetti emotivi” e nessuno gli fa notare che dare dei matti a vaccinati che cascano stecchiti è forse un po’ eccessivo. Un altro, Gianni Rezza del Dipartimento di Prevenzione, ipotizza un ritorno alla normalità “tra 7 e 15 mesi”, salvo intoppi. Ma quindici mesi è un altro anno e passa e gli intoppi sono quotidiani, adesso si è saputo che il piano vaccinale del sostituto di Arcuri, il generale Figliuolo, fa acqua da tutte le parti e rischia un ritardo di un mese e mezzo. Mentre già si parla di tagli nelle prossime consegne, date fino a ieri per certe. Ne usciremo mai? Nel dubbio, Draghi, tecnico di alto profilo, lascia al CTS licenza di uccidere con un blocco eterno.
Parlo con un medico di base e mi confida: “Ma lo sai che noi qui nelle Marche dovremmo partire con la somministrazione a domicilio da lunedì e oggi, giovedì, non abbiamo ancora lo straccio di una indicazione? Non dalla Regione, non dal Ministero, non dal Padreterno: le notizie le sappiamo da voi”. E se le sanno da noi, allora siamo a posto. I vecchi, mi informa ancora il dottore, intendendo quelli dagli 80 in su, vengono trascinati nell’isteria collettiva fino ai comprensori dove si praticano le immunizzazioni ma, vuoi perché già malandati, vuoi perché, in barba alle profezie di Greta continua a fare un freddo becco, vuoi per gli assembramenti autorizzati, entrano sani ed escono contagiati. Molti muoiono, ma si dà la colpa al Covid ed è un’altra ottima ragione per proseguire il coma, non tanto vigile. Ne avremo fin dopo Pasqua e fino in estate, minimo. Ma che fa? “Sono le regole”, e il direttore Muti può anche sciogliere il suo lamento d’impotenza. Così fan tutti e quindi ci si adegua, Draghi l’hanno definito come neanche Gesù Cristo al secondo avvento, le sue groupie dicono di lui: è un vero liberale. Con liberali come questi, chi ha bisogno di dirigisti?