Se il premier Draghi dedica un deciso spazio alla parità di genere, i partiti cosa fanno?

Una presenza femminile sotto rappresentata nell'attuale esecutivo ma il problema riguarda i partiti. E le donne stanno a guardare. Il giorno dopo va in scena lo stupore, la sorpresa, ma scusate dove eravate quando si sono decisi gli incarichi della squadra di governo?


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Su 23 ministri solo 8 sono donne, meno di un terzo. Anche il governo Draghi nasce con una presenza femminile sotto rappresentata. Ma il problema non riguarda SuperMario, anzi nel suo discorso programmatico di oggi al Senato, il premier ha dedicato un deciso spazio alla parità di genere. 
Ecco le sue parole: “La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo”.

E poi ha continuato: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.

In sostanza il problema della scarsa rappresentanza femminile nell’attuale Governo attiene alla sfera dei partiti, alla loro in-cultura, alla forza dei maschi che si impongono o vengono indicati perché considerati più rappresentativi di quell’area del partito. E le donne stanno a guardare per accorgersi il giorno dopo che ci sono meno della metà di esponenti femminili nell’esecutivo appena formato. 

La polemica è scoppiata soprattutto a sinistra, nel Pd. Però le dichiarazioni di protesta sono state tiepide. Dice Laura Boldrini: “Non basta qualche posto da sottosegretario”. Per Marianna Madia nel PD c’è «machismo». Livia Turco: “Prevalgono maschilismo e logiche correntizie”.

Donne politiche che sembra sempre scendano,come si suole dire, dal pero, per dare corpo a quella meraviglia delle diseredate, delle rappresentanti femminili messe nell’angolo da una strategia cattiva. Viene da chiedere: Ma dove eravate?

Eppure hanno voce, hanno ricoperto ruoli istituzionali, sono donne che intervengono nei talk show a rappresentare il partito, vedi Debora Serracchiani, Roberta Pinotti, Anna Ascani, solo per fare alcuni nomi.

Tuttavia anche per loro va in scena lo stupore, la sorpresa, ma scusate dove eravate quando si sono decise le nomine per entrare nella squadra di governo, sono state scelte nelle segrete stanze del Nazareno in colloqui “one to one”?E’ questa la modalità che impera ancora nei partiti, che la squadra esiste solo quando fa da traino ad una o ad un’altra componente?

Siamo stufi/e appunto di parlare di quote, di rispetto delle basilari forme di rappresentanza e di equilibrio nella composizione di un governo che mai come in questo momento sarebbe stato necessario realizzare per dare una spinta maggiore alle cose da fare.

Eccoci qui a strapparci le vesti perché ciò non sia avvenutoCome è desolante. E adesso siamo in palpitante attesa della nomina dei viceministri e sottosegretariSaranno più donne? I partiti sapranno riparare con l’indicazione di rappresentanze adeguate, sapranno riscattarsi, sapranno coinvolgerle nelle scelte, sapranno farsi guidare dalle donne presenti nelle segreterie, direzioni, commissioni? O saranno solo scelte geometriche per riempire vuoti?

C’è bisogno di uno scatto e di un pensiero culturale di ampie vedute, di prospettiva lunga che si continua a non volere assumere, acquisire. A parole sono bravi tutti, a “chiacchiere e cafè”, si dice a Napoli “siamo bravi tutti”. 

Eccome siamo bravi e presenti nel dibattito culturale per criticare o puntare il dito verso l’avversario politico che mostra atteggiamenti discriminatori verso le donne.

Ma il PD quando inizierà a lavorare su stesso, quando deciderà di assumere una visione culturale avanzata, quando inizierà a guardare alle esperienze innovative europee, quando semplicemente inizierà a pensare? E quando sarà guidato da un pensiero della differenza? 

Non chiediamo numeri, simboli, decorazioni ma donne che con il loro agire, il loro pensiero, la loro competenza, il loro pragmatismo e la loro sensibilità segnino la differenza nel ruolo che ricoprono, sia esso governo, parlamento, azienda, partito, ospedale, o altro. 

Chiediamo azioni concrete, oggi Draghi ne ha fatto un capisaldo della sua relazione programmatica: state certi che vigileremo. 

Perché se non si metterà subito riparo, le forze politiche perderanno quest’ultimo e famoso “zoccolo duro” rappresentato dalle donne che hanno ancora la passione e la responsabilità di andare a votare.