E anche quest’anno, sarà il Festival degli impresari

Il borsino degli impresari è per la tv quello che la lottizzazione è per la politica e essendo la televisione in funzione della politica, la faccenda assume contorni gravi


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Gli italiani in lockdown perenne hanno scoperto non il familismo amorale di Edward Banfield a Montegrano ma il familismo morale di Amadeus a Sanremo: a lui tutto il festival, alla moglie il prefestival. Piccato, l’amabile conduttore ha sibilato: “Ci si preoccupa della moglie non dell’amante”, come a dire: io almeno pecco in grazia d’Iddio. Amadeus ci vuol dire qualcosa che non può dire? Vuole forse insinuare che il Festival è balzachiano, splendori e miserie di cortigiane?

Ma restiamo ai fatti: c’è una ballerina, Giovanna Civitillo, maritata Amadeus, che conduce l’unico segmento non coperto dal marito il quale precisa: “Lei aveva una carriera artistica a prescindere da me”. Ma cosa c’entra? La “carriera artistica”, le amanti degli altri: spiegazioni di chi non ha niente da spiegare, Amadeus minacciava il gran rifiuto, alla Celestino V, se non avessero fatto come voleva lui, Ariston con figuranti e tutto il resto. L’hanno accontentato e adesso, da una posizione di strapotere, di prepotere, zittisce chi eccepisce.

Una cosa si può dire, che al Festival morale comandano gli impresari e quello di Amadeus, Lucio Presta, è lo stesso della moglie. Va a ondate Sanremo, un periodo tutto Presta, conduttori, ospiti, magari cantanti, poi tocca al rivale Caschetto, poi arriva il turno di Salzano, poi si ricomincia da capo nel segno della lottizzazione valoriale. E questa degli impresari è la chiave di volta per capire molto della televisione, dei suoi palinsesti, dei suoi personaggi sempre quelli, a giro. Se è vero che le cronache di oggi vedono in agenda, in apertura, lo storico cambio di scuderia della purosangue Belen in termini accorati, quasi drammatici riferendo dello strappo con Lucio Presta, ancora lui, per riparare a “Lapresse”, che rappresenta fra gli altri Barbara d’Urso. Sembra una non-notizia, un gossip da addetti ai lavori e basta, ma se se ne occupa anche Dagospia la faccenda è più seria e infatti il sito spionistico butta là, maligno: “Che farà ora il partito anti-barbarie [Barbara d’Urso] di Maria de Filippi e Alfonso Signorini con la show girl argentina?”. Il borsino degli impresari è per la tv quello che la lottizzazione è per la politica e essendo la televisione in funzione della politica, la faccenda assume contorni gravi, lineamenti di potere. Ci sono giornalisti e giornali sotto uno stesso ombrello manageriale, ci sono programmi costruiti attorno al potente manager, abbiamo persino letto che il passaggio di Saviano da Repubblica al Corriere sarebbe stato agevolato da Fabio Fazio, che lo ospita a Che Tempo Che Fa. Dettagli che al pubblico sfuggono e invece sono decisivi, perché determinano la totalità del circo mediatico e figuriamoci se proprio Sanremo può andarne immune. Ma è per il miglior bene.


Tra gli esempi del familismo morale, del protagonismo morale l’infermiera della sofferenza, questa ventitreenne Alessia Bonari, fortemente voluta dal conduttore morale “per dare un messaggio”. Quale, quello, da foglia di fico, che raccomanda le restrizioni di regime, segregazione, mascherine inutili, vaccini a puntaspillo, mentre il Festival va avanti da sé, nella franchigia sanitaria totale? O l’altro del narcisismo forse ipocrita consacrato? Questa infermiera ragazzina ha sfondato ritraendosi accuratamente in pose di sofferenza, martirologiche, la faccia stravolta, coperta dalle macchie della fatica e della paura. Un lavoro di fino, che ha subito fruttato una curiosissima passerella al Festival del Cinema di Venezia. Cosa c’entrasse una infermiera con i divi di celluloide era inutile chiederselo, essendosi fatta famosa c’era posto anche per lei a prescindere. Da un Festival all’altro, la nostra Alessia va a Sanremo, chissà se non abbia anche lei come manager il Presta.
Il familismo amorale si ammanta di sacrificio, di buone cause: l’infermiera, così come l’onnipot…