Arriva il Festival di Sanremo che nelle mani del folle CTS sarà il festival di Chernobyl

Sanremo ok grazie a denaro, politica e pubblicità ma per l’orrore che sarà, dovrebbe condurlo Zio Tibia


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La farsa appena cominciata non è finita. Perché l’organo di controllo governativo CTS, quello che da un anno ci tiene tutti blindati a morte e non gli basta mai, ha (naturalmente) detto sì al Festival della canzonetta italiana. A Sanremo si può. Come mai ha detto sì? Perché la scienza è politica, la politica è denaro, il denaro è musica, la musica (a Sanremo) è il peggio in assoluto ma il meglio per la pubblicità, la pubblicità e politica. Cerchio chiuso. Facevano parte della farsa gli stop degli ex ministri Franceschini e Speranza (silente, invece, per una volta, l’ossessionato Boccia, quello che vuole mandare le ronde per strada, in macchina, nelle case). Facevano parte della farsa i rumors, le chiacchiere, le polemiche, i titolacci, i brogliacci gli allarmi, i virologi nazionalpopolari. Facevano parte della farsa le risolute cautele dei discografici, oggi in concorde esultanza. Farsesche, infine, le dimissioni di Fiorello e Amadeus, ma su quelle anche i meno intellettualmente dotati non avevano palesato dubbi di sorta.
Dicevamo che la farsa, appena cominciata, è tutt’altro che finita. Il CTS, che non sta, come si potrebbe pensare, per “Comitato Trattamento Sanitario (obbligatorio)” ma “Comitato Tecnico Scientifico”, infatti, per renderla credibile ha elaborato un papier che ovviamente nessuno leggerà – a cominciare dal Comitato medesimo: è cacata carta, per scomodare Catullo, carta negli occhi, parvenza di una serietà che nessuno si aspetta; puro teatro (Ariston), atellana coi suoi personaggi regolari: Maccus, lo stupido magnone; Pappus, il vecchio imbecille; Bucco, il fanfarone petulante; Dossennus, il gobbo maledetto, furbo e carogna. Decidete voi i ruoli. Comunque, per sorridere un po’ tra una miseria e l’altra, il documento del CTS (Comitato Televisivo Scempiaggini) prevede 75 pagine di severissime precauzioni – l’immancabile, inderogabile, carissimo protocollo – che si possono riassumere come segue.


Mascherine Ffp2 come se piovesse, un mare di mascherine, un’epidemia di mascherine, che è sempre un bel business: su tutto, su tutti, su ogni cosa che si muova, anche sulle piante, sui fiori di plastica, sui microfoni, mascherine da usare e gettare e sostituire ogni pochi minuti, milioni di mascherine che faranno la salvezza della cittadella musicarella e la fortuna di qualcuno. Idem dici possit per l’amuchina o prodotto equivalente stabilito in Rai cioè dalla politica ammantata di scienza, per sanificare, sanificare, sanificare come non ci fosse un domani. Irrorazioni di sanificatore, pioggia sanificata su chiunque, cantanti coristi orchestrali conduttori ospiti guitti tecnici personale attrezzi. Sarà il Festival di Chernobyl, un po’ deprimente, ma, come diceva l’anima santa di Frank Zappa, “siamo qui solo per i soldi”.
La farsa, appena cominciata, è appena cominciata. Sentite cosa si sono inventate le teste di CTS quanto a liturgia dei premi, cotillon, targhe, statuette eccetera: “un carrello di scena opportunamente realizzato e igienizzato dopo ogni utilizzo”. Il robottino, che viene e va e ogni viaggio lo spruzzano: più che di scena è di oscena, anzi di scema. Ma la indiscutibile libidine si avrà con lo smistamento degli impareggiabili artisti: prelevati, immaginiamo da guardie bianche, dai camerini asettici ai vari piani del teatro e qui deportati nella green room, tipo camera di decompressione, per venirne trasferiti alla red room dove visagisti senza volto li ritoccano, li rendono umani con trucco e parrucco, deinde consegnati al retropalco prima di salire alla ribalta, esibirsi, uscire, venire irrorati di sanificante, dotati di mascherina Ffp2 nuova fiammante e a bordo di quella spostarsi nella blue room per l’intervista con Radio 2 Rai – tutti mascherati e sterili. Una settimana così e pure Orietta Berti diventa Leonarda Cianciulli.
Giornalisti di stampa e web imbavagliati e rinchiusi al Casinò, che volendo è il posto giusto per loro; quelli delle radio invece al Roof, che sarebbe l’enorme sala stampa sopra l’Ariston, nonché nella sala teatro. Non si capisce bene il criterio ossia che differenza di potenziale carica infettiva avrebbero gli scrivani della carta rispetto a quelli dell’etere, ma è il CTS che parla: c’è da fidarsi.
Con misure del genere, ossia i Merry Pranksters che incontrano i Monty Python che incrociano i fratelli Marx in Riviera, ecco cosa accadrà. 1) Che non serviranno a niente. 2) Che il contagio esploderà. 3) Che si darà la colpa al pubblico fanatico che aspetta anche 126 ore all’addiaccio per veder passare Fedez e Michielin – e quello non lo tieni manco coi tanks dell’Armata Rossa, non pigliamoci in giro. 4) Che l’orgia di mascherette e sanificatori innaffiati finirà col rovinare la delicata pelle di tutti, scatenando epidemie sì, ma di allergie, irritazioni cutanee, orticarie, acne, afte, sindromi varie e via corrodendo. 5) Da una settimana del genere, “imbalsamati e insaccati come profilattici”, per citare Renato Zero, un organismo normale non può che uscire minato, stressato, irrimediabilmente fottuto, difese immunitarie zero. Con il che, se per caso si era salvato fino a qui, al Covid “gli finirà dritto in bocca”, per citare Furio Zoccaro, il marito-incubo della povera Magda “non-ne-posso-più” (Magda però alla fine scappava, mollandolo con Antonluca e Antongiulio).
Morale: se devi fare un Festival così ridotto, meglio lasciar perdere: è la cosa più tetra, più lugubre, più squilibrata del mondo, anziché dare un messaggio di speranza, o, come piace odiosamente dire oggi, di resilienza, ne diffondi uno di impotenza, di angoscia e perfino di tragica profetica comicità, come Lino Banfi nella fabbrica cibernetica, “rosso! Verde! Col Q!” e il direttore pazzo “Ih oh ih oh la vostra soddisfazione è il nostro miglior premio, piripiripiripì!”. La vostra soddisfazione sarà deprimervi davanti a un Festival mortifero, già che c’erano potevano chiamare a condurlo zio Tibia. Un Festival dove ogni serata, abbiamo letto, durerà “almeno 5 ore”: benvenuti in reparto psichiatrico. La farsa nella farsa nella farsa, a Matrioska. Ricordiamoci sempre che le piste da sci, che sono all’aperto, il CTS le vieta da mesi e mesi e mesi e così le scuole di danza, che sono sicure e controllate; che da temporibus illis non ci si può sedere a mangiare una pizza se non come prima colazione; che in saecula saeculorum non è lecito vedersi in 4 amici al bar dopo le 6 di sera; che ci hanno vietato pure di vedere i nostri vecchi a Natale. Ma a Sanremo è il trionfo della volontà, a Sanremo l’irrazionale è reale. Vedi però Mahmood: due anni fa pareva un esordiente di belle speranze e invece era un profeta: “Volevi solo soldi, soldi…”.