Il Rainbow Free Day è alle porte: da domani 15 gennaio, e per due settimane fino al 30, sulla piattaforma www.rainbowfreeday.com e sulle pagine social collegate, il mondo della produzione indipendente tra musica, teatro, cinema, editoria si metterà in scena attraverso una ricchissima offerta di eventi, un fitto calendario di appuntamenti costruito come un vero e proprio palinsesto, dalle 10 del mattino fino a mezzanotte, con rubriche fisse ogni giorno. L’iniziativa è il frutto di un partecipazione ampia, circa 500 operatori del settore aderenti che animeranno oltre 200 appuntamenti, tra live, dibattiti, approfondimenti, webinar, per porre in luce le tante voci del mercato indipendente.
Il Rainbow Free Day nasce dalla volontà degli operatori italiani dello spettacolo e dell’arte che mirano a far capire quanto sia importante, e prezioso nella sua diversità, l’ambito delle produzioni indipendenti, voce insostituibile dell’economia e dell’identità culturale nazionale. “Una casa comune degli indipendenti”, così l’ha definito uno dei promotori, il presidente di Slow Music Claudio Trotta. Una casa che ha saputo accogliere anche le adesioni come supporter di Siae, Rai Radio Live, le piattaforme OM – Optimagazine, media partner della manifestazione, e Dice.
Per approfondire i tanti aspetti dell’iniziativa abbiamo incontrato due delle promotrici del Rainbow Free Day, l’avvocato Claudia Barcellona, esperto di diritto delle arti e dello spettacolo, e la cantautrice Roberta Carrieri.
Il Rainbow Free Day è una risposta degli operatori dello spettacolo all’emergenza Covid. La manifestazione credo nasca però anche per sottolineare problemi sistemici di lungo periodo, denunciati da tempo dal settore degli indipendenti
Claudia Barcellona. Il Rainbow Free Day viene da lontano. Già prima del Covid era emersa l’esigenza di fare il punto sulla sofferenza del settore dello spettacolo, a oggi manca una legislazione di riferimento e le norme messe a punto mancano di decreti attuativi. Non ci sono tutele sancite per iscritto né un coordinamento organico della materia. La volontà di mettersi insieme per costruire un manifesto ed esternare le criticità già esisteva, l’emergenza pandemica ha accelerato il processo. È nato StaGe!, del quale faccio parte, ossia il Coordinamento per la musica e spettacolo indipendente, emergente e Indies, ed è nato anche il Patto per le arti performative. Sono realtà che hanno cominciato a interloquire con le istituzioni e che poi hanno deciso di agire collettivamente per il Rainbow Free Day. Poco a poco si sono aggiunte tante altre voci provenienti da differenti espressioni artistiche, per dare vita a un grande evento.
A che punto è il dialogo con le istituzioni sulla materia dello spettacolo e del ruolo degli indipendenti?
Claudia Barcellona. Ho partecipato a diversi tavoli di dialogo con le istituzioni, in cui tutte le forze politiche si sono impegnate per cercare di capire le esigenze degli operatori e tradurle in provvedimenti. Cosa che è stata fatta: sono stati adottati provvedimenti per i lavoratori dello spettacolo, che presentano però delle falle – dovute al fatto che all’interno delle istituzioni manca una precisa conoscenza del funzionamento del mercato –, col risultato che i nuovi strumenti acuiscono il gap tra grandi player e piccole produzioni indipendenti. Per questo una delle prime richieste giunta dalle realtà aderenti a Rainbow Free Day è stata la costituzione di un tavolo permanente dello spettacolo all’interno del Mibact. Oggi abbiamo due tavoli, uno sul cinema e uno sullo spettacolo, che a sua volta verrà suddiviso in un tavolo per la musica e uno per il teatro. Questo è il nostro primo grande risultato.
E poi arriva il Rainbow Free Day
Claudia Barcellona. Questo delicato momento storico necessitava di un intervento deciso. Forti perciò dei rapporti che già si erano creati tra gli operatori abbiamo deciso di intervenire con un’iniziativa di ampio respiro. L’obiettivo è sensibilizzare istituzioni e collettività circa l’importanza delle produzioni artistiche indipendenti, che costituiscono una fetta enorme dell’offerta culturale del paese. Il settore indipendente, oltretutto, è quello che fa davvero sperimentazione artistica, perché le piccole realtà possono permettersi una libertà preclusa ai grandi player, troppo dipendenti dalle logiche del mercato e del profitto.
Poi vogliamo far capire quali sforzi debbano compiere oggi gli artisti per continuare a far sentire la loro voce, in quella che rappresenta una resistenza culturale e una resistenza economica. Proponiamo un messaggio diverso da quello propinato dai media e dai consumi di massa, veicolando lo sguardo degli indipendenti, portatori di una qualità artistica che stimola il pensiero critico. Naturalmente speriamo anche di indirizzare gli acquisti degli utenti. Per questo nelle due settimane del Rainbow Free Day ci sarà una campagna di scontistica sulle produzioni artistiche e culturali, che riguarda cinema, libri, arte visiva, musica, corsi di formazione. Una sorta di Black Friday della cultura indipendente.
Dall’altro lato, c’è l’idea ambiziosa e molto nutrita del palinsesto di eventi del Rainbow Free Day
Roberta Carrieri. La cosa più difficile per noi operatori è stata capire come gestire l’enorme mole di materiali e proposte. Da qui nasce l’idea del palinsesto, che lungo i quindici giorni da mattino a sera si animerà sulla piattaforma del Rainbow Free Day, sulle pagine social dell’evento e su quelle degli artisti che aderiranno. Verranno trasmessi sia videocontribuiti creati precedentemente sia eventi streaming ideati per l’occasione.
L’idea è anche quella di proporre dei contenuti particolari, espressamente pensati per lo streaming. Io stessa, per esempio, affiancherò Francesco Baccini in una iniziativa singolare, il Cantacommenti. Una sorta di gioco, nel quale con Francesco canteremo e suoneremo i commenti dei partecipanti sulla rete, creando una forte interazione con gli utenti. Non ci saranno però concerti e spettacoli proposti per intero, perché vogliamo ribadire e conservare il senso del valore del lavoro degli artisti, che non può e non deve essere regalato.
La costruzione del palinsesto è stato un processo in fieri, ha preso forma giorno per giorno sorprendendo anche noi. All’inizio siamo stati noi a sollecitare e contattare gli artisti, a un certo punto è accaduto esattamente l’opposto. È stato bello, gratificante, ci ha dato tanta energia. Basti pensare che la madrina della manifestazione Tosca, che inaugurerà il Rainbow Free Day il 15 gennaio alle 10 dall’Officina Pasolini di Roma, si è autoproposta, ha contattato il Rainbow Free Day perché ha apprezzato l’iniziativa e ha voluto aderire.
Claudia Barcellona. Rispetto sia all’originalità delle proposte, sia al coinvolgimento di figure esterne al mondo degli indipendenti, voglio sottolineare il focus che dedicheremo il 20 gennaio al mondo delle bande musicali, una realtà spesso posta ai margini dello spettacolo e che racconteremo attraverso moltissime iniziative, concerti, approfondimenti. Ospite speciale di questa giornata sarà Roby Facchinetti, e ci sarà per l’occasione qualcosa di assolutamente nuovo, che per ora non vogliamo svelare. È un segnale importante che il Rainbow Free Day sia riuscito a intercettare l’attenzione anche di artisti affermati, che sono fuori dalla produzione indipendente e che però la sostengono, perché ne riconoscono il valore. Vale lo stesso discorso per l’adesione di partner come la Siae.
Come vedete il dialogo tra streaming e spettacolo dal vivo? Sono modelli che possono aiutarsi reciprocamente?
Roberta Carrieri. Il Covid ha solo accelerato un processo che ormai era ampiamente in corso. È inutile cercare di legarsi nostalgicamente a un passato che non potrà più esistere, dobbiamo essere capaci di capire, carpire e piegare questo cambiamento a nostro favore. Recentemente ho assistito a un concerto in streaming da Creta di Nikos Stratakis, un artista greco molto noto con cui ho anche collaborato. Non uno streaming gratuito, ma un concerto con biglietto, organizzato in ogni dettaglio, luci, scenografie accurate, ambientato nello spazio suggestivo di un museo. È stato un successo, ed è stata per me una bellissima esperienza, per la quale sono stata ben lieta di pagare. In Italia ci sono ancora molte resistenze verso questo quest’idea di eventi live streaming con biglietto, mi sono confrontata con attori, artisti, musicisti, molti temono poi di lavorare senza la certezza di un riscontro economico.
Questa insicurezza deriva anche dal fatto che all’estero c’è una maggiore attenzione per la cultura e il lavoro degli artisti. A Creta alla radio gli speaker leggono poesia, fanno improvvisazioni poetiche in rima, da noi sarebbe impensabile. Dobbiamo riuscire a ritrovare l’attenzione per l’arte, la musica e i musicisti. In questo senso le opportunità dello streaming potrebbero aiutarci, con l’obiettivo di creare una coesistenza tra modelli, facendo spettacoli dal vivo nei teatri, nei club, e anche intercettando un altro pubblico on line. Lo streaming è uno strumento che può aiutare a far crescere la visibilità degli artisti, con una ricaduta positiva pure sugli spettacoli dal vivo. Fondamentale però che in entrambi i casi si tratti sempre di eventi a pagamento, perché va ribadito che quello degli operatori dello spettacolo è un lavoro.
Claudia Barcellona. L’integrazione deve esserci, uno strumento può rafforzare l’altro, perché lo streaming non è solo un’alternativa, ma può stimolare a vivere poi esperienze dal vivo. Strumento rafforzativo quindi ma, ci tengo a sottolinearlo, non sostitutivo. Perché è vero che lo streaming offre l’occasione di partecipare a eventi altrimenti irraggiungibili. Però non dobbiamo dimenticare che gli spettacoli dal vivo costituiscono anche un’opportunità di socializzazione, un momento di scambio, un’esperienza di vita formativa sotto tanti aspetti, la cui dimensione va salvaguardata. La coesistenza tra i due modelli, comunque, resta un dato di fatto. Ed è esattamente quello che anche Rainbow Free Day sta facendo. Non a caso, come sottolineava anche Roberta, non proponiamo spettacoli integrali, perché pensiamo allo streaming come uno strumento per arrivare al pubblico ma non per prendere il posto dello spettacolo dal vivo.
Che futuro avrà il Rainbow Free Day?
Roberta Carrieri. Ci siamo già detti che il Rainbow avrà una continuità, ovviamente crescendo e adeguandosi ai cambiamenti. Vogliamo che diventi una realtà che duri nel tempo e con una identità sempre più riconoscibile.
Claudia Barcellona. Allo stesso tempo, per ora restiamo concentrati sul lavoro che, da domani, sarà sotto gli occhi di tutti, non dimenticando la voglia di divertirsi. Dal primo febbraio ne riparleremo. Il fatto è che questa è una macchina davvero imponente che impegna gli operatori allo spasimo. Ed è anche un’esperienza completamente nuova per tutti. Che cos’è davvero il Rainbow Free Day lo scopriremo in questi quindici giorni. Dopo verrà il tempo dei bilanci, misurando l’utilità che può avere un evento di questo tipo per gli artisti, capendo come continuare e con quali strategie.
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