In Vacanza Su Marte, tornano Boldi e De Sica, ma il cinepanettone ormai è defunto

Dal 13 dicembre in streaming l’ultima avventura della coppia comica, diretta come ai vecchi tempi da Neri Parenti. Siamo all’accanimento terapeutico, per tenere in vita un genere anacronistico

In Vacanza Su Marte

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Dopo tante titubanze legate alla pandemia circa l’uscita, alla fine il cinepanettone è arrivato, non in sala ma on line. Non si chiama Natale Su Marte, come tradizione avrebbe voluto e s’era pensato, ma più genericamente In Vacanza Su Marte, forse per non dispiacere il produttore storico, Aurelio De Laurentiis – stavolta il film è targato Indiana, Cattleya e Warner. Perciò dal 13 dicembre su numerose piattaforme – Sky Primafila, Amazon Prime Video, Chili, Timvision, Infinity, Google Play, YouTube, Rakuten Tv e PlayStation Store – torna la formazione storica del genere: Neri Parenti in cabina di regia e Massimo Boldi e Christian De Sica protagonisti.

I quali erano tornati in coppia già un paio di natali fa con Amici Come Prima. Quella però assomigliava più a una commedia sentimentale, non poco senile, con la regia di Christian e soprattutto quella occulta del figlio Brando a dare una certa dignità stilistica all’operazione. Questo, invece, è inequivocabilmente un cinepanettone, con i doppi sensi, la coprolalia, gli equivoci da pochade, le fissazioni sessuali, il maschilismo sfrenato. C’è pure, rispetto al solito, un gusto più marcato per l’autocitazione: dalla battuta sulla “crasi” di Christian come in Natale A Rio alle gag finto gay di Boldi e De Sica modello Vacanze di Natale 95, mentre per il repertorio scatologico condito di odori mefitici si può pescare dall’intera filmografia, che abbonda di esempi. Poi decida il critico se tutto ciò serva a rimarcare orgogliosamente l’appartenenza del film al genere o se si tratti di un raffinato dispositivo metacinematografico, o magari solo il segno della mancanza di idee.

A dire degli autori la meta marziana e l’anno 2030 sono stati scelti per ragioni di opportunità, volendo evitare di ambientare le avventure farsesche in un tempo e in una località riconoscibili, che inevitabilmente avrebbero fatto pensare alla tragedia della pandemia. Per il resto è tutto uguale: De Sica fa la parte del solito fedifrago cronico, che ha abbandonato moglie (Paola Minaccioni) e figlio (Alessandro Bisegna) da quattro anni senza dare più notizia di sé, riaccasandosi con Lucia Mascino. Quando viene a sapere, alla morte del padre di lei, che c’è in ballo una clamorosa eredità, si decide a convolare a giuste e lucrose nozze.

Solo che, essendo già sposato, l’unica è andare su Marte, ormai consolidata destinazione turistica, dove non c’è rischio che la bigamia venga scoperta. Parte per il pianeta rosso con fidanzata e la di lei madre Milena Vukotic – mestamente nel ruolo della vedova attempata ma ancora vogliosa –, seguito dal figlio che, avendolo fortunosamente rintracciato, vorrebbe recuperare il rapporto perduto. Il ragazzo purtroppo finisce in un buco nero: e, come spiega lo scienziato ovviamente orientale, poiché “centrifugato alla velocità della luce nel microbuco nero ha trascorso cinquant’anni in pochi secondi”, riemerge anziano. Ed è Boldi, per una volta, addirittura, figlio di De Sica (lo spunto in sé non sarebbe niente male).

In aggiunta c’è la vicenda parallela della fidanzatina del figlio di De Sica, blogger a caccia di fake news su Marte per un grande scoop, rivelare che l’amore tra due famosissimi influencer è solo una montatura messa in piedi dal loro avido e improbabile manager Herbert Ballerina (il quale ai tempi di Maccio Capatonda e del finto trailer Natale Al Cesso, prendeva in giro i cinepanettoni; a dimostrazione del fatto che è sempre meglio evitare facili ironie).

In Vacanza Su Marte è un film di impianto antidiluviano. Mette persino più malinconia del precedente Amici Come Prima: perché se lì il discorso sul declino e il tempo che passa veniva a suo modo consapevolmente tematizzato, qui il tempo, pur saltabeccando tra vecchiaia e giovinezza, lo si vorrebbe arrestare nella ripetizione interminabile di un canovaccio che mostra tutte le sue crepe. A partire da due protagonisti i quali, non fosse che per ragioni anagrafiche, hanno perduto smalto e scioltezza. E sebbene De Sica si sforzi ad atteggiarsi come una volta a mandrillo amorale e sciupafemmine, il contesto lo richiama necessariamente alla realtà, così come le battute, che scivolano su impotenza e problemi alla prostata. Lo spauracchio della vecchiaia emerge ancora più forte nel personaggio di Boldi, del quale tutti non fanno che sottolineare il pauroso decadimento, messo a confronto col giovinetto ringalluzzito che era fino a pochi attimi prima.

Pur senza volerla mettere giù seriamente, In Vacanza Su Marte è un film su cui aleggia un’atmosfera terminale, per la stanchezza dei suoi protagonisti e per un ciclo, quello del genere cinepanettone, ormai concluso, mentre tutti s’ostinano a tenerlo in vita. L’ostinazione è dimostrata perfettamente dal finale, che gioca la carta dell’eterna giovinezza, immaginando illusoriamente un Boldi e un De Sica capaci di ripartire dall’inizio, freschi e scattanti, pronti per tanti altri cinepanettoni, in cui riciclare all’infinito le solite gag.