Amici come prima segna il ritorno di Massimo Boldi e Christian De Sica, la coppia d’oro del cinema italiano. Dopo 23 titoli insieme, l’ultimo nel 2005, Natale a Miami, ricompare così il cinepanettone, sottogenere trash all’italiana che ha tenuto in vita il botteghino per oltre vent’anni.
Amici come prima è anche diretto da De Sica, aiutato dal figlio Brando – si vede dai movimenti di macchina, pure troppi. Il film è targato Indiana Production /Medusa, senza più lo storico produttore della coppia, Aurelio De Laurentiis. In compenso, tra gli autori del soggetto ricompare Fausto Brizzi, passato attraverso le turbolenze del Me Too all’italiana e, va ribadito, scagionato da qualunque accusa.
La prima domanda attiene, diciamo così, alla filologia: Amici come prima è un vero cinepanettone? A rigor di logica no. Nel dna del cinepanettone la comicità nasce da uno spirito regressivo e aggressivo, politicamente scorretto, in cui, per dirla col Glauco Benetti di Boris – Il film, “tutti i personaggi che prima vedevamo con occhio critico per le loro malefatte diventano positivi”, e i protagonisti sono dei “simpaticissimi italiani bastardi e corrotti”.
I due protagonisti di Amici come prima invece sono alle soglie della terza età e anche oltre, sconfitti da un mondo che corre più veloce di loro. Fanno tenerezza. Così però lo spettatore sprofonda nella malinconia, con la quale è impossibile far ridere – e anche fare un autentico cinepanettone. La storia vede De Sica, direttore d’un Grand Hotel, licenziato in tronco dalla proprietaria, Regina Orioli. Il poveraccio allora, pur di lavorare, si traveste da donna per far da badante al di lei padre, Boldi, fondatore della catena alberghiera un po’ rincitrullito e sulla sedia a rotelle. Nonostante la vecchiaia, però, le sue voglie sono tutt’altro che sopite, così quando vede De Sica con parrucca argentata e tacchi a spillo, bontà sua, s’invaghisce.
Poteva essere la linea vincente del film: una scorribanda in un territorio insidiosissimo, la sessualità dei vecchi. Qualcosa c’è, la sequenza del massaggio in cui Boldi fa scivolare l’asciugamano e mostra l’ammennicolo a De Sica, obbligandolo a fare quello che potete immaginare. Ma il film punta sul lacrimevole – i giovani che mettono da parte gli anziani – e sulla correttezza gay-friendly – De Sica che al figlio omosessuale raccomanda di essere sé stesso. La rappresentazione delle donne poi, è cupamente misogina, dalla Orioli crudelissima che vuole far interdire il padre per vendere ai cinesi, a Lunetta Savino moglie avida e calcolatrice di De Sica.
Se il cinepanettone è, come si è detto fin troppo, lo specchio del paese reale, allora Amici come prima dimostra che l’Italia di oggi è invecchiata e spenta. E il film finisce per essere il capitolo ultimo e definitivo del genere, la sua pietra tombale. Ed è giusto, anche simbolicamente, che a realizzarla siano proprio Boldi e De Sica. Che agli appassionati nostalgici regalano almeno gli errori sul set dopo i titoli di coda, all’insegna della trivialità dei vecchi tempi.