La lettera di Vasco Rossi a Cesare Cremonini su Vanity Fair: “Morirò di noia per il lockdown”

Vasco Rossi risponde a Cesare Cremonini sulle pagine di Vanity Fair: Covid, ricordi e storie di sopravvivenza

vasco fanclub 2020

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La lettera di Vasco Rossi a Cesare Cremonini e ai lettori di Vanity Fair è disponibile nella versione integrale sul magazine in edicola da oggi, mercoledì 18 novembre.

Cesare Cremonini scrive a Vasco Rossi: da direttore per una settimana di Vanity Fair, artista chiama artista per intervenire su temi importanti. Cremonini chiama il Blasco che risponde immediatamente al suo appello, prima con un video sui social, poi con una lettera pubblicata sulle pagine di Vanity Fair in edicola da oggi.

Si parla di Covid-19 come “catastrofe planetaria”: “Nessun sistema sanitario può reggere a lungo in una emergenza del genere”, sono le parole nella lettera di Vasco Rossi a Cesare Cremonini per Vanity Fair.

Si parla dell’impossibilità di tenere concerti e del divieto di abbracciarsi, della necessità di vivere a distanza

Se non sono un sopravvissuto io… io sono un… Super Vissuto! (…e sono proprio curioso di vedere come andrà a finire)“, conclude Vasco che si racconta a cuore a aperto.
La sopravvivenza alla quale fa riferimento non è solo quella alla pandemia mondiale ma anche quella alla sua città Natale, Zocca, di una noia mortale! La sua valvola di sfogo è stata Punto Radio, una delle prime radio italiane libere.

“Sono sopravvissuto agli anni ’70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua e Potere Operaio”, prosegue il Blasco nel raccontare una carrellata di eventi storici fondamentali nella sua vita. Nei confronti di tutto questo, si poneva con ottimismo e spirito di adattamento: provava semplicemente a migliorare se stesso. “Ero un vulcano di idee in fase di esplosione”, ricorda.

“Sono poi sopravvissuto agli anni ’80, gli anni «da bere» e dell’edonismo”, sottolinea. Ha superato anche il decennio successivo, quando pensò di avere un figlio nel mezzo della carriera. Gli anni 2000 sono invece sono quelli del millenium bug e dei primi amici che lasciavano questa vita. Ricorda alti e bassi, periodi bui e depressione ma ha superato anche quello.

“Ho affrontato gli anni ’10. E anche lì, sono andato avanti sempre scrivendo canzoni «oneste e sincere», con la stessa coerenza, non per vendere o compiacere, ma per provocare”. Tra i ricordi di Vasco anche l’essere sopravvissuto a tre malattie mortali: è stato in coma tre o quattro volte ma si è ripreso sempre.

Sempre alla ricerca di un senso, sempre un po’ scomodo e pieno di domande alle quali devo ancora trovare risposte, tra «vivere o niente» le mie scelte le ho fatte e sono riuscito ad arrivare fino a qui, fino al 2020, quando è scoppiata questa catastrofe mondiale che si chiama Covid. Ecco, io penso che sopravvivrò anche a questo… O forse, però, sai cosa c’è? C’è che morirò di noia per il lockdown…”.