Cosa raccontano i costumi ne La Regina degli Scacchi, dall’isolamento al superamento di ossessioni e paure

La costumista della serie svela gli affascinanti significati simbolici degli abiti indossati da Beth nel suo percorso verso la vittoria finale

Beth e Alma ne La Regina degli Scacchi su Netflix

[Phil Bray, Netflix]


INTERAZIONI: 4

L’amore dimostrato dal pubblico e dalla critica per La Regina degli Scacchi è legato al racconto di una storia accattivante, alla presenza di una straordinaria protagonista e al suo esistere in un mondo riprodotto con cura in ogni dettaglio. Il guardaroba, in questo senso, è un’estensione della personalità di Beth e l’istantanea di contesti storici in continuo mutamento. Gabriele Binder, costumista della serie, ne ha decifrato i significati fondamentali in una recente intervista a Vogue. Il mio ruolo è sempre quello di riconnettere la storia agli abiti e il brief iniziale, naturalmente, è la sceneggiatura. Mi sono innamorata subito [de La Regina degli Scacchi] perché è ricca di ispirazioni. [Anya Taylor-Joy] è magica. Se le piace davvero un abito e pensa che sia quello giusto al momento giusto, sa farne qualcosa di enorme. Si connette immediatamente ai vestiti che indossa, ha spiegato prima di passare in rassegna alcuni dei costumi più iconici della serie e svelarne il significato in relazione alla fase storica.

Il primo momento a tornarle in mente è quello in cui Beth, da poco immersa nella quotidianità al di fuori dell’orfanotrofio, visita per la prima volta un grande magazzino insieme alla madre adottiva. Si tratta di uno dei suoi primi contatti con un mondo rispetto al quale si è sempre sentita estranea, e da cui si è vista rifiutata per la sua impossibilità di conformarsi alle norme. Ed è proprio il suo abbigliamento la prima nota stonata nel contatto con le coetanee a scuola. Quando Beth è a scuola sente che le altre ragazze sono molto diverse da lei, al punto da convincerla che è impossibile sentirsi parte del gruppo. È in questa fase che cerca ovunque qualcosa (e qualcuno) a cui sentirsi vicina, e non trovando una persona reale si sente in sintonia con l’abito sul manichino [nel grande magazzino], ha spiegato.

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Per Binder i vestiti devono sempre riflettere lo stato interiore di un personaggio, e per questo ha scelto di far indossare più volte a Beth dei capi con motivi a scacchi, capaci di riprodurre la natura stessa del gioco, un susseguirsi di mosse dal potenziale decisivo in vista della vittoria finale. Allo stesso modo, il trascorrere degli anni porta a un’evoluzione nel rapporto di Beth con la moda, di cui diventa attenta osservatrice e che impara a riprodurre definendo anno dopo anno uno stile personale in costante evoluzione.

Per i look relativi agli anni ’50 ho pensato a Jean Seberg: come Beth Harmon, anche lei era un’outsider. Per gli stili del periodo a New York ho tenuto a mente Edie Sedgwick. Anche negli episodi successivi ho incorporato vari riferimenti che trasmettessero l’idea di un’outsider, una persona interessante che va per la sua strada, ha spiegato ancora. Allo stesso modo ho immaginato che Benny Watts [interpretato da Thomas Brodie-Sangster] potesse essere collegato alla Factory di Andy Warhol, e a parte della scena musicale e artistica del periodo. [Benny] è diversissimo da chiunque altro. Non è il classico “nerd degli scacchi”, e come Beth è un outsider. Penso che fossero una coppia fantastica.

L’evolversi dello stile di Beth è stato il riflesso di un percorso di crescita sfrenato e ossessivo, che dietro la ricercatezza esteriore ha nascosto l’avvicinarsi della protagonista al punto di non ritorno. Il progredire lento e costante verso la vittoria finale si è manifestato in modo altrettanto evidente nelle scelte fatte da Binder per il guardaroba di Beth al torneo di Mosca. Si è visto ad esempio il cappotto a scacchi – il segno visivo di una decisione forte con un riferimento agli scacchi – e soprattutto l’abito grigio che la ragazza indossa nel momento della vittoria, scelto per chiudere il cerchio della sua storia personale.

Nel primo episodio Beth indossa un abito grigio che la madre ha fatto per lei e in cui ha teneramente cucito il suo nome. Il colore di quest’abito trasmette a Beth un senso di “casa”. Volevamo creare un momento in cui potesse tornare “a casa” un’ultima volta, e per questo indossa un abito dello stesso colore durante il torneo di Mosca, e in particolare nel momento in cui vince. Volevamo usare questo colore per mostrare che finalmente aveva fiducia in sé e che la madre era con lei. In quell’istante non aveva paura dell’uomo che aveva davanti, e di cui aveva avuto tanto timore fino a quel momento. All’inizio [della serie] il grigio la rendeva molto fragile, ma alla fine è diventato un segno della sua forza, il simbolo di un ritorno a casa. [Nell’ultima scena] indossa cappotto, pantaloni, scarpe e cappello bianco per trasmettere l’idea che a quel punto è ormai la regina della scacchiera, e la scacchiera è il mondo stesso, è stato l’affascinante affresco dipinto da Binder.