Quando arriva la morte, Leonard Cohen è già pronto. Lo ha messo nero su bianco in una delle sue ultime cartucce d’arte. Il 7 novembre 2016 il poeta di Hallelujah si spegne dopo una caduta nella sua residenza di Los Angeles, ma la notizia prende tempo e viene fuori il giorno 10, tre giorni dopo la tragedia.
Pochi mesi prima si è spenta Marianne, quella di So Long Marianne alla quale riesce a recapitare un’ultima frase d’amore che si conclude con un profetico “ci vediamo lungo la strada”. Tutto in tempo e tutto perfetto. Prima di partire per l’infinito Leonard Cohen ha già consegnato il suo ultimo disco. You Want It Darker esce il 21 ottobre 2016, poche settimane prima della sua scomparsa e si apre con una lettera aperta al Signore.
Un Signore forse ideologico, forse simbolico o forse proprio Lui, lo stesso che viene messo in discussione nella già citata Hallelujah: “Maybe there’s a God above“ che ancora oggi è uno degli esempi più alti della musica fatta dall’uomo e delle parole scritte da un essere vivente.
La prima traccia di You Want It Darker è la title track, che contiene quella frase: “I’m ready my Lord/Sono pronto, mio Signore“, quasi come se Leonard Cohen non concedesse a Dio il potere di prenderlo con sé. Decide lui, il poeta, quando Dio potrà accoglierlo dall’altra parte per intrattenere le anime con la sua eleganza e la sua sensibilità. Il Signore, prima di chiamarlo a sé, dovrà chiedergli udienza.
Questo, in sostanza, è l’ultimo spettacolo della morte di Leonard Cohen. You Want It Darker è il suo testamento, una licenza che Cohen si concede per raccontare anche i suoi ultimi attimi di vita e consegnarli all’eternità dell’arte. Lo stesso Cohen si concede di contraddirsi, raccontando nell’ultima intervista a Vanity Fair che in realtà vorrebbe vivere in eterno, che con quel verso ha esagerato.