Luca Guadagnino anticipa i piani per We Are Who We Are 2 in attesa del rinnovo ufficiale

La seconda stagione di We Are Who We Are potrebbe essere più di una semplice ipotesi, ma i tempi di produzione si prospettano molto lunghi

Fraser e Caitlin in We Are Who We Are

[Sky/HBO, YouTube]


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Il primo progetto televisivo di Luca Guadagnino si è appena concluso con il diffondersi trionfale di un messaggio di apertura alle complicazioni, alla vita come flusso ininterrotto e rifiuto di definizioni castranti. La vita è così, e l’idea di essere intrappolati in un modo di essere o in una parola detta è alquanto primordiale ed elementare, ha osservato il regista nel corso di una recente intervista a IndieWire. Il colloquio con la testata ha offerto l’occasione di fare il punto su We Are Who We Are 2, cui sembra mancare soltanto il rinnovo ufficiale da parte di Sky e HBO.

Io e miei fantastici autori [Sean Conway, Paolo Giordano e Francesca Manieri] abbiamo già scritto una bibbia per la seconda stagione, ma è tutto da vedere. L’abbiamo fatto perché eravamo in lockdown e non volevamo perdere tempo. Durante il lockdown facevamo delle videochiamate su Zoom, ci siamo messi a pensare ai personaggi e abbiamo buttato giù qualcosa [per la seconda stagione]. Vedremo. Sono curioso di vedere come [We Are Who We Are] sarà accolta. È un progetto a me molto caro […] quindi se HBO e Sky saranno d’accordo a far riunire quel grande cast e quei grandi personaggi, io ci sarò, ha detto.

Resta però molto complicato prevedere i possibili tempi di produzione per un’eventuale We Are Who We Are 2. L’agenda di Guadagnino è infatti ricca di impegni ai quali dare la priorità, dalla regia dell’adattamento cinematografico di Scotty and the Secret History of Hollywood a quello de Il Signore delle Mosche. Senza dimenticare il seguito di Chiamami col Tuo Nome, un progetto ipotetico di cui il regista avrebbe dovuto gettare le basi nei primi mesi dell’anno e che invece è stato congelato a causa della pandemia.

Chiamami Col Tuo Nome
  • Attributi: DVD, Drammatico
  • Armie Hammer, Timothèe Chalamet, Michael Stuhlbarg (Actors)

Dover aspettare ancora a lungo un’eventuale We Are Who We Are 2 potrebbe non essere un male, dopotutto. Per Luca Guadagnino, infatti, mantenere una certa distanza temporale dagli eventi osservati aiuta ad ancorare la narrazione alla realtà e a creare parallelismi tra fatti realmente accaduti ed eventi tracciati nella serie. È nel corso della stessa intervista a IndieWire che il regista approfondisce questa convinzione, legandola alle vicende politiche che, seppur in tempi diversi, hanno plasmato i destini dell’Italia e degli Stati Uniti.

La vittoria elettorale di Trump nel 2016 fa da sfondo agli eventi del settimo episodio di We Are Who We Are, non solo osservazione dell’impatto di una tragedia sulla sfera personale dei protagonisti, ma più in generale dell’elezione di quel presidente su una generazione alle prese con la fase di crescita più complicata della vita. E non deve stupire che uno tra i momenti più divisivi nella storia recente degli Stati Uniti sia finito al centro di una sua produzione televisiva. Avevo scommesso sulla vittoria di Trump, ha commentato, spiegando poi come il passato dell’Italia avesse dato indicazioni sul futuro degli Stati Uniti.

Quel che sto per dire potrebbe essere controverso, ma quando Silvio Berlusconi ha preso la decisione di candidarsi come primo ministro ed è stato eletto, non si è vista la solita sfida tra giusto e sbagliato nel contesto della politica italiana. Si è trattato piuttosto di una […] perversione dell’immaginario e del senso dell’etica dell’Italia nel suo complesso, ha argomentato. La minacciosa presenza di Trump in We Are Who We Are riecheggia dunque quella di Berlusconi in Italia, il quale a distanza di anni continua ad avvelenare il pozzo del benessere italiano.

[Allo stesso modo] quando l’America ha accolto una persona come Trump, che non è in grado di ricoprire il ruolo [di presidente] e gode nel creare una polarizzazione folle e molto pericolosa, ha iniziato ad avvelenare il pozzo dell’America. […] Sta letteralmente avvelenando l’intera America, ha concluso, lasciando intendere come la sua critica non sia rivolta al Trump uomo, quanto piuttosto al Trump diffusore di visioni troppo semplicistiche della vita. Le crudeli politiche di Trump cullano l’idea di una semplificazione della realtà in cui esistono soltanto giusto e sbagliato. Ma sono le sfumature a rendere la vita reale. Se osservo la tua immagine, vedo una scala di gradazioni, di ombre. È questo che vedo, non una cosa oppure l’altra. Quella è un’illustrazione, e la realtà non può funzionare come un’illustrazione.

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