L’addio del cast di Suburra 3 alla serie, Alessandro Borghi: “L’ultimo giorno di set ci siamo commossi”

Il cast saluta la serie alla vigilia del debutto di Suburra 3: "Sul set ci siamo commossi"


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Il prossimo 30 ottobre Netflix dirà addio alla sua prima serie originale italiana: Suburra 3 chiude la saga del crime thriller italiano prodotto da Cattleya e Bartlebyfilm, nata come prequel dell’omonimo film e diventata un successo internazionale.

L’ultimo capitolo chiude il cerchio della trilogia col focus sul crimine: l’intento di Suburra è sempre stato raccontare la spartizione del potere nella capitale tra Chiesa, Stato e criminalità più o meno organizzata, e dopo la prima stagione incentrata sugli scandali in Vaticano e la seconda sulle elezioni in Campidoglio ora è il momento della lotta senza quartiere tra i boss della città, nel quadro del grande evento religioso ma soprattutto economico rappresentato dal Giubileo del 2015.

Il cast della serie, in conferenza stampa alla vigilia del debutto di Suburra 3, ha sottolineato quanto sia doloroso dire addio ad una serie che per alcuni di loro rappresenta un progetto iniziato sei anni fa, col film, e ora arrivato alla fine dopo tre stagioni osannate da pubblico e critica.

L’incontro virtuale con la stampa non poteva non iniziare dall’addio alla serie e dai sentimenti che questa fine porta con sé. E tutti, dagli attori al regista di questa terza stagione Arnaldo Catinari, sono concordi nell’affermare che è nata una famiglia sul set di Suburra – La Serie, che solo per questa stagione ha impiegato attori e maestranze per quasi di 3 mesi, in oltre 60 location tra Roma centro e periferie.

Alessandro Borghi (Aureliano Adami)

La fine di Suburra 3 si porta via le cose materiali, i set, le macchine da presa, ma ti lascia la cosa più bella che sono i legami con le persone, molte delle quali vedo qui davanti a me: sono persone che hanno forgiato la mia vita professionale e anche privata. Dal film a Suburra 3 sono cambiate molte cose ed è bella la consapevolezza di aver fatto molta strada in pochi anni.

Giacomo Ferrara (Spadino)

Restano i rapporti umani: si è creata una grade famiglia non solo tra noi ma anche coi tecnici dietro la macchina da presa, che ci hanno seguito per 3 stagioni. Spadino è un personaggio al quale sono affezionato, abbiamo camminato insieme sei anni dal film fino a Suburra 3, c’è tanta emozione nel salutare questa serie che resta per me un pezzo di cuore.

Filippo Nigro (Amedeo Cinaglia)

La parte egoistica dell’attore avrebbe voluto proseguire. Anche perché Cinaglia è un pozzo senza fondo di sfumature in cui scavare nell’animo umano, ma con Suburra 3 si chiude un ciclo e un racconto. Però se ci dovessero ripensare io sarei disponibile per una prosecuzione.

Carlotta Antonelli (Angelica)

Per me è stato un lungo percorso iniziato con paura e insicurezza per interpretare un personaggio entrato a gamba tesa nella serie, è stato faticoso tenere il ritmo per tre anni, ma scoprire una cultura totalmente sconosciuta mi ha arricchito. Tre anni sono tanti, intensi, difficili e mettere in scena una storia così dissacrante è stata dura. Ho iniziato questo percorso come moglie di Spadino e lo concludo come Angelica. Come tutte le cose belle anche Suburra 3 finisce, ma mi lascia molta forza e ricchezza che prima non avevo e anche tutte queste persone che sono qui con me.

Federica Sabatini (Nadia)

Sono riuscita ad entrare in una troupe piena di entusiasmo per il proprio lavoro, in una seconda stagione già collaudata, mi hanno fatto sentire accolta da subito e questo ha aiutato. Anch’io ho iniziato con tantissima paura, sentivo il senso di responsabilità, perché Suburra è la mia esperienza più importante, volevo alzare l’asticella per essere all’altezza, spero di aver contribuito al lavoro degli altri tanto quanto gli altri hanno contribuito al mio.

Adamo Dionisi (Manfredi Anacleti)

Sono uno dalla lacrima facile. Suburra e Manfredi mi hanno dato tutto, mi manca la famiglia della serie. Ho imparato molto da loro perché sono giovani e poi da una squadra di professionisti. Per me è una rottura emotiva fortissima.

Arnaldo Catinari (regista)

Sono in un grande frullatore si emozioni, mi rendo conto dell’amore che abbiamo messo tutti in questo progetto. Io sono stato direttore della fotografia e poi è venuta la proposta inattesa perché affrontassi Suburra 3 come regista. Ho lavorato con amici e attori che per me sono tutti da Oscar.

Gina Gardini di Cattleya ha aggiunto che la serie nata come adattamento del film Suburra è stata fedele all’anima del racconto originale, ma partendo come un prequel ha ribaltato il modo in cui personaggi hanno creato le dinamiche che hanno portato a quell’apocalisse di eventi. In comune hanno il grande tema della triade del potere romano: essendo prevista con un arco di tre stagioni, la serie è stata divisa puntando l’attenzione sul racconto dei mondi interconnessi tra loro, ognuno al centro di una stagione: “Il finale di Suburra 3 era previsto sin dal principio“.

Alessandro Borghi è apparso nel ruolo di Aureliano anche nel film di Stefano Sollima, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo che firmano lo story editing della serie. Il ruolo di Aureliano è arrivato in un momento di svolta della sua carriera e ha contribuito alla sua affermazione come uno dei migliori interpreti della sua generazione. L’attore ha ricordato come questo thriller sull’intreccio stato-chiesa-mafia sia un grande trattato sull’idea del potere.

Rispetto al film siamo andati indietro per poi ricominciare ad andare avanti, è stato un excursus emotivo sull’idea della gestione del potere. Se penso al ragazzo biondo della prima stagione, oggi è una persona che ha trovato il suo posto. Questa terza stagione ha avuto un sapore particolare per una serie di motivi: abbiamo raccontato i personaggi nel profondo, Arnaldo ci ha seguito per tutto l’arco della serie e sapeva benissimo su cosa spingere nel corso dei 6 episodi della stagione.

Per Borghi l’addio a Suburra 3 è stato carico di emozioni, fino alla commozione per la fine dell’esperienza.

L’ultimo giorno di set è stato molto triste, ci siamo molto commossi, c’erano tutti coloro che hanno fatto parte della produzione sin dall’inizio, ci siamo lasciati con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello.

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