Le voci ritornano: in vendita parte di Honor? Possibile trattativa

Non si placano le voci di una possibile trattativa di Huawei per la vendita di una parte di Honor

Honor

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Honor continuerà ad essere di proprietà di Huawei? La risposta a questa domanda non è ancora molto chiara, visto che le indiscrezioni che si susseguono ogni giorno appaiono fortemente in contrasto l’una con l’altra. L’ultima che vi avevamo riportato faceva riferimento ad una smentita da parte di un portavoce del produttore cinese della presunta vendita di Honor, cui oggi ne segue un’altra che va nella direzione opposta.

Come riportato da ‘Reuters‘, Huawei potrebbe vendere una parte del suo sub-brand, che ricordiamo operare indipendentemente dalla casa madre a partire dal 2013, per poter incassare degli introiti vista la penalizzazione scaturita dal ban USA. Le trattative sarebbero in corso con Digital China Group, che è anche tra i maggiori distributori dei dispositivi Honor, come pure con TCL e Xiaomi (parliamo al condizionale in quanto l’indiscrezione non è stato affatto confermata da Huawei). Il report rivela di una cessione parziale di Honor, precisando che la casa madre potrebbe decidere di vendere il brand insieme alle varie attività del reparto di ricerca e sviluppo, oltre che di gestione della filiale dei fornitori. Un accordo che, qualora andasse veramente in porto, permetterebbe a Huawei di guadagnare fino ad un massimo di 25 miliardi di yuan, pari a circa 3,1 miliardi di euro, pur potendosi concludere anche ad importi inferiori (il minimo che si ipotizza ammonta a 15 miliardi di yuan).

La vendita avrebbe effetti positivi su Honor, che, svincolandosi da Huawei, potrebbe acquistare componenti liberamente, non essendo più soggetta al ban USA (sempre che il governo americano non decida di inserire anch’essa nella lista nera). Huawei, dal canto suo, conterebbe su una certa liquidità, da poter poi reinvestire sulla progettazione e sulla vendita dei propri prodotti, che continuano a riscuotere un certo successo, soprattutto nel mercato interno. Ribadiamo che tutta la questione non è da prendere con le pinze, e che non è stata in alcun modo nemmeno commentata dalle parti in causa.