2020 dei Bon Jovi è un’istantanea del mondo di oggi, dal Black Lives Matter al II emendamento (recensione)

Nell'album 2020 i Bon Jovi fanno il punto della situazione del mondo, dalla morte di George Floyd alla guerra. Ecco la recensione

2020 dei bon jovi

INTERAZIONI: 5

Prima di ascoltare 2020 dei Bon Jovi dobbiamo accettare che non troveremo i riff graffianti di You Give Love A Bad Name né le esplosioni di It’s My Life.

Il frontman offre una serie di simboli già nell’artwork del disco: la bandiera americana riflessa negli occhiali, un palazzo di giustizia alle spalle, l’aria turbata. Un chiaro omaggio allo scatto di Michael Ochs che immortalò John Fitzgerald Kennedy nel 1962.

“L’ispirazione per la copertina di Bon Jovi 2020 è una foto di John F. Kennedy scattata da Michael Ochs nell’agosto del 1962. Rappresenta il Presidente che riflette sia letteralmente sia in senso figurato di fronte a una folla in California. Ho visto questa foto e mi sono sempre chiesto a cosa pensava il Presidente in quei momenti. Dato che ci sono tante canzoni “socialmente consapevoli” nel nuovo album e ho tanta ammirazione per questa foto di JFK, ho chiesto al fotografo Clay McBride di rievocarla come copertina di Bon Jovi 2020”.

Così, il viaggio in 2020 dei Bon Jovi decolla con Limitless, un’intro celebrativa che vira verso un rock sostenuto. “Senza limiti” è il desiderio di fuggire dalla routine di un mondo costellato di piccole prigioni personali, ma che in Do What You Can trova la motivazione per fare un passo in avanti, tra scale maggiori e serotonina.

Ci si ferma con American Reckoning, ballata intensa che nasconde il grido soffocato di George Floyd. Si riparte con Beautiful Drug, un inno verace all’amore che atterra sul morbido con Story Of Love: Bon Jovi sa tradurre il sentimento in musica, come sempre. Lo fa con 6/8 di chitarre acustiche.

Nella trilogia Let It Rain, Blood In The Water e Brothers In Arms raccogliamo l’appello di Bon Jovi a qualunque forza per guarirci dall’orrore di cui siamo artefici (guerra, razzismo, egoismo): rock, ballata e di nuovo rock, tre episodi che maturano in successione interrotti “solamente” da Lower The Flag in cui Bon Jovi spara dritto contro il II emendamento: “Nessuno vuole vivere in ginocchio” per riepilogare la catastrofe del commercio delle armi.

Unbroken è il finale che meritiamo: sono intense, e tanto, le parole che Bon Jovi affida a un soldato che ci racconta la guerra. 2020 dei Bon Jovi è un salmodiare incorrotto, maturo e necessario per fermare nel tempo un anno tragico, ma che può finire se sotterriamo per sempre l’ascia di guerra, specie nei conflitti con noi stessi.