Quando David Gilmour ricorda Atom Heart Mother dei Pink Floyd liquida il disco come “una porcheria”, ancora insoddisfatto del risultato. Di fatto il “disco della mucca” è il risultato di un grande fermento all’interno della band e assimilarne le peculiarità dopo i fasti di Ummagumma (1969) non fu semplice, nemmeno per la EMI. In quegli uffici, ancora, echeggia un grido: “Vuoi rovinare questa etichetta?” rivolto al grafico Storm Thorgerson che aveva creato una copertina “semplice e immediata” su richiesta della stessa band.
- Atom
- Pink
Il post-Barrett si faceva sentire: le influenze blues erano definitivamente svanite e ora i Pink Floyd presentavano un disco che si apriva con una suite. Nata sul palco, la title-track Atom Heart Mother fu vestita d’onore con il lavoro del compositore Ron Geesin, che impreziosì il componimento che all’inizio si chiamava The Amazin Pudding con ottoni, cori epici e violoncelli. L’intero lato A del disco era occupato da Atom Heart Mother, un titolo che arrivò per puro caso mentre Roger Waters sfogliava il giornale: il titolo “Atom Heart Mother Named” che presentava la notizia di una donna con pace-maker rimasta incinta divenne il nome del disco e della suite.
Atom Heart Mother dei Pink Floyd, oggi, suona come una messa alla prova: dopo il disco la band virò verso il progressive e prima della sterzata si divise i ruoli: Roger Waters scrisse If, bellissima ballata folk, Richard Wright firmò Summer Of ’68 sfoderando tutta l’abilità al pianoforte e David Gilmour scrisse Fat Old Sun. Tutti insieme, alla fine, lavorarono su Alan’s Psychedelic Breakfast uno strumentale costruito sui rumori di una colazione di uno dei roadie del gruppo.
Atom Heart Mother è oggi il disco della quadrifonia, ma anche l’album più demolito dalla critica (Rolling Stone lo definì “insipido”), schifato anche da Waters, ma tutto fu perdonato con Meddle (1971), il disco di Echoes.