Lena Dunham racconta il Covid-19 da malata cronica: “Ero come una macchina con i cavi a casaccio”

Dopo Bryan Cranston è Lena Dunham a spingere all'uso della mascherina, condividendo alcuni dei momenti più difficili legati alla sua esperienza con il Coronavirus

Lena Dunham racconta il suo Coronavirus da malata cronica

[Lena Dunham, Instagram]


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Lena Dunham, nota ai più come creatrice e principale interprete della serie tv Girls – nonché come autrice della controversa autobiografia Non Sono Quel Tipo di Ragazza –, condivide da tempo alcune delle esperienze più dolorose legate al suo stato di salute, e in particolare alle difficoltà della vita vissuta con le limitazioni di signficative patologie croniche. Nel 2018 ha illustrato a Vogue il lungo e doloroso percorso verso l’isterectomia completa come unica soluzione alle indicibili sofferenze dell’endometriosi, mentre alcuni mesi fa ha motivato su Instagram alcune impietose foto scattate dai paparazzi con la diagnosi della sindrome di Ehlers-Danlos, di cui hanno affermato di soffrire sia l’attrice Jameela Jamil che la cantante Sia.

Questa volta Lena Dunham è passata invece a raccontare la propria esperienza con il Covid-19 in quanto malata cronica, non solo per condividere le difficoltà del caso ma anche per offrire la propria testimonianza sull’importanza dell’uso della mascherina, un po’ come si è già visto fare solo pochi giorni fa all’attore Bryan Cranston:

Condivido con riluttanza questa esperienza, dopo averla scritta e riscritta ansiosamente. Non voglio aggiungere senza motivo la mia voce a uno scenario già molto rumoroso su una questione così complessa, dato che un numero inimmaginabile di persone ha perso la vita a causa del Covid-19, qualcosa di cui solo a gennaio non conoscevamo neppure il nome. Ma vista la noncuranza con cui così tante persone negli Stati Uniti trattano il distanziamento sociale […] mi sento chiamata a essere onesta sull’impatto che questo virus ha avuto su di me, nella speranza che le storie personali ci permettano di vedere l’umanità di situazioni che altrimenti potrebbero sembrare astratte.

Il fatto è che il Coronavirus uccide la gente, lo sappiamo, ma altera anche i corpi e le esperienze vissute di tante persone che ne sono state colpite, in modi che non avrebbero lontanamente potuto immaginare. Da un certo, strano punto di vista mi sento fortunata ad aver vissuto questa esperienza da persona “malata”; altrimenti non so come avrei tollerato il passaggio dalla salute alla malattia. In questo periodo molte persone lo gestiscono con compostezza, ma la cosa peggiore è che devono farlo da sole.

Ho preso il Covid-19 a metà marzo. È iniziato con dei dolori alle articolazioni, che non riuscivo a distinguere da quelli che sento in genere, quindi non mi sono lasciata prendere dal panico. Ma presto è arrivata una fatica impossibile, devastante. Poi la febbre a 39°. All’improvviso il mio corpo si è semplicemente… ribellato. Mi bruciavano i nervi nei piedi e sembrava che i muscoli non volessero fare il loro lavoro. Mi si addormentavano le mani, non riuscivo a sopportare i rumori forti. Non riuscivo a dormire ma neppure a svegliarmi. Ho perso il senso del gusto e dell’olfatto. Mi è venuta la tosse secca […], non riuscivo a respirare neppure dopo aver fatto una cosa semplice come bere un bicchier d’acqua. […] Mi sentivo come una macchina complessa alla quale i cavi fossero stati scollegati e ricollegati a casaccio.

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Non sono quel tipo di ragazza
  • Dunham, Lena (Author)

Il racconto prosegue con una riflessione sul suo accesso privilegiato alle risorse di una sanità elitaria, in un paese in cui sono proprio gli squilibri in materia sanitaria a rendere ancora più pericoloso il decorso dell’infezione da Coronavirus. Ed è nella consapevolezza di queste profonde ingiustizie che, secondo Lena Dunham, deve concretizzarsi il desiderio di ognuno di proteggere sé e gli altri indossando una mascherina:

[Il Covid-19] non è come passare l’influenza a un collega. […] È il più grande problema del paese, e anzi del mondo, in questo momento. Quando prendete le giuste precauzioni per proteggere voi stessi e chi vi sta vicino gli risparmiate un mondo di dolore. Gli risparmiate un percorso che nessuno merita di intraprendere, con un milione di sbocchi che ancora non comprendiamo, e un milione di persone con risorse diverse e diversi livelli di supporto che non sono pronti a farsi sommergere da questo tsunami. È di cruciale importanza essere assennati e compassionevoli, in questo momento… perché non abbiamo davvero altra scelta.