Shalpy lascia la musica e se la prende con alcuni degli artisti italiani più celebri, colpevoli di non si sa bene quale crimine discografico.
58 anni appena compiuti, Shalpy lascia la musica con un post su Facebook. “Dopo un periodo di grande travaglio dovuto a numerose cause ho finalmente preso la decisione di ritirarmi dalla musica alla fine del 2020”, scrive sui social.
Giovanni Scialpi si ritira e aggiunge: “Ho deciso di smettere, perché non riesco più ad andare avanti”.
Noto negli anni ’80, Shalpy non si sentiva da un po’ in radio. Intervistato dal Messaggero, per raccontare il suo ennesimo ritiro dal mondo musicale – che stavolta pare essere definitivo – Shalpy tira in ballo alcuni degli artisti italiani più apprezzati del momento.
Laura Pausini, Tiziano Ferro e Fiorella Mannoia avrebbero parte delle colpe. Questa “gentaccia”, così la definisce Scialpi, ha un collegamento non meglio chiarito con il suo malessere dovuto, principalmente, a motivi di salute.
Ha un pacemaker e negli ultimi anni ha dovuto affrontare anche la fine del suo matrimonio, soffre di problemi cardiaci ed è stato costretto a confrontarsi con una situazione non semplice sul campo degli affetti.
Scialpi però nomina Laura Pausini, Fiorella Mannoia e Tiziano Ferro e dice: “Ma non ho voluto fare proclami come fanno le varie Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Tiziano Ferro”.
“Gentaccia” che non si fa sfuggire un’occasione “per poter mostrare il proprio ego”, colpevoli di avere le giuste conoscenze per restare a galla. Lui che non le ha è invece fuori dai giochi. Forse Shalpy non lo sa ma il sistema musicale e discografico mondiale, non solo quello italiano, è cambiato e tanti artisti – emergenti e non – hanno ottenuto nuove possibilità nel settore solo ed esclusivamente grazie alla canzone giusta apprezzata dai fan attraverso gli ascolti su Spotify e l’ingresso nelle relative classifiche.
“Se non fai parte del giro giusto, non hai accesso a canali come il Festival di Sanremo, ‘Amici’, programmi tv di successo, prime serate”, continua Scialpi ignaro del fatto che per entrare nel giro giusto si debba anche provvedere a proporre materiale giusto.
Si produce da solo, “e non guadagna una lira”.