La tecnologia di Google anti Covid-19 sui Huawei P30 ed altri device

Su Huawei P30 ed altri device potrebbe arrivare la tecnologia Covid-19 di Google

Huawei P30

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Google e Apple stanno lavorando insieme per mettere a punto un sistema tecnologico per dispositivi iOS e Android che possa tenere traccia dei contatti Covid-19, ed a cui si era in precedenza ipotizzato gli smartphone Huawei non avrebbero avuto accesso (per tutto quello che sappiamo essere successo in relazione al ban USA).

Stando a quanto raccontato a ‘techradar.com‘ da alcune fonti ufficiali, anche Huawei porterà questa tecnologia sui suoi dispositivi lanciati prima di maggio 2019. Questo significa che i Huawei P30, la serie dei Mate 20 ed altri telefoni Huawei e Honor lanciati con i servizi Google riceveranno la tecnologia da parte di Big G. Tuttavia, i dispositivi successivi al lancio dei Mate 30 non si aggiungeranno a questa coda. Google e Apple hanno deciso di sviluppare il sistema di tracciamento dei contatti con Covid-19 in modo congiunto, per consentire l’uso della tecnologia Bluetooth ed aiutare i governi e le agenzie sanitarie a ridurre la diffusione dei contagi da Coronavirus (che negli USA ha già causato più di 50 mila vittime, con i decessi che continuano a crescere in maniera esponenziale ogni giorno).

Per prima cosa, nel mese di maggio entrambe le società rilasceranno le API che permetteranno l’interoperabilità tra dispositivi iOS e Android utilizzando le applicazioni ed i servizi delle autorità sanitarie pubbliche. Queste app ufficiali saranno disponibili al download nei rispettivi store di riferimento. In secondo luogo, ovvero nei prossimi mesi, Apple e Google lavoreranno per permettere una più estesa piattaforma di tracciamento dei contatti basata sulla tecnologia Bluetooth, per poi raggiungere a tappeto gli utenti interessati. Il ban USA sta continuando a condizionare la sinergia lavorativa che c’era tra Google e Huawei, tanto più che le restrizioni imposte dalle forze governative americano potrebbero presto anche inasprirsi ulteriormente, negando all’OEM cinese la possibilità di lavorare con le fonderie per la produzione di microchip, come nel caso di TSMC.