Recensione Resident Evil Resistance, paura di gruppo con il multiplayer di RE3 Remake

Capcom affianca al suo ultimo remake horror un'esperienza multiplayer asimmetrica. E in cui impersonare il cattivo sa regalare diverse soddisfazioni "orrorifiche"

La recensione di Resident Evil Resistance

INTERAZIONI: 45

Quando Capcom annunciò al mondo il suo Resident Evil Resistance non tutti i fan della leggendaria saga survival horror accolsero la cosa di buon grado. Ammaliati dal riuscitissimo remake del secondo capitolo, i cultori di Raccoon City si sarebbero aspettati tutto tranne che una nuova incursione multiplayer del franchise zombesco, per altro con meccaniche così peculiari come quelle sfoggiate dal titolo realizzato dai ragazzi di NeoBards Entertainment. Solo in seguito il colosso di Osaka ha “corretto il tiro”, andando ad alzare il sipario su Resident Evil 3 Remake, rifacimento della terza incursione regolare di Biohazard, uscito originariamente nel 1999, e qualificando Project Resistance come modalità multiplayer gratuita del gioco, così da rappresentare una gradita aggiunta per appassionati vecchi e nuovi.

E se è vero che la fuga di Jill Valentine e Carlos Oliveira dal Nemesis e dalle altre mostruosità nate nei laboratori della Umbrella Corporation è riuscita a farsi apprezzare – già letta la nostra recensione? -, ora è proprio Resistance a passare sotto la nostra lente di ingrandimento. Dopo esserci dedicati a molte ore di azione e terrore in compagnia, andiamo infatti a mettere nero su bianco le nostre impressioni di questo “esperimento” online di Capcom, per altro proprio nel giorno in cui la bella e letale Jill è entrata di diritto tra i personaggi selezionabili, andando a dare man forte agli altri sopravvissuti nella loro strenua lotta tra la vita e la morte.

L’asimmetria del terrore

Partiamo dalle basi. Collocato temporalmente in un periodo non canonico della serie, Resident Evil Resistance si propone come un titolo che fa del multigiocatore il suo fulcro. Quattro giocatori sono chiamati a vestire i panni di altrettanti temerari Sopravvissuti, vere e proprie cavie di un sadico Mastermind, desideroso di scalare le gerarchie della Umbrella e impersonato da un quinto utente. In quatto diverse location – che a loro volta contengono tre aree distinte e separate -, si andrà allora a combattere una guerra contro il tempo e contro il morso famelico dei non morti, con l’aguzzino della compagnia farmaceutica a dover impedire l’avanzata degli eroi con ogni mezzo possibile. Dalle trappole agli enigmi, passando pure al controllo diretto delle creature B.O.W., il Mastermind ha a disposizione diversi strumenti di morte per raggiungere i suoi diabolici scopi. E strappare così la vittoria ai suoi avversari, mentre ne osserva i movimenti grazie ad sistema di telecamere, in una sorta di Big Brother in cui l’eliminazione ha il prezzo di una vita (virtuale).

Se le mappe, di certo varie dal punto di vista estetico, offrono un sistema di progressione sostanzialmente identico e obiettivi che non si differenziano in base al tema della location, lo stesso fortunatamente non può dirsi dei personaggi selezionabili. Nonostante rispecchino dei veri e proprio cliché, i sei sopravvissuti disponibili offrono una varietà piuttosto gradita, con abilità differenti legate ai propri talenti: Samuel, ad esempio, è il classico ragazzo tutto muscoli appassionato di boxe, Martin è un genio della meccanica, mentre January è assai portata per azioni di hacking e infiltrazione. Capirete allora che, nelle meccaniche di Resident Evil Resistance, è assolutamente fondamentale saper sfruttare al momento giusto le abilità attive del nostro alter ego, andandole pure a combinare con quelle dei nostri compagni di sventura. Non mancano neppure utili abilità passive – come la capacità di disattivare trappole più facilmente -, una specifica abilità speciale – che potrebbe ribaltare anche le situazioni più disperate – e una discreta quantità di perk e personalizzazioni da sfruttare grazie ad apposite “casse premio”.

Un giro della morte con Resident Evil Resistance

Andando ad analizzare il gameplay più nello specifico, all’inizio di ogni partita ogni giocatore avrà a disposizione 250 Crediti Umbrella, da andare a investire nei punti vendita situati nelle Safe Room delle mappe. Per avere ulteriore denaro e migliorare il vostro arsenale, o per mettervi sulle tracce di spray medici erbe medicinali per curare le vostre infezioni in corso, sarete quindi costretti in alcune occasioni ad allontanarvi dal resto del gruppo, con tutte le conseguenze del caso. Un’azione tanto coraggiosa quanto pericolosa, che potrebbe dare al Mastermind l’occasione di isolarvi e chiudervi in una stanza con diverse mostruosità biorganiche, pronte a farvi a brandelli.

Morire sul campo di battaglia avrà ripercussioni su tutta la squadra. In Resident Evil Resistance non dovrete infatti combattere solo con zombie, cani mutati e licker, ma anche contro il tempo. Proprio eliminare i nemici vi farà accumulare dei secondi preziosi, che potrebbero fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Peccato che il sistema di shooting messo a punto dal team di sviluppo sia sensibilmente meno solido e preciso di quello di Resident Evil 2 e 3, con evidenti problemi nelle hitbox, ce si riflettono pure nell’utilizzo delle armi corpo a corpo. Ecco perché, quasi sempre – a patto di non avere una squadra composta da amici con cui comunicare -, impersonare uno dei Mastermind – come Annette Birkin o Oswell E. Spencer – risulta decisamente più appagante. Esattamente come accade per le vittime, anche gli aguzzini dispongono di abilità diverse e personalizzabili, con le azioni regolata da un mazzo di carte. Grazie al circuito di telecamere, le mappe diverranno ben presto un vero e proprio parco giochi per il Mastermind, con pure una piccola personalizzazione concessa sulle location – per posizionare oggetti chiave e aprire o chiudere determinate porte. Il tutto per un bilanciamento che mostra il fianco ad alcune sbavature, e che tende a favorire il “burattinaio” della Umbrella piuttosto che i Sopravvissuti.

Conclusioni

Seppur con un gameplay e un bilanciamento nettamente inferiore rispetto a Resident Evil 3, Resistance rappresenta una onesta e a tratti divertente aggiunta alle disavventure orrorifiche di Jill Valentine. Cooperare con gli altri giocatori per raggiungere la salvezza sa rivelarsi interessante, mentre a giocare la parte del leone è il Mastermind. Recitare la parte del cattivo è decisamente appagante, così come è emozionante per i fan impersonare villain iconici della saga come G-Birkin e il Tyrant. Resta da capire se l’esperienza potrà reggere sul lungo periodo, e come Capcom avrà intenzione di gestire il supporto post-lancio per evitare che i server su PC, PS4 e Xbox One si svuotino troppo in fretta.

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Contro

VOTO FINALE: 6/10