In Tales from the Loop su Prime Video la riflessione poetica sulla vita piega la fantascienza

La nostra recensione in anteprima e senza spoiler sulla nuova, memorabile serie fantascientifica su Prime Video dal 3 aprile

Tales from the Loop su Prime Video dal 3 aprile 2020

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Le probabilità che una serie tv veda la luce con un tempismo tale da diventare un’appendice del suo tempo storico sono scarse, ma non impossibili. Ne è la prova Tales from the Loop, su Prime Video dal 3 aprile con otto episodi che esplorano i misteri dell’universo rendendo possibile ciò che prima era solo pura fantascienza.

È questa la premessa della serie semi-antologica creata e sceneggiata da Nathaniel Halpern sulla base delle opere dell’artista svedese Simon Stålenhag. Nei tre episodi che abbiamo guardato in anteprima – il primo, il quarto e il sesto – l’armonia fra la dimensione narrativa e quella artistica è tanto genuina quanto sorprendente.

Sugli scenari bucolici tipici dei lavori di Stålenhag, e che in Tales from the Loop si situano nel cuore dell’Ohio probabilmente fra gli anni ’70 e ’80, si fissano robot, macchinari e tecnologie di cui non vengono mai perfettamente chiarite le funzioni, e che mai sembrano ostacolare o agevolare lo svolgimento delle attività umane.

L’idea della tecnologia come presenza impassibile si manifesta più che mai nel Loop, marchingegno sotterraneo misterioso e dalle dinamiche inspiegabili, e che tuttavia sembra regolare i ritmi e le motivazioni dell’agire secondo principi a metà fra il divino e il distopico.

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Stalenhag, S: Tales from the Loop
  • Stalenhag, Simon (Author)

A colpire, più che la sua influenza diretta sulle esistenza degli abitanti di Mercer, in Ohio, è l’accettazione tranquilla e devota di questi ultimi, per i quali quel nucleo pulsante di vita oscilla fra un curioso mistero e una vera ragion d’essere.

In questo senso il primo episodio di Tales from the Loop disorienta ed educa al tempo stesso. Il sovrapporsi di più piani temporali aiuta a inquadrare e comprendere il viaggio della giovane protagonista, interpretata da Abby Ryder Fortson, per la quale il Loop si presenta dapprima come fonte di curiosità, poi di rabbia, infine di pacata dedizione.

Le atmosfere glaciali, il ritmo lento e meditativo, le emozionanti interpretazioni del cast invitano alla riflessione su ciò che al principio appare un affidarsi rassegnato all’imperscrutabile volere del Loop.

È solo al termine del viaggio che l’incredibile esperienza della protagonista appare come uno sguardo sul futuro e uno svelarsi dei misteri della sua vita. La dolorosa rinuncia cui è costretta da bambina, e che è solo idealmente motivata dal Loop, diventa così un dolceamaro richiamo ad accettare l’inesplicabile dell’esistenza.

Ancor più struggente è il quarto episodio di Tales from the Loop, in cui i temi della perdita, della sofferenza e dell’accettazione appaiono quantomai dolorosi e condivisibili grazie alle prove quiete ma potenti di Duncan Joiner e Jonathan Pryce – l’Alto Passero ne Il Trono di Spade e Papa Franceso ne I Due Papi.

Il Loop acquisce qui i contorni di una figura divina imperscrutabile, un essere cui dedicare la propria esistenza e al quale chiedere intercessione per quella altrui. Il tenero rapporto fra i protagonisti, un nonno e un nipote tanto distanti anagraficamente quanto vicini nell’approccio al quotidiano, trova proprio nel Loop un mezzo di riflessione, scontro e accettazione di quelle regole di vita valide in ogni tempo e in ogni luogo, immutabili a dispetto di ogni sforzo.

Come nel primo, anche nel quarto episodio la tecnologia rimane al margine, una presenza consolidata ma ininfluente nello scorrere degli eventi. La riflessione, anche in questo caso, è tutta incentrata sul giusto valore da attribuire a ogni esperienza dolorosa, sulle lezioni da trarne, sulla maturazione umana che ne deriva.

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Loop
  • Stålenhag, Simon (Author)

Il sesto episodio chiude la nostra recensione in anteprima di Tales from the Loop su Prime Video con note diverse, più ottimistiche. Del Loop non vi è traccia, e l’arte futuristica di Stålenhag si fa concreta nella sola figura di un trattore in panne sospeso da terra. Il suo valore è puramente simbolico e sembra quasi teletrasportare il protagonista – Gaddis, Ato Essandoh – in un universo parallelo, identico nella sua ruralità, opposto nel ruolo che l’uomo può interpretare.

Nella paradossale e incomprensibile situazione che si ritrova a vivere, Gaddis sperimenta il dolore di ciò che avrebbe potuto avere e – anche stavolta grazie a un tavagliato processo di accettazione – la leggerezza dell’aprirsi a svolte personali tanto inaspettate quanto auspicate nel profondo del suo cuore.

Il valore della possibilità dà un respiro nuovo alla serie, e in particolare al sesto episodio. L’inquadratura finale, col suo chiaro omaggio ai toni e alle atmosfere tipici della pittura di Edward Hopper, chiude la nostra recensione in anteprima di Tales from the Loop su Prime Video con una nota di serenità che speriamo di ritrovare nei restanti episodi.

Things from the Flood
  • Stålenhag, Simon (Author)

Sta qui, dicevamo, la puntualità imprevedibile di Tales from the Loop. Le sue riflessioni struggenti e poetiche sul valore dell’accettazione dei fatti della vita, per quanto dolorosi, spronano ad andare avanti nonostante tutto, soli col proprio bagaglio di umana sofferenza, ma aperti abbastanza da lasciarsi sorprendere da qualsiasi svolta inattesa.

Chiede pazienza, Tales from the Loop, e ciò che restituisce è ben lontano dalle certezze e dallo svago fine a sé stesso di cui si potrebbe sentir bisogno in questo momento. Eppure i suoi toni sommessi, le sue ambientazioni rurali, i dialoghi scarni ed essenziali riescono splendidamente a evidenziare l’universalità di certe esperienze umane, momenti minuscoli eppure inevitabili, che nessuna fantascienza – per quanto atipica e marginale – può alterare o sopprimere.

Tales from the Loop è disponibile su Prime Video dal 3 aprile. Abbonarsi alla piattaforma streaming di Amazon è semplice e rapido e consente di usufruire di un periodo di prova gratuita di 30 giorni.