Hunters su Prime Video accusata di inesattezze storiche, botta e risposta fra lo showrunner e l’Auschwitz Memorial

L'Auschwitz Memorial accusa la serie di David Weil di aver messo in scena "una pericolosa stupidaggine" che apre le porte ai "negazionisti del futuro"

Al Pacino in Hunters su Prime Video

INTERAZIONI: 37

Che di Hunters su Prime Video dal 21 febbraio – ci fosse molto da dire era parso evidente già dai primi trailer, con la loro violenza e le atmosfere à la Tarantino. Certo è difficile immaginare che al creatore e showrunner David Weil possa far piacere il tipo di attenzione suscitata dalla sua creatura, già finita al centro delle polemiche per alcune inesattezze storiche.

A muovere le pesanti critiche è l’Auschwitz Memorial, che su Twitter ha espresso le proprie critiche nei confronti di alcuni contenuti di Hunters, e in particolare di una scena incentrata su un gioco di scacchi umani.

Ad Auschwitz si sono vissuti indicibili dolori e sofferenze, come documentato dai sopravvissuti. Inventare un finto gioco di scacchi umani non è soltanto una pericolosa stupidaggine e una caricatura, ma fa spazio anche ai negazionisti del futuro. Noi onoriamo le vittime preservando l’accuratezza dei fatti.

Molti utenti si sono mostrati d’accordo con il commento dell’istituzione, mentre altri si sono detti convinti che a un film possa esser concesso di modificare la realtà, e che in ogni caso Hunters su Prime Video avrebbe fatto crescere l’interesse nei confronti dell’Olocausto.

Anche in questo caso, la risposta dell’Auschwitz Memorial non si è fatta attendere:

In altre parole, stai dicendo: “un film può mentire perché è soltando un film”. E su questo siamo del tutto in disaccordo. È una mancanza di rispetto e una cosa pericolosa.

La reazione dell’istituzione, più che comprensibile vista la delicatezza della materia, richiama le recenti dichiarazioni di David Weil in merito al suo uso della storia. In un’intervista, infatti, parlava del ricorso di Hunters su Prime Video a episodi di storia nascosta, più che alternativa, e a come lui stesso immaginasse eventi che potevano essere accaduti per giustificare delle scelte creative.

Visto il peso delle polemiche, a distanza di alcune ore lo showrunner ha argomentato il proprio punto di vista in un lungo comunicato. Eccone alcuni estratti salienti:

Anni fa ho visitato Auschwitz e ho visto i cancelli che mia nonna è stata costretta ad attraversare decenni fa, e le baracche in cui è stata costretta a vivere da prigioniera. Ho osservato le vestigia del mondo da incubo al quale è sopravvissuta. È stata un’esperienza che ha cambiato per sempre il corso della mia vita.

È stato il momento in cui ho stabilito che avrei fatto il possibile per fare la mia parte – grande o piccola – e mantenere la promessa del “mai più”. E ora come allora credo di avere una responsabilità, in quanto nipote di una sopravvissuta all’Olocausto, di mantenere in vita quelle storie.

Il tatuatore di Auschwitz
  • Morris, Heather (Author)

Anche se Hunters è una serie drammatica con personaggi perlopiù fittizi, si ispira a eventi reali. Ma non è un documentario. E non è mai stata concepita come tale. Nel creare la serie mi è sembrato importante considerare quella che credo sia la questione fondamentale e la sfida più grande del raccontare una storia sull’Olocausto: come posso fare a non trarre nulla di specifico dall’esperienza o dalla vita di una persona in particolare?

Per questo motivo ho deciso che tutti i prigionieri (e i sopravvissuti) dei campi di concentramento avrebbero avuto tatuaggi con numeri superiori a 202,499. 202,499, secondo i registri il più alto mai dato a un prigioniero di Auschwitz. Non volevo che uno dei miei personaggi avesse il numero di una vera vittima o di un vero sopravvissuto, perché non volevo offrire rappresentazioni falsate o trarre materiale da un momento specifico della vita di una certa persona. […]

Per quanto riguarda la scena della “partita a scacchi”… è un evento fittizio. Perché ho pensato che fosse importante per la serie? Per neutralizzare più efficacemente la retorica revisionista che maschera il genocidio nazista, mostrando il sadismo più estremo e violento che essi hanno perpetrato nei confronti degli ebrei e di altre vittime. […]

Sarò sempre grato all’Auschwitz Memorial per il vitale lavoro che svolge, per la capacità di tenere in vita il ricordo delle vittime e dei sopravvissuti come mia nonna, Sara Weil. Sono convinto che stiamo dalla stessa parte e che lavoriamo per raggiungere lo stesso obiettivo. E spero che potremo continuare a dialogare sul modo in cui raggiungerlo.

Pare comunque difficile che la risposta possa soddisfare l’Auschwitz Memorial e spegnere le polemiche. Per quanto motivata, infatti, non sposta di un millimetro la conversazione su altri punti di vista o elementi narrativi, ma semplicemente mette in evidenza e rivendica una scelta personale.

D’altronde, è sempre su Twitter che l’ente rivela a un utente come siano pochi i registi, gli scrittori, i giornalisti e gli artisti a rivolgersi all’Auschwitz Memorial per ricevere delle consulenze sull’uso di materiale storicamente accurato in merito all’Olocausto.

La tragica esperienza delle vittime dell’Olocausto non è certo l’unica a essere alterata a uso e consumo del pubblico, ma anche in questa circostanza si ha prova di quanto sia difficile trovare e tracciare una linea certa fra il buono e il cattivo gusto, fra ciò che è visione creativa libera e ciò che è pura e semplice mancanza di tatto.