La Mia Banda Suona Il Pop, maldestra operazione nostalgia tra anni Ottanta e cinepanettone

Dopo quarant’anni una pop band si ricompone per una favolosa reunion. La commedia di Fausto Brizzi mette insieme passione vintage e pecoreccio da film di natale. Tutto stravisto. De Sica, Ghini, Abatantuono ripetono stancamente la parte

La Mia Banda Suona Il Pop

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La Mia Banda Suona Il Pop rimette insieme il gruppo di sceneggiatori di Amici Come Prima, vale a dire il regista Fausto Brizzi, Edoardo Falcone, Marco Martani e Alessandro Bardani, i primi due soprattutto con una solida esperienza di cinepanettoni, sia nella versione De Sica-Boldi che in quella De Sica-Ghini.

Il risultato è immaginabile. Cioè una commedia studiata a tavolino fondata sull’idea di incastrare un certo pecoreccio da film di natale con una pesante operazione nostalgia che pesca a piene mani nel vintage anni Ottanta. E se in Amici Come Prima c’erano due over sessanta alle prese con un mondo intenzionato a metterli da parte, adesso tocca a un quartetto che il mondo ha già messo abbondantemente da parte.

Ossia i componenti dei Popcorn, band di plastica autrice di piccoli tormentoni estivi quarant’anni prima. Chi si barcamena tra concertini a matrimoni kitsch di malavitosi e ospitate a reality su isole (Christian De Sica), la ex stellina ormai alcolizzata (Angela Finocchiaro), il bello del gruppo imbolsito e irriconoscibile (Massimo Ghini con capello fluente alla biondo dei Ricchi e Poveri), il rocker finito a fare il cameriere (Paolo Rossi).

Insomma, li hanno dimenticati tutti, tranne un magnate russo ammalato di anni Ottanta (Rinat Khismatouline), che li vuole per una cifra esorbitante per festeggiare il suo compleanno a San Pietroburgo. Il loro vecchio manager (Diego Abatantuono) rimette insieme la banda per una eccezionale reunion. Le cose sono però più complicate di quel che sembra. Perché la responsabile della sicurezza (Natasha Stefanenko, ossia l’idea che può avere della Russia uno spettatore di cinepanettoni secondo uno sceneggiatore di cinepanettoni), vuole approfittare del concerto per svaligiare il caveau del miliardario. Così il quartetto si trova suo malgrado al centro di un colpo grosso.

La Mia Banda Suona Il Pop snocciola tutto il vintage possibile, con tanto di ricreazione delle esibizioni del gruppo quand’erano giovani, la presenza feticista di oggetti d’epoca dalla Delorean di Ritorno Al Futuro al walkmen, i nomi dei cantanti di allora continuamente citati (Sandy Marton, Righeira, Scialpi). In aggiunta c’è una percentuale di heist movie per movimentare il film con una parte, diciamo così, action. Ciliegina sulla torta, il cinepanettone. Christian De Sica nel suo precedente, non disprezzabile Sono Solo Fantasmi, ne aveva preso le distanze, ironizzandoci su (“Non mi scada nel pecoreccio!”, diceva a una signora posseduta dal demonio disinvoltamente parolacciara). La tentazione però è troppo forte. E approfittando della presenza di una coppia campione del genere, non si vede l’ora di prendere De Sica e Ghini e immergerli in due vasche piene di liquami con le battute che ne conseguono.

Nel lanciare il film De Sica ha detto che, al confronto di commedie carine ma poco divertenti come le ultime di Zalone e di Aldo Giovanni e Giacomo, La Mia Banda Suona Il Pop ha il pregio di far ridere. Ma gag e situazioni sono riciclate, e ripetute fino alla noia, da Ghini invecchiato che nessuno riconosce (modello Fabris di Compagni Di Scuola), alla Finocchiaro che in gioventù è andata a letto con tutti. Resta alla fine la stessa sensazione senile e malinconica di Amici Come Prima, per un genere defunto tenuto ostinatamente in vita da un gruppo di sceneggiatori con poca fantasia, serviti da attori spenti che non hanno l’aria di crederci. Il primo giorno in sala il film, uscito in quasi 350 copie, ha incassato pochissimo, 26mila euro. Chissà se il pubblico avrà riso davvero.