Lunedì scorso al Barone Rosso avevo come ospite un’icona come PHIL PALMER, uno dei migliori chitarristi oggi al mondo. Ha suonato anni con Eric Clapton, Dire Straits, George Michael, Iggy Pop (chiamato da David Bowie), Pete Townshend e Roger Daltrey degli Who, Tina Turner, David Sylvian e Sakamoto, Bob Geldof, Bob Dylan, Renato Zero, Lucio Battisti, Eros Ramazzotti, Pino Daniele, etc. La sua chitarra è in almeno 5.000 brani e Phil ha fatto e fa innumerevoli tour in tutto il mondo.
Prima dell’inizio del programma mi è venuta una domanda che gli ho fatto:
“Quanti concerti oggi sono in half o full playback?”
La sua risposta è stata serena quanto decisa:
“Forse il 90%”
Per quanto io sapessi che nella maggior parte dei concerti ci sono musicisti o cantanti che mimano l’esibizione su basi preregistrate, mai avrei immaginato una percentuale così alta.
Subito dopo, durante una mia diretta mi hanno chiesto un commento su quanto successo a Mietta a Domenica In. Non guardo TV e tantomeno quel programma, così ho telefonato a Mietta che mi ha confermato il casino disordinato che ha fatto sbarellare Mara Venier, e ha concluso la telefonata dicendo:
“E meno male che cantavo in playback…”
In TV quasi tutto è playback. Compresi programmi costosissimi. Dubito ad esempio che i protagonisti del Il Cantante Mascherato su RaiUno possano cantare dal vivo dietro quelle maschere enormi. Anche quando qualcuno pretende di cantare live in TV rappresenta un problema e quasi sempre il risultato è disastroso. Ricordo che i Bee Gees volevano cantare live sulle basi a Vota la Voce. Facemmo 3 ore di prove la sera prima per avere un risultato decente.
Non tutti i programmi hanno l’esperienza tecnica che abbiamo ad esempio al Barone Rosso dove il playback è bandito. Per tutti è molto più semplice ed economico mandare una registrazione su cui musicisti e cantanti diventano soltanto dei mimi senza stress.
Ok, assodato che in TV ormai il playback è accettato, nei concerti dal vivo no, non è ammissibile.
E invece accade. Eccome.
I costi di uno spettacolo live diventano sempre più alti. Doverlo rimandare per un problema, soprattutto al cantante, comporterebbe una pesante perdita. Così tutti i tour hanno una base registrata con tutti gli strumenti e la parte cantata. Poi a volte viene usata in toto o parzialmente. Altre volte no. Poi ci si prende gusto, il suono è migliore, con i click e le sequenze tutto va a tempo e quindi perché non fare playback? Tanto il pubblico è sempre più lontano e non se ne accorge. Sui maxischermi ci sono continui cambi di inquadrature che non permettono di analizzare bene se qualcuno è fuori sinc.
Quando ho postato la dichiarazione di Phil Palmer mi hanno risposto anche Raf e Nek. Ma soprattutto tecnici del suono che hanno confermato questa percentuale scandalosa.
Lello Analfino dei Tinturia, dopo aver visto la dichiarazione di Phil Palmer, mi ha spedito un video divertente con l’audio di quando gli Earth Wind & Fire registravano il video di “September” sostituito con quello che forse era quello reale. Esilarante. Probabilmente è un fake, ma molto vicino alla realtà. Anni fa, un tecnico del suono aveva registrato il vero audio di chi cantava in playback al Festivalbar ed era proprio come quello del video degli Earth Wind & Fire, con stonature pazzesche.
In tutto questo manca la mia opinione. Ebbene, una volta ho ripreso alcune canzoni di un concerto “dal vivo”. Ero sul palco. Siccome tutti, musicisti e cantanti, oggi hanno l’audio nelle orecchie con gli ear monitor, non si cono più le “spie” sul palco, quindi l’audio fa schifo perché ti torna col rimbombo da fondo sala o stadio o Arena, quindi il video era inutilizzabile. Sono andato su youtube per cercare quel brano fatto in un altro concerto con l’audio dal mixer e l’ho scaricato. Pensavo sarebbe stato comunque un problema sincronizzarlo, invece era perfetto. Non solo, c’era persino un’esclamazione del cantante identica e nello stesso punto, per far sembrare di essere dal vivo. In pratica avevo assistito a un concerto interamente in playback e non me ne ero accorto pur stando sul palco con la telecamera.
That’s all folks.
Argomento spinoso. Per mia esperienza nella maggior parte dei casi vengono utilizzati contributi pre-registrati che servono ad arricchire gli arrangiamenti e che sarebbe difficile riprodurre dal vivo. In genere sono una porzione minima del segnale musicale (elementi percussivi, pad di tastiere, cori di supporto). Ma i musicisti suonano dal vivo e il leader e i coristi cantano dal vivo. Questo di base, poi in alcune situazioni (low level) in genere spettacoli di piazza, di balera o ospitate in cerimonie/eventi è probabile che la percentuale di playback sia prevalente. Le osservazioni di Raf corrispondono alla realtà fattuale. Palmer ha sparato a vanvera o forse si riferiva esclusivamente all’utilizzo di porzioni di musica registrata che è, come dicevo, ormai una consuetudine.