Sono andato in diretta col Barone Rosso nel giorno in cui La Verità ha pubblicato a tutta pagina una mia intervista, mettendo come titolo Ridicolo cantare “Bella Ciao” nell’Italia dei nuovi invasori.
Chiaramente tutto è stato travisato e alcuni hanno interpretato la mia affermazione come se parlassi degli immigrati. In realtà io parlavo di invasione culturale ed economica e invitavo a leggere attentamente i testi delle canzoni prima di appropriarsene. Citavo anche l’esempio di ‘O Surdato ‘Nnammurato dove tutti cantano festanti “Oje vita, oje vita mia… oje core ‘e chistu core… si’ stata ‘o primmo ammore… e ‘o primmo e ll’ùrdemo sarraje pe’ me” senza capire che è la canzone di un soldato che magari sta per morire e il suo amore non lo vedrà mai più.
Comunque un mio amico mi ha sempre detto che la percezione dei fatti vale più della realtà e la cancella. Quindi per tanti io sono diventato quello che è contro “Bella Ciao”.
Tra gli ospiti del Barone Rosso c’erano anche i chitarristi Finaz e Giuseppe Scarpato, che erano venuti per fare un omaggio a Jimi Hendrix e Fausto Mesolella. A un certo punto mi hanno guardato e hanno attaccato una versione punk di “Bella Ciao”. Per coincidenza i ragazzi del Roxy Bar Fans mi avevano appena fatto recapitare un voluminoso pacco con dentro tanti regali per il mio compleanno. E tra quelli c’erano la maschera e la felpa rossa (personalizzata Barone Rosso) de “La Casa De Papel (La casa di carta)” che nella serie TV ha rispolverato e amplificato “Bella Ciao”. Così le ho indossate al volo e sono entrato in scena…
Fin qui l’ufficialità. Adesso il backstage: durante le prove l’avevano fatta per scherzare e io gli ho detto che se volevano potevano farla durante la diretta. Questo perché amo raccontare sempre la verità.