La serie Netflix The Crown arriverà a raccontare la Brexit?

Sarebbe una grande sfida narrativa, per The Crown, raccontare gli anni drammatici della Brexit


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Dopo le elezioni del 12 dicembre in Gran Bretagna con la schiacciante vittoria dei Conservatori sui Laburisti, l’uscita dall’Unione Europea si fa più concreta e vicina, ma questo evento storico che cambierà il volto geopolitico dell’Europa troverà spazio nel racconto della serie The Crown?

Un terremoto di questa portata, nella sceneggiatura del royal drama di Peter Morgan, farebbe impallidire ogni altro evento politico messo in scena nelle prime tre stagioni. E ce ne sono stati di memorabili, soprattutto in quest’ultimo capitolo della pluripremiata serie inglese, uscito su Netflix lo scorso 17 novembre: dalla gestione controversa della tragedia di Aberfan all’elezione di un governo laburista con sentimenti antimonarchici, passando per i tentativi di colpo di stato orditi dall’establishment ai danni del premier Harold Wilson sono stati tra i momenti terza stagione in grado di rievocare punti cruciali della storia politica inglese ma anche mondiale.

Lecito chiedersi oggi, alla luce di elezioni che hanno indicato una preferenza netta per i Conservatori di Johnson, se The Crown arriverà a fornire la sua versione anche del presente in senso stretto, col racconto del referendum del 2016 sulla Brexit, le polemiche che ne sono seguite con l’invocazione di una contro-consultazione, la complessa trattativa per l’uscita dall’Unione, il fallimento del governo May e l’elezione di Boris Johnson che sancisce la volontà del popolo inglese di uscire da questo insostenibile pantano con una cosiddetta “Hard Brexit“. Osservare questi eventi epocali dal punto di vista privilegiato ma anche gravato da responsabilità della Regina Elisabetta II, che in quanto garante della Costituzione ha un ruolo non solo formale ma anche sostanziale in questa crisi (come si è visto con la vicenda della sospensione dell’attività del Parlamento inglese lo scorso settembre) sarebbe una sfida ardua ed incredibile, ma di sicuro interesse per il pubblico e non solo per quello inglese, visto l’impatto della Brexit sul quadro geopolitico mondiale.

La risposta alla nostra domanda, allo stato delle cose, potrebbe essere sì. Nel piano originario del creatore di The Crown, la serie è destinata a durare sei stagioni, per un totale di 60 episodi di un’ora, dieci per ogni capitolo: lo scopo è coprire l’arco della vita di Elisabetta II dalla sua incoronazione a Regina nel 1953, a seguito della morte del padre Giorgio VI, fino ai giorni nostri, con un ricambio del cast programmato ogni due stagioni per rendere credibile l’interpretazione dei protagonisti a fronte dello scorrere del tempo.

Se la terza appena rilasciata su Netflix è ambientata negli anni Sessanta e Settnata, la quarta stagione è già in produzione e coprirà gli anni Ottanta e Novanta, con l’era Thatcher e il matrimonio tra Carlo e Diana. Resterebbero altre due stagioni, nel progetto iniziale, da destinare al racconto della contemporaneità, i primi due decenni del nuovo secolo. Si fanno già i nomi di Helen Mirren o Imelda Staunton (quest’ultimo bollato da fonti ufficiali come mera speculazione) come possibili new entry nel ruolo della Regina Elisabetta, in sostituzione di Olivia Colman che interpreta una sovrana di mezza età nella terza e nella quarta stagione.

Inoltre, i tempi di produzione molto lunghi – sono passati due anni tra il rilascio della seconda e quello della terza stagione, rispettivamente distribuite nel 2017 e nel 2019, complice anche la necessità di far fronte alla sfida di un recast totale – permetterebbe agli sceneggiatori di lavorare con tutta calma, magari tra un paio d’anni e con una lucidità maggiore rispetto all’emozione del momento, sul racconto degli anni della Brexit e delle sue conseguenze.

Lo stesso Peter Morgan, poi, sembra avere le idee piuttosto chiare sulla posizione della Regina in merito alla Brexit: Elisabetta si è tenuta al di sopra delle parti come il suo ruolo di Capo di Stato impone, ma secondo il creatore della serie avrebbe votato per il “leave“, l’Uscita dall’Unione Europea. O almeno ne era convinto ai tempi del referendum, nell’anno in cui The Crown ha debuttato su Netflix. In un’intervista del luglio 2016 al Guardian, infatti, Morgan dichiarava: “Scommetto che avrebbe votato la Brexit. Ma per sua eterna agonia o eterno sollievo, non ha mai votato in vita sua“.

Dunque, tutto fa pensare che si potrebbe arrivare alla sesta stagione di The Crown raccontando quest’ultimo decennio segnato dalle spinte secessioniste e dal lungo processo che ha portato alla decisione definitiva della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea, sempre dal punto di vista della Corona. D’altronde sul rinnovo della serie per ulteriori due stagioni, al momento, non sembrano esserci dubbi da parte di Netflix, che nonostante qualche calo di tensione della terza stagione (qui la nostra recensione) trova ancora oggi in The Crown uno dei suoi prodotti migliori per qualità tecnica e drammaturgica.