Marisa Sannia, grazia e talento speciali nel corpo e nella voce

Secondo posto al Festival di Sanremo nel ’68, continuò la sua carriera dedicandosi contemporaneamente al teatro, al cinema, al musical, e in seguito alla scrittura dei suoi brani. Ricordiamo una donna e un'artista che è andata via troppo presto


INTERAZIONI: 1339

Spesso si lamenta la mancanza di donne autrici e cantautrici in Italia, ipotizzando varie cause del fenomeno. Spesso ci si dimentica o si ignora, che molte di queste hanno faticato ad emergere, tanto più quando  hanno abbracciato ambiti musicali di un valore culturale alto  difficilmente collocabile nel mercato discografico .

Marisa Sannia ha iniziato la sua carriera di interprete negli anni ’60, per lei hanno scritto autori del calibro di Sergio Endrigo, Vecchioni, De Gregori, Luis Bacalov, Bardotti, Trovajoli, Lauzi e altri ancora. Arrivata al successo classificandosi al secondo posto al Festival di Sanremo nel ’68 con la canzone “Casa Bianca”, continuò la sua carriera dedicandosi contemporaneamente  al teatro, al cinema, al musical, e in seguito alla scrittura dei suoi brani.

Purtroppo scomparsa prematuramente, a soli 61 anni, la si ricorda ancora per quella bellezza rara, il viso dolce con le lentiggini sul  collo lungo  da giraffa, la pelle bianca, i capelli lisci biondi che poco si sposavano con l’immaginario che voleva la donna sarda bruna di carnagione e scura di capelli. Marisa era magra, le gambe lunghe perfette sotto le minigonne, aveva un incedere elegante, una grazia speciale nel corpo e un talento nella voce. Era un’ex-giocatrice di basket, altissima, sempre più dei presentatori, apparentemente fragile ma con un carattere tosto, non per niente aveva gareggiato nella Nazionale Italiana Juniores ai Campionati Europei. E non aveva peli sulla lingua, magari garbatamente ma sapeva respingere ogni tentativo di aderire ai desideri del pubblico che avrebbe voluto interferire anche sulle sue scelte nella vita privata. A chi le suggeriva, al colmo della notorietà, di sposarsi in chiesa piuttosto che in Municipio, come la gente si sarebbe aspettata, seppe rispondere con fermezza argomentando il suo rapporto con la fede e l’ateismo. E per tutta la vita seppe mantenere saldi i confini tra la sua vita pubblica e quella personale.

Nel momento d’oro della sua carriera da interprete, Marisa cominciò a interessarsi di musica cantautorale e a declinarsi in quel mondo cercando la collaborazione di grandi penne d’autore, prima di appassionarsi alla poesia e diventare cantautrice. Il suo primo lavoro si intitolava “La Pasta Scotta”, poi fu la scoperta dei poeti sardi che la portò a musicare i loro versi. Per Antioco Casula, poeta dei primi del ‘900 compose nel ‘93 un cd “Sa Oghe De Su Entu E De Su Mare”, nel ‘97 un poeta contemporaneo, Francesco Masala ispirò il cd “Melagranàda”, nel 2003 uscì la terza raccolta in lingua sarda con testi e musiche inedite di Marisa “Nanas E Janas”. 

La sua ricerca poetica e musicale la portò a partecipare a rassegne di musica e poesia importanti e a fare ricerche appassionate su alcuni poeti.   Prima di morire, la gazzella di Cagliari, così come veniva chiamata, ci ha lasciato un piccolo capolavoro, frutto di anni di studio  e approfondimenti, un cd dedicato a Federico Garcia Lorca, che fu pubblicato postumo. L’album “Rosa De Papel” contenente 12 brani musicati da Marisa, a parte le due tracce firmate da Leonard Cohen e Amacio Prada, è cantato in lingua spagnola con una pronuncia perfetta. Utilizzando i versi di uno dei maggiori letterati del Novecento, Marisa ha creato un mondo sonoro suggestivo e di grande impatto, coinvolgendo l’arrangiatore Marco Piras, che ha vestito elegantemente le sue composizioni, validi musicisti e curando ogni piccolo dettaglio. La musicalità intrinseca di alcuni componimenti di Lorca, le hanno reso più facile il compito di accompagnare i testi con melodie e ritmi  mediterranei, il risultato è magico.

Scrisse un giorno Marisa Sannia “La poesia non si legge con gli occhi, si legge con la voce. Gli occhi ci aiutano a decifrarla, l’orecchio a scoprirne il ritmo ma la voce ci dà la possibilità di ricrearla”.

 A sentire “ Rosa De Papel”, non si può che amarla e darle ragione.