Una valanga di rimodulazioni Vodafone, TIM e Wind Tre: dal 2017 43 euro in più di spesa

Rincari senza limiti e clienti travolti da aumenti negli ultimi due anni

rimodulazioni Vodafone

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Le rimodulazioni Vodafone, TIM e Wind Tre sono state una costante degli ultimi due anni, in particolar modo. Le modifiche unilaterali del contratto da parte dei principali operatori mobili hanno letteralmente investito milioni di clienti in tutta Italia, incidendo e non poco sulla spesa annuale dedicata alle tariffe di uno smartphone.

L’osservatori SOS Tariffe ha provveduto a conteggiare i rincari delle principali tariffe e il risultato è stato a dir poco sconcertante: gli aumenti hanno gravato sulle tasche dei clienti, per ben 43 euro, considerando il biennio 2017-2018.

Sempre più rimodulazioni, di anno in anno

Le rimodulazioni Vodafone ma pure quelle TIM, Wind Tre e di altri operatori come Fastweb ad esempio non hanno avuto limiti e sono state continue negli ultimi 24 mesi. Sempre secondo lo studio di SOS Tariffe, le modifiche unilaterali del contratto nel 2019 sono aumentate del 7.5% rispetto al 2018. Proprio rispetto al 2017, una stessa offerta tariffaria è aumentata così tanto da gravare in media per 43 euro in più sulla spesa complessiva di un qualsiasi cliente. Per nulla poco in due soli anni.

Scendendo più nel dettaglio, nel 2018 le rimodulazioni Vodafone e quelle di altri vettori insieme, hanno portato ad un aumento dellas spesa mensile media di 1,74 euro. Nel corrente 2019 poi la somma è stata ancora più elevata, ossia di 1,87 euro.

Anni di fuoco per le modifiche unilaterali degli operatori!

Esaminiamo ancora più nello specifico l’annata 2018 e 2019 delle rimodulazioni Vodafone, TIM e Wind Tre. Il suddetto aumento mensile, per il 2018, di 1,74 euro ha impattato sulla spesa annuale media fino alla quota ragguardevole di 20,88 euro.

Nel 2019, al contrario, la spesa mensile di 1,87 euro ha impattato sulle tasche nel corso dei 12 mesi solari per 22,44 euro. Di qui la somma delle due annate che giunge a quota 43 euro. Insomma, nel giro di appena due anni, gli utenti hanno potuto toccare con mano le conseguenze di politiche commerciali molto spinte da parte dei vettori. Per quanto le rimodulazioni siano pure previste dalle attuali leggi non possono che essere considerate negativamente da chi deve subire ingiusti rincari.

Le uniche (provvisorie) armi contro le rimodulazioni

Le rimodulazioni possono non essere subite soltanto dagli utenti. Sempre per legge, come già in molti sanno, è possibile recedere dai contratti modificati entro 30 giorni dalla comunicazione ricevuta dal vettore per il futuro rincaro. Passare ad altro operatore è consentito senza l’aggiunta di penali o costi aggiuntivi. Naturalmente, anche l’approdo ad altro vettore, potrebbe non preservare da ulteriori aumenti previsti da quest’ultimo. Si evince dunque che per non subire aumenti, i clienti ormai da anni sono costretti a passaggi continui di vettore in vettore, con incredibile perdite di tempo e pure di denaro (per l’attivazione di nuove SIM).

Purtroppo anche il futuro si tinge di nuove rimodulazioni all’orizzonte: la spesa mensile e dunque annuale per l’utilizzo di uno smartphone è destinata dunque a salire.