Red Ronnie elogia Vasco Rossi su Canale 5: “È il migliore in Europa”

Dopo essersi espresso in merito su OptiMagazine, il conduttore in collegamento su Canale 5 sostiene che nemmeno nei Radiohead ci si può identificare come avviene, invece, con il rocker di Zocca. Siamo sicuri?


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Mentre Red Ronnie elogia Vasco Rossi durante un suo intervento nel programma Hit The Road Man condotto da Pascal Vicedomini su Canale 5, le immagini del Blasco scorrono sullo schermo alternandosi all’effige dello storico conduttore di Roxy Bar che su OptiMagazine ha sempre speso tante parole in onore del rocker di Zocca.

Proprio da questo, Red, è partito per argomentare la sua teoria: “Vasco Rossi è oggi il più importante artista europeo”, e ha alimentato la sua affermazione citando alcuni casi in cui è stato sommerso da critiche da parte di quel pubblico che non si colloca tra i fedeli della combriccola, notando nelle sue parole una certa esagerazione. Alle polemiche, Red Ronnie ha risposto spiegando che seppur Vasco non sia conosciuto all’estero, con le sue parole si riferiva a quella che lui chiama “catarsi col pubblico”, ovvero quel meccanismo di identificazione che si crea tra la ragazza in prima fila appoggiata alle transenne e le parole della bellissima Sally: “Quella ragazza è Sally, lei piange perché lei è Sally. Le canzoni non sono di Vasco, sono del suo pubblico”.

Per conferire più carico alla sua descrizione di Vasco come il più importante artista europeo, Red Ronnie cita il responsabile dell’Hammersmith Apollo di Londra presso il quale il rocker di Zocca si è esibito: “Dopo il concerto di Vasco Rossi mi ha detto di non aver mai visto un artista così amato dal suo pubblico”, specificando che comunque allo show avevano partecipato principalmente gli italiani, proprio perché Vasco non è conosciuto all’estero.

Per concludere il suo intervento, Red Ronnie ha risposto a coloro che si chiedono perché non si dica la stessa cosa dei Radiohead: “Fanno ottima musica, ma canti le loro canzoni? Ti identifichi in quello che dicono? Vai a vedere altri artisti? Non è come Vasco. Vasco è il numero uno in Europa per catarsi tra pubblico e artista”.

Red Ronnie, infatti, aveva pubblicato un articolo dopo aver partecipato al concerto che il Blasco aveva tenuto a San Siro l’11 giugno, e proprio in quell’occasione aveva parlato di catarsi, numeri uno e identificazione. 

Ciò che è cortese precisare, visto che è difficile non scomodare il gusto personale quando si parla di musica, è che misurare Vasco Rossi con il metro dell’empatia con il pubblico e collocarlo, in base a questo, sul podio dell’importanza artistica in Europa è indubbiamente un moto personale di gradimento che può e deve essere messo in discussione

Non è esatto, per esempio, citare i Radiohead e negare che anch’essi creino quel processo di identificazione che è tipico di ogni rapporto fan-artista, perché si può serenamente citare l’esempio di Creep, che per il sottoscritto è stato uno specchio per trovare una spiegazione alla propria assenza di autostima e alla propria voglia di cambiare. I Radiohead sono la band che nel 1993 con Pablo Honey si univano al coro di tutta quella nuova ondata di disagiati generazionali – il sottoscritto non era escluso – che nella scena alternative che arrivava da Occidente riconosceva un proprio manifesto. Accadde lo stesso con Fake Plastic Trees, due anni dopo, con quel disegno onirico e triste di un mondo divorato dal consumo di massa nel quale l’ascoltatore si ritrovava compreso e coccolato, grazie ai falsetti di Thom Yorke e a quella sua aria un po’ sognante, un po’ disturbata ma straordinariamente ispirata e sensibile. Per rispondere con rispetto a Red Ronnie, dunque, gli si dice sì: le canzoni dei Radiohead si ascoltano, si capiscono i loro testi e ci si identifica in essi, anche ora che ci si trova a pochi passi dai 40 anni anagrafici. 

I Radiohead hanno scritto un capitolo importante in un’Europa già solcata da Boys Don’t Cry dei Cure, una dolcissima canzone new wave che ironizza con amarezza sul maschio alpha che si sforza di non piangere perché ha perso la sua donna, perché “i ragazzi non piangono”, e le lacrime di ogni ragazzo inibito, dopo quel brano, si sono liberate

La sostanziale differenza tra Vasco, i Radiohead e i Cure? Rispettosamente si parla di mondi differenti: Vasco Rossi è italiano e canta in italiano, ha un registro linguistico diretto che arriva a chiunque, e risponde a generazioni di persone che hanno bisogno della pacca sulla spalla e del buffetto che infonde coraggio, dell’abbraccio e della parola di conforto. I Radiohead, i Cure, i Beatles (sì, in Europa ci sono stati anche loro e continuano a emozionare), i Queen sono inglesi, cantano in inglese e hanno un registro linguistico più articolato – attenzione: “più articolato” non significa “migliore”, ma semplicemente “più articolato” – che si rivolge a persone che sono solite contorcersi in complicate elucubrazioni, onanismi mentali, che rifiutano il proprio essere vittime di un mondo che non hanno scelto e contro il quale gridano il proprio dissenso, anche se lo fanno in silenzio. 

Ci si deve interrogare, dunque, sul metro di paragone: gli stadi affollati fanno la grandezza di un artista o il piccolo mondo che è presente in ogni canzone? Il numero uno non esiste e mai esisterà, perché se Non È Per Sempre degli Afterhours fa piangere anche una sola persona che in quel momento vede scomparire il proprio futuro, allora gli Afterhours per quella persona sono i numeri uno. Se artisti di Oristano come Irene Loche e I Fiori Di Mandy fanno venire i brividi a chi li ascolta con brani come Ring Around The Rosie nel primo caso e Karter nel secondo, allora Irene Loche e I Fiori Di Mandy sono i numeri uno di chi li ascolta. Resta indubbio che Vasco Rossi riempia gli stadi e anche i cuori, ma il discorso si deve necessariamente estendere a chiunque sappia emozionare con la propria musica, anche se si tratta dell’artista di strada che riempie il proprio cappello con le offerte proprio perché ci ha riempito il cuore con la sua musica, che magari abbiamo ascoltato per pochi minuti senza bisogno di andare allo stadio.

Mentre Red Ronnie elogia Vasco Rossi su Canale 5, ribadendo dunque quanto sostenuto si OptiMagazine, è d’uopo accettare una visione critica dell’insieme presentato dallo storico conduttore di Roxy Bar: la musica è la dea che non ha templi né numeri. L’identificazione con l’artista si consuma anche nelle piccole realtà, dove in quel momento il numero uno può essere il cantautore squattrinato che suona in una cantina per un pubblico ristretto e intimo, anche intonando la cover di Creep dei Radiohead, che se è diventata un inno generazionale esistono dei validi motivi.