La Municipàl ha tinto di noir La Canzone Di Marinella di Fabrizio De André (video e testo)

Il brano è contenuto nella raccolta Faber Nostrum, un tributo del mondo indie al cantautore genovese


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Quando è uscita la raccolta Faber Nostrum, la versione eseguita da La Municipàl de La Canzone Di Marinella di Fabrizio De André si distingueva per le atmosfere cupe, sinistre e oniriche, ma soprattutto per quel taglio noir che è proprio del chitarrista Carmine Tundo, che insieme alla sorella Isabella forma il duo di Lecce.

Carmine, del resto, sta portando avanti il suo progetto solista con due pubblicazioni di musica che oseremmo definire claustrofobica, un compendio di racconti visionari e folli accompagnati da musiche ipnotiche e dark, e proprio da questa parola dovremmo ripartire per descrivere la versione che La Municipàl propone per La Canzone Di Marinella di Fabrizio De André.

I 6/8 scelti per distorcere – nel migliore senso del termine – il grande classico del compianto cantautore genovese sono una danza ossessiva, una nenia mortale e decadente che non lascia respiro, un brano nel quale le pause sono ridotte a pochi nanosecondi tra una strofa e l’altra. Le due voci si uniscono nell’intervallo di un’ottava e l’arrangiamento si compone con un crescendo di tensione che raggiunge il suo culmine con il distorsore.

Nel video girato da Marco Pellegrino Giacomo Pellegrini, Marinella è una versione argentiana di Cappuccetto Rosso, e le immagini della sua corsa tra gli alberi si alternano alla visione notturna di Carmine e Isabella intenti a cantare il requiem di quella vita spezzata troppo presto. Con grande sorpresa, il brano si chiude con un arpeggio che cita Bang Bang di Nancy Sinatra, la canzone che Quentin Tarantino ha salvato dalla polvere scegliendola per i titoli di apertura del capolavoro Kill Bill.

La Canzone Di Marinella di Fabrizio De André è anche questo: una storia noir ispirata a un fatto vero, da cui i due ragazzi de La Municipàl hanno estratto le tinte più oscure e inquiete per proporre la loro versione, un degno omaggio a uno dei capitoli più importanti della musica italiana.

TESTO

Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella.

Sola, senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla sua porta.

Bianco come la luna il suo cappello
come l’amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone.

E c’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi.

Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle.

Dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume, chissà come, scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent’anni ancora alla tua porta.

Questa è la tua canzone, Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose.

E come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose.