Per Ultimo è il giorno della favola allo Stadio Olimpico, un sogno che diventa realtà con l’ansia di chi “c’ha er core bono”

"A Nì... Nun te svejà...che voi cercà de capì? Nun te fa troppe domande... rilassate", Ultimo scrive a sue stesso a poche ore dal concerto allo Stadio Olimpico di Roma

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“A Nì… Nun te svejà…che voi cercà de capì? Nun te fa troppe domande… rilassate”, inizia così la lettera che Ultimo scrive a se stesso quando al concerto allo Stadio Olimpico di Roma mancano ormai solo poche ore.

Quel sogno nel cassetto oggi diventa realtà e Ultimo condivide sui social emozioni, paure, ansie la notte prima dello stadio della sua città, quello in cui di recava con gli amici a vedere concerti e partite, quando la sua realtà era quella dei concerti davanti a 10 persone in un angolo della città eterna.

Ultimo racconta di essere andato a dormire in hotel per non sentire la pressione di chi gli sta intorno mentre vive quel sogno che fino a qualche anno fa sembrava quanto di più lontano potesse immaginare.

Ultimo ce l’ha fatta, stasera potrà strillarlo a gran voce davanti a più di 60.000 persone lì solo per lui.
“So 4 notti che nun dormi bene e te sveji nel sonno, sei voluto andà a dormì in albergo invece che a casa pe nun sentì la pressione de chi c’hai intorno.. e mo mancano meno di 24 ore… mo non puoi più nasconde l’ansia… certo na curiosità te la devo chiede: ma se fosse passato ‘ntizio pe caso a ditte ‘regazzì tra 10 anni ce starai te li a cantà..’ tu c’avresti creduto?”, si chiede nel volgere uno sguardo al passato per ricordarsi sognatore in una realtà che gli stava stretta.

La sua vita è cambiata è in meno di 2 anni. Nell’estate dl 2017 si esibiva al Testaccio, una zona di Roma, davanti a 10 persone. Due anni dopo, nella stessa città, ce ne sono più di 60.000.

La storia di Ultimo è una favola, una favola fatta di costanza e sacrifici, una favola ricca di sgambetti e di cadute rovinose, di porte sbattute in faccia e di teste dure, la sua e quelle delle persone che non hanno mai smesso di crederci, a partire dallo staff di Honiro, che ci ha creduto.
I primi live davanti a una manciata di persone distratte e il primo provino, scartato perché ritenuto inappropriato per il mercato. Quella canzone era Sogni Appesi, una delle più apprezzate del suo repertorio oggi.

“Ce pensi che l’estate del 2017 cantasti al mercato de Testaccio seduto davanti a 10 persone? So passati du anni… La vita è ngioco strano Nì. Che c’hai? Te senti agitato… Ma l’ansia viene a chi c’ha er core bono.. domani 64mila persone staranno li pe te, nella tua Roma, in quello stadio dove a 13 anni eri abbonato co tu padre nei distinti sud…che voi de più!? Sessantaquattromila, ce vo tanto solo a scrivelo. Te ricordi quanno cantavi co 3 amici nel salone de casa? O quando dicevi che volevi fa er cantante e dicevano che eri pazzo? Quel giorno dove presentasti il provino di ‘sogni appesi’ e dissero “È troppo pesante la gente vuole divertirsi…”

Nessun augurio a se stesso se non quello di non pensare a niente. 64.000 persone in un solo coro, sulle note delle sue canzoni, quelle stelle quali fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai scommesso.

“Ecco, io pe domani nun te auguro niente, nessun in bocca al lupo, nessuna pacca sulla spalla.. perchè se domani prima de uscì sul palco te affaccerai e vedrai 64mila persone che strillano er nome tuo nun è stata fortuna, neanche destino…sei stato te… quer pischello che a scola se ne stava su na panchina a scrive che in classe non era presente. A nì… fai na cosa, domani nun pensà alla gente, nun pensà ai record, nun pensà a cantà intonato, nun pensà a chi t’ha deluso….pensa solo a esse un ultimo…. un ultimo che pe na sera, almeno la sera di domani, può strillà che ce l’ha fatta”.

04-07-19 Stadio Olimpico, Roma. LA FAVOLA: SCALETTA E INFO UTILI