Musica e scienze debbono riavvicinarsi, nelle combinazioni sonore c’è la matematica dell’universo

Siamo ancora vittime di un pregiudizio ottocentesco, per il quale il concetto di musica è considerato come campo di attività completamente avulso da quello delle scienze, riprendiamoci gli studi antichi in materia e riscopriamo il concetto di Harmonia di Platone


INTERAZIONI: 1017

Siamo nel ventunesimo secolo, e siamo nel mondo delle reti e dell’elettronica, pronti a convivere con la robotica e con l’intelligenza artificiale. Anche la musica si avvale di tecnologie miracolose e di sistemi sofisticati per la gestione del suono, mentre già funzionano macchine informatiche capaci di comporre da sole musiche e canzoni, sfidando gli artisti in carne ed ossa proprio sul terreno della creatività e del gusto. Eppure proprio sulla musica, a dispetto delle tecnologie d’avanguardia, dei nuovi stili e delle nuove modalità di ascolto, grava un pregiudizio ottocentesco. Le vicende storiche, i fermenti sociali e i processi culturali dell’Ottocento, infatti, hanno influenzato il nostro concetto di musica in modo profondo. Per un verso, lo sviluppo delle scienze e la filosofia positivista hanno diffuso l’idea che i saperi scientifici hanno un ambito e un metodo precisi e circoscritti, del tutto diversi dalla sapienza umanistica e musicale, inevitabilmente incerta, mutevole e soggettiva. Per altro verso, la cultura romantica ha consacrato la figura dell’artista, e del musicista in modo speciale, come quella di un essere ispirato ed umorale, puramente intuitivo, pervaso da un’urgenza espressiva che produce emozioni e che intercetta l’eterea sensibilità del pubblico. Insomma, quel secolo così potente ed influente per tutta la storia e la cultura successiva, ci ha consegnato un concetto di musica come campo di attività completamente opposto a quello delle scienze. L’enorme patrimonio di “scienza musicale” che aveva animato la cultura classica, dove i pitagorici studiavano i rapporti matematici tra i suoni e dove la stessa salute del corpo era affidata alle combinazioni sonore, fu spazzato via e considerato l’espressione di un “pensiero magico” e di una civiltà ancora priva di un sapere scientifico.

Musica e scienze debbono finalmente riavvicinarsi e questa è la sfida lanciata dall’Università di Camerino. Il 17 giugno scorso si è infatti tenuto a Macerata un evento in sinergia tra Musicultura (la rassegna che promuove la nuova canzone d’autore all’interno di un più ampio progetto di valorizzazione della cultura musicale) e la prestigiosa Univeristà marchigiana, che vuole mettere a confronto i diversi saperi per suggerire nuovi percorsi multidisciplinari. La separazione netta degli ambiti disciplinari – è stato detto nel corso dell’incontro- ha imposto l’idea che la musica sia un fatto puramente estetico, e ci ha portati a trascurare alcune evidenze clamorose. Le regole che presiedono al ritmo, alla melodia e all’armonia sono di tipo matematico, l’effetto della musica sul corpo e sulla mente esiste per mezzo di reazioni chimiche, la nostra stessa conoscenza del mondo avviene sulla base di esperienze sonore, dal battito cardiaco al flusso del sangue fino si paesaggi sonori nei quali viviamo, apprendiamo le cose del Mondo e costruiamo la nostra vita di relazioni.

Tema della giornata è stato per l’appunto il rapporto fra musica e chimica, introdotto con una breve conferenza dal Rettore dell’Università di Camerino, Claudio Pettinari. L’idea che si vuole promuovere è che l’ascolto della musica e l’interpretazione dell’universo sonoro sono tutt’altro che un diversivo, sono piuttosto una funzione vitale, come mangiare, dormire, sognare. L’uomo può essere compreso, curato, reso felice se lo si guarda nella sua interezza e non nelle sue componenti separate che lo “leggono” come un fenomeno fisico, o chimico, o biologico, psicologico, sociologico o spirituale. Del resto, il filosofo Edgar Morin sostiene che le scienze specialistiche, la separazione dei poteri, non aiutano a comprendere la complessità dei problemi e la globalità del mondo contemporaneo. C’è dunque un percorso da fare per risalire la china, per riportare le scienze esatte a contatto con la musica e la musica a contatto con le scienze. Lo si deve fare in modo sistematico ma anche in modo simbolico e creativo, attraverso happening, provocazioni, e un attivismo nello stile “guerrilla” che preveda incursioni improvvise della musica nei contesti e nei luoghi solenni delle scienze. Non a caso al centro dell’incontro di Macerata è stata la performance del rapper Moreno, che si è esibito in un freestyle basato su parole e formule tratte dalla chimica, mentre un programma di eventi analoghi è già pronto per i prossimi mesi. La sfida, insomma, è quella di promuovere un’idea olistica di uomo e di felicità. Del resto, per definire l’insieme complicato di forze, sostanze e reazioni che regolano l’esistenza del corpo, Platone usava un termine del lessico musicale, la parola “harmonia”.