Cosa abbiamo fatto? Forse questa è la frase che riecheggerà nelle nostre menti dopo il finale di Chernobyl, la serie rivelazione di quest’ultimo scorcio di stagione televisiva. Negli Usa il percorso a ritroso dello show si è concluso proprio ieri sera mentre in Italia prenderà il via il 10 giugno prossimo cambiando i volti degli spettatori e riaprendo una ferita che da sempre è stata quasi nascosta in difesa dell’operato dell’uomo che non è sempre perfetto e che ha segnato con tragedie immani la sua storia.
Sembra che sia arrivato il momento di fare i conti con questo doloroso passato e sicuramente Chernobyl ha rappresentato la lucidità giusta per farlo senza mai scadere nell’ovvio e puntando su un raccapricciante racconto fin troppo reale.
Tutti conoscono e sanno quello che è successo a Chernobyl ma nessuno è andato fino in fondo come in questo caso portando sullo schermo dinamiche, fatti e protagonisti come ha fatto la miniserie HBO che ha tentato fin da subito di regalare al pubblico una narrazione di un certo livello in grado di rappresentare l’orrore di quell’evento.
Un’angosciante efficacia ci ha travolti in queste settimane permettendo alla serie di raggiungere notevoli punteggi da parte dei patiti delle serie che l’hanno addirittura posizionata ad un livello più alto di rivali come Il Trono di Spade o Breaking Bad. Il peso delle bugie da una parte e l’ingenuità di un popolo che scambiò l’esplosione addirittura per un “romantico” fenomeno naturale ignaro che da lì a poco le loro vite sarebbero cambiate per sempre.
Quel maledetto 26 aprile del 1986 torna protagonista assoluto nel finale di Chernobyl con la testimonianza di Legasov al processo di quelli ritenuti responsabili dell’incidente con tanto di resoconto dettagliato di quei momenti che hanno preceduto l’esplosione, gli errori fatti e le verità omesse che hanno cambiato il destino di tutti.
Lo stesso creatore di Chernobyl, produttore esecutivo e scrittore Craig Mazin, si è “confidato” con EW dopo il finale di stagione di ieri raccontando i dettagli della sua serie e quale storia, tra quelle raccontate, lo abbia più colpito:
“La più difficile da scrivere, quella che mi ha ferito di più, è stata quella di Lyudmilla Ignatenko e suo marito, Vasily Ignatenko [che è stato uno dei primi vigili del fuoco sulla scena la notte del disastro], perché è davvero sconfortante. […] Lei è una persona che è sopraffatta dall’amore e per questo non poteva immaginare di non stare accanto a questa persona per la quale aveva gettato via tutta la sua vita … il mio compito era quello di ritrarla in un modo che non mi sembrava di esasperarlo, ma di lasciare che la gente lo vedesse per quello che era e sperando che lo capisse”.
Adesso toccherà al pubblico italiano scoprire i dettagli di un episodio della storia che non va cancellato per non ripetere gli stessi, terribili, errori.