Dave Grohl voleva spremere la casa discografica dopo Nevermind dei Nirvana: “Mai visti tanti soldi prima”

L'ex batterista trascorse un'intera estate a mangiare pulled pork e riuscì a portare Kurt Cobain nel più prestigioso ristorante di carne


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“Nevermind” dei Nirvana ha fatto lo stesso lavoro di “Thriller” di Michael Jackson e “Space oddity” di David Bowie: ha diviso la storia della musica in due parti. Dopo “Never mind the bollocks” dei Sex Pistols e “Disintegration” dei Cure, la musica alternativa trovava nuova linfa e nuova voce per arrivare al pubblico del mondo mainstream e accreditarsi come cambiamento. C’è un prima e c’è un dopo “Nevermind”, e dalla parte del “dopo” troviamo Dave Grohl, il polistrumentista che sedeva dietro la batteria della storica band di Kurt Cobain e che dopo la tragica morte del frontman ha dato vita ai Foo Fighters, tra gli ultimi progetti in grado di tenere alta l’attenzione sugli anni ’90.

“Nevermind” dei Nirvana fu un successo commerciale senza precedenti, e proprio quel successo decretò il crollo dell’entusiasmo che portò Kurt Cobain a sentirsi sempre più schiavo del sistema discografico. Quel successo è ancora nei ricordi di Dave Grohl, che durante un incontro con Adam Repoort del magazine Bon Appetit di taglio culinario, ha raccontato tutto il suo stupore di quella volta in cui si ritrovò con tanti soldi ottenuti dalle vendite del disco.

Da quel momento in poi fece di tutto per spremere la casa discografica e acquistò una casa nel North Carolina, a Nogs Head. I suoi eccessi più grandi furono le grandi abbuffate di “pulled pork”, la carne di maiale alla brace, che consumò per tutta l’estate del 1992 una volta scoperta l’utilità del barbecue. Non era tutto, perché la sua stretta alle tasche della Geffen Records continuò negli anni successivi quando addirittura portò la band a uno dei ristoranti di carne più prestigiosi. Kurt Cobain era vegetariano e inorridì quando vide che in quel locale era possibile scegliere la parte dell’animale da consumare in un album a colori.

“Nevermind” dei Nirvana divenne un nuovo status per una band abituata a suonare in piccoli locali e nelle cantine, e il successo discografico investì i tre giovani ragazzi che arrivarono a fare sold out e a ritrovarsi sommersi di denaro, tanto da spingere Dave Grohl a ricercare gli eccessi nel cibo pur di vuotare le casse della Geffen.