Patrick Dempsey racconta il suo ruolo più oscuro: “Per La Verità sul caso Harry Quebert 5 ore di trucco al giorno”

Patrick Dempsey, ex star di Grey's Anatomy, debutta nel suo ruolo più ambiguo con La Verità sul caso Harry Quebert, in onda in Italia dal 20 marzo


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Dal 20 marzo, su Sky Atlantic in prima serata, debutta anche in Italia La Verità sul caso Harry Quebert, la prima serie di Patrick Dempsey dopo la lunga militanza in Grey’s Anatomy.

L’attore è protagonista dei dieci episodi del thriller sentimentale diretto da Jean-Jacques Annaud, regista di Sette anni in Tibet e premio Oscar per Bianco e nero a colori, in cui interpreta il letterato e professore universitario Harry Quebert accusato, trent’anni dopo i fatti, dell’omicidio di un’adolescente con cui aveva avuto una relazione proibita, Nola Kellergan.

Adattamento dell’omonimo best seller di Joel Dicker, che ha partecipato alla stesura della sceneggiatura, la serie ha ottenuto ottimi ascolti nel Regno Unito e in Francia: ora sbarca in Italia, con un episodio a settimana su Sky Atlantic da mercoledì 20 marzo alle 21.15.

Per l’occasione, il magazine Sky Life ha intervistato Patrick Dempsey facendosi raccontare qualche dettaglio su questa prima esperienza nella serialità dopo l’addio al personaggio di Derek in Grey’s Anatomy, morto al termine dell’undicesima stagione. Per l’attore era tempo di andare avanti con la sua carriera, anche se sarà sempre riconoscente a quel ruolo che gli ha regalato la fama internazionale aprendogli molte strade (è stato anche il protagonista del film Bridget Jones’ Baby).

Grey’s è stata un’esperienza incredibile che ha segnato la mia persona e la mia carriera e a cui sarà sempre grato ma era arrivato il momento di fare qualche altra cosa. In fondo abbiamo una vita soltanto ed è giusto cercare di sfruttarla al meglio.

Con la trasposizione televisiva del romanzo di Dicker è arrivata l’occasione di interpretare un ruolo “oscuro, più ambiguo“, perfetto per l’attore che aveva proprio intenzione di cimentarsi col genere thriller. Dempsey ha definito l’esperienza de La Verità sul caso Harry Quebert molto diversa dalla precedente, perché il regista Annaud è “un uomo d’altri tempi, rinascimentale direi“, al punto che non c’è stato quasi bisogno di confronto sul set perché ha inteso subito come voleva che fosse interpretato il suo personaggio. Quello dell’affascinante e misterioso Quebert, apparentemente innocente e pure a tratti potenzialmente colpevole, è stato un ruolo difficile da rendere sullo schermo, anche perché, essendo la serie ambientata su due livelli temporali diversi (quello della scomparsa di Nola Kellergan e quello presente, trent’anni dopo), Dempsey si è dovuto sottoporre ad estenuanti sedute di trucco per invecchiarsi notevolmente.

I truccatori hanno fatto un lavoro davvero perfetto. Certo, per ottenere quel risultato a me è toccato stare fermo, ogni giorno, per cinque ore e mezzo.

Ed ecco il risultato della trasformazione nel promo della messa in onda italiana.