In Suburra 2 la lotta per il potere è donna e Livia Adami è la chiave di tutto (recensione in anteprima, no spoiler)

La componente femminile diventa centrale in Suburra 2, con Livia Adami al centro dei primi due episodi: la recensione della nuova stagione della serie Netflix


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Oscura come la prima stagione, ma dall’intreccio sempre più fitto e declinato al femminile: Suburra 2, disponibile su Netflix dal 22 febbraio, riprende a raccontare gli intrecci criminali tra politica, mafia romana e siciliana, Vaticano e criminali comuni che operano per collegare questi mondi in una “terra di mezzo“, per dirla alla Carminati nelle carte del processo di Mafia Capitale.

L’importanza della zona grigia in cui si fanno affari perlopiù illeciti – già evocata alla fine della prima stagione, quando il candidato sindaco Cinaglia la descrive plasticamente mentre contempla la città con l’ormai socio in affari Samurai – diventa sempre più evidente in questa seconda stagione in cui l’affare per la costruzione del porto di Ostia deve ancora essere concluso. E gli interessati sono sempre gli stessi: il “Re di Roma” Samurai (Francesco Acquaroli) che muove le fila della criminalità locale e si infila nelle stanze del potere politico con una rete di corruzione oliatissima, Aureliano Adami (Alessandro Borghi) che col suo clan gestisce lo spaccio di droga ad Ostia dopo essere succeduto al defunto padre e alla sorella Livia (Barbara Chichiarelli) scappata da Roma, la famiglia degli Anacleti ora orfana di Manfredi e gestita dalla madre.

Il primo episodio di Suburra 2, presentato alla stampa insieme al secondo il 20 febbraio alla Casa del Cinema di Roma alla presenza del cast, riparte tre mesi dopo il finale della prima stagione: siamo al primo turno delle elezioni comunali capitoline e la lista di Cinaglia (Filippo Nigro), che si presenta da indipendente, conquista un lusinghiero risultato grazie alla campagna elettorale foraggiata da Samurai e dai capitali della mafia siciliana, diventando ago della bilancia per il successivo ballottaggio tra i due candidati di destra e di sinistra. In questo clima di incertezza politica, Samurai deve ancora ottenere da Aureliano Adami i terreni di Ostia su cui avviare il cantiere del porto, mentre su quelli del Vaticano Sara Monaschi (Claudia Gerini) riesce ad implementare la sua nuova attività, una cooperativa solidale che accoglie i migranti, settore su cui spera di lucrare enormi cifre in termini di rimborsi dello Stato (anche qui, Mafia Capitale insegna).

Ma Aureliano è in enorme difficoltà: gli affari sulla piazza di spaccio di Ostia vanno male e la fuga di Livia dopo l’omicidio di Isabel lo rendono bersaglio di Samurai. Apparentemente fuori dai giochi gli Anacleti, con Alberto “Spadino” (Giacomo Ferrara) che prova ad ottenere il comando della famiglia e dei suoi affari visto che il fratello Manfredi è sempre in coma, ma dovrà fare i conti con sua madre che ha perso la fiducia in lui: dopo aver raggiunto ormai una consapevolezza della propria omosessualità, non più repressa anzi vissuta con piacere, troverà una complice in sua moglie Angelica pronta a coprirlo. E infine Lele (Eduardo Valdarnini) è l’emblema del cambiamento solo apparente, perché dalla palude della Suburra non si esce: in soli tre mesi, subentrando al padre morto per mano di Aureliano, entra in polizia e diventa viceispettore, ma scopre ben presto che anche dietro la sua carriera in divisa c’è la mano di Samurai che lo costringe a vivere sotto eterno ricatto.

Quel che colpisce dei primi due episodi di Suburra 2 è come i personaggi siano diventati sempre più tridimensionali, con caratteri sempre più accentuati e sottolineati anche dai cambiamenti fisici: c’è la solitudine di Aureliano, ormai senza più nessuno al suo fianco, che fa il paio col nervosismo di Samurai stretto tra i criminali da gestire e la politica con cui trattare ormai alla pari e non più soltanto da burattinaio, la smania della Monaschi di riconquistare una posizione di potere e un cinismo inatteso di Cinaglia che si è trasformato da politico idealista a corrotto e corruttore.

Ma l’aspetto preponderante dei primi due episodi è soprattutto la declinazione al femminile della lotta per il potere: la madre di Spadino inizia a trattare direttamente con Samurai al posto dei figli, Angelica trova la sua centralità nella famiglia Anacleti riuscendo a raggiungere il suo obiettivo grazie alla complicità con Spadino, mentre Nadia (Federica Sabatini), una giovane aspirante boss locale di Ostia, si prepara a dare filo da torcere ad Aureliano che le ha ucciso il padre.

E a proposito di componente femminile, in questa seconda stagione è Livia Adami la chiave di tutto: senza la sua firma i terreni di Ostia non possono essere inglobati con quelli acquistati dal Vaticano e il porto destinato a diventare un enorme crocevia dello spaccio locale non può essere realizzato. Scomparsa da Roma, Livia torna per provare a riconquistare la fiducia di Aureliano, ma diventa bersaglio di tutti perché dalla sua firma dipendono i destini del territorio di Ostia. Il personaggio interpretato da Barbara Chichiarelli, considerata la vera rivelazione della prima stagione, è quello che riserverà più sorprese in quest’inizio di stagione e sarà protagonista di una svolta inattesa e potente già nel secondo episodio, con un evento destinato a cambiare il corso delle alleanze, riportando Aureliano, Lele e Spadino nelle condizioni di dover combattere ancora dalla stessa parte.

Suburra 2 parte con due episodi da un lato carichi di tensione drammatica e dall’altro fortemente contemporanei, perché ricchi di riferimenti all’attualità come il business delle cooperative per la gestione delle strutture di accoglienza per i profughi. E promette molta più azione rispetto alla prima stagione, stando a quanto affermato dai due registi Andrea Molaioli e Piero Messina in conferenza stampa. Tutti i dieci episodi sono disponibili su Netflix dal 22 febbraio.