Sanremo 2019, le mie pagelle: la canzone di Ultimo è orecchiabile. Ma lo era pure Pulcino Pio

I voti alla terza serata del Festival di Sanremo


INTERAZIONI: 1060

Ferdinando Salzano: 10

Ferdy, a ‘sto giro t’è sfuggita la mano. Pure Venditti, Raf, Tozzi, Ornella Vanoni, Alessandra Amoroso ci hai infilato. Peggio della Germania che bullizza il Brasile alla finale dei mondiali, cazzo. Lascia agli altri almeno il goal della bandiera.

Claudio Baglioni: 2

Vederlo duettare con Rovazzi e solo dopo omaggiare con Serena Rossi Mia Martini fa pensare che più che il dirottatore artistico, ormai, sia il distratto artistico. Che brutta fine.

Bisio e Virginia Raffaele: 5

Oggi dovevano fare meglio, perché il Festival perde ascolti e oggettivamente stanca. E anche per oggi sarà domani.

Mahmood: N.C.

A me la sua canzone piacerebbe pure, ma siccome la sua casa discografica ha emesso una fatwa nei miei confronti, reo di aver chiesto chi cazzo fosse l’A&R posto a capo di tutti i suoi colleghi, al secolo Jacopo Pesce, preferisco non scriverne. Non sono mica io a dover fare Sanremo per farmi promozione. La domanda, per altro, resta senza risposte.

Enrico Nigiotti: 7,5

Ora a Enrico Nigiotti non rimane altro da fare che saltare definitivamente la staccionata e provare a diventare un cantautore e basta, lasciando da parte i talent, il pop radiofonico e tutto il resto. Partendo proprio da qui. Da una canzone che parte da lontano ma che indica una precisa strada per il futuro. Buon viaggio.

Anna Tatangelo: 7,5

Mi ripeto, Anna Tatangelo ha una gran bella voce. E la sa usare con precisione, non solo tecnica ma emotiva, passaggio da non sottovalutare. Che sia dotata di una gran bella voce la canzone ce lo fa ben capire, scritta proprio per esaltarne estensione e colori. A me piacerebbe vederla meno classica, più spregiudicata, mettersi in scena anche fisicamente, l’ho già scritto, ma riconosco che questo pop qui lo sa fare bene. E visto che è giovanissima, a fare la svolta di cui sopra fa sempre in tempo. Brava.

Ultimo: 4

La canzone è orecchiabile. Ma lo era pure Pulcino Pio. E onestamente di quel che pensa il pubblico, che che ne dica Amadeus o chi che sia, me ne frega meno di un cazzo. La canzone è orecchiabile ma è vecchia nella struttura, vecchia nella linea melodica, oltre che vecchia anche banale, e vecchia nell’arrangiamento. Un netto passo indietro, e non è che partisse dalla vetta dell’Everest.

Francesco Renga: 7

Superati i cinquant’anni Francesco Renga torna alla canzone melodica, suo cavallo di battaglia nella prima parte della sua carriera solista, con una canzone che racconta della sua vita, delle sue aspettative, delle sue radici, della sua voglia di essere felice. Se vi sembra poco.

Irama: 5

Sciogliamo le riserve. La canzone di Irama, evidentemente pensata per un pubblico giovanissimo, ma su un tema complesso e complicato come l’incesto non gira. Cioè, funziona musicalmente, bella paracula con quel coro gospel che fa tanto “emozioniamoci”, ma è il testo a non reggere. Ci vuole poesia per affrontare certi discorsi, e Irama non è un poeta.

Patty Pravo e Briga: 4

Oggi che il pianista non è andato né a pisciare né a fumare abbiamo sentito bene la canzone. Domani faremo bere molta acqua Uliveto al pianista.

Simone Cristicchi- Abbi cura di me: 8,5

Le quotazioni di Cristicchi stanno salendo. Giustamente. Perché quando ha scritto questa canzone, infilando a ogni strofa un aforisma, mettendo solo le parole giuste al posto giusto, ha tirato fuori un gioiello per niente fragile, come i diamanti. Una ballata che lascia il segno, e noi di questo siamo fatti, dei segni che la vita ci lascia addosso, comprese le canzoni.

Boomdabash- Per un milione: 3

Lu fuecu, lu sole, lu Salentu, li due cugliuni sfasciati da stu reggae.

Motta- Dov’è l’Italia: 7,5

Poche parole. Anche piuttosto vaghe. Ma che messe li, una dietro l’altra, dicono molto di cosa siamo e cosa non siamo noi oggi. Potenza del talento naturale di Motta, e di quella sua attitudine splendida. Non più ventenne e quindi assai maturo.

Zen Circus: 7,5

Tante, tantissime parole. Complesse. Articolate. Ricercate. Appino style. Una marcetta, che di marziale ha la impietosità con cui ci pone di fronte a quel che siamo diventati, e sentirla dopo Motta credo abbia creato un bello spaesamento al pubblico sanremese. Ci voleva una ventata di nuovo, e non l’ha certo portata Achille Lauro.

Nino D’Angelo e Livio Cori: 6,5

Non mi è chiarissimo a chi serva di più questo Sanremo. Se a Nino D’Angelo, che dopo essersi sdoganato col grande pubblico grazie a un percorso affrontato con dedizione e fatica ora vuole piacere anche ai più giovani. O se a Livio Cori, che vuole provare a esserci, senza dover per forza giocare sul dubbio “sarà o non sarà Liberato”. Nei fatti la canzone regge, anche se Nino da due giri a Livio, forse anche tre. Moderna ma anche antica.

Antonello Venditti: 7

Vivere nel passato potrebbe non essere una gran cosa, se il passato non fosse un posto costellato di belle canzoni, parte fondante del nostro patrimonio culturale. Bene Venditti che si guarda alle spalle, lui almeno superospite lo è.

Alessandra Amoroso: 4

Alessandra Amoroso superospite a Sanremo ahahahahahahha

Raf e Tozzi: 6

La sufficienza non possiamo negargliela, per quel che hanno scritto e hanno cantato nel tempo. Ma le voci non reggono e poco mancava che facessero Meu amigo Charlie Brown per fare il trenino e il count down per l’arrivo dell’anno nuovo.

Fabio Rovazzi: 5

Mah.

Serena Rossi: 8

Provateci voi a essere credibili mentre cantate Almeno tu nell’universo nella versione di Mia Martini. Magistrale.