Sanremo 2019, le mie pagelle: il voto più alto a Salzano, i peggiori a Baglioni, Nek ed Einar

I miei voti alla prima serata della sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo


INTERAZIONI: 1169

Ferdinando Salzano: 10

Finito suo malgrado al centro dell’attenzione Salzano fa spallucce e porta a casa tutto quello che aveva previsto, Sanremo e tutto il cucuzzaro. Magistrale.

Claudio Baglioni: 3

Il cast, non fosse stato assemblato in quel modo lì, meriterebbe, ma il suo silenzio imbarazzante è appunto imbarazzante. Vergogna.

Bisio e Virginia Raffaele: 5

Sui social dicono che sono stati peggio di Favino e la Hunziker, più legnosi. Non sapevamo che esistessero così tante sfumature di legno.

Francesco Renga- Aspetto che torni: 7

Renga torna a fare l’ometto. Di colpo, tra un Troppa luce e l’altro, torna a parlare di cose da adulti. Brano non eccezionale, ma sicuramente interessante, che ben lascia pensare a quel che arriverà anche col nuovo album. Oggi ha dato poco, un 60%. Comunque Bentornato.

Nino D’Angelo e Livio Cori- Un’altra luce: 6,5

Gli Almamegretta li abbiamo avuti. Liberato pure. Quindi siamo in zona cover band e magari ci si poteva aspettare altro. Poi, chiaro, c’è assai di peggio, eh. Diciamo carina.

Nek- Mi farò trovare pronto: 2

Nek dice che si farà trovare pronto, ma in amicizia gli direi di non farsi trovare proprio, perché quelli che lo apprezzano per la sua voce e il suo essere un bravo musicista, se sentono questa canzonaccia, je menano.

The Zen Circus- L’amore è una dittatura: 7,5

Bella canzone fuori contesto. Che per scrittura in mezzo alle ventiquattro sanremesi spicca, non sola ma neanche nella folla. Una canzone mondo che parla dell’oggi con una lingua ricca che non è esattamente quella d’oggi, per fortuna.

Il Volo- Musica che resta: 7

Mi ripeto, se l’Italia vuole avere una chance di vincere Eurovision è su di loro che deve scommettere. Io non sono Eurovision, e pur riconoscendo esattamente dove il loro progetto sta guardando vorrei sentirli cantare qualcosa di meno classico. Comunque su quel palco ci stanno benissimo.

Loredana Bertė- Cosa ti aspetti da me: 7

Se Renga è tornato, Loredana è stratornata. In gran forma fisica, in ottima forma vocale, con un brano che la esalta che, miracolo, dal vivo rende più che su disco. Bella.

Daniele Silvestri e Rancore- Argento vivo: 10

Canzone incredibile, che riesce in quattro minuti a raccontare l’adolescenza, la difficoltà di capirla, la difficoltà di essere capìti, dal punto di vista di un padre, dal punto di vista del rancore di un ragazzo. Un capolavoro assoluto.

Federica Carta e Shade- Senza farlo apposta: 5.5

La mia televisione è in ostaggio dei miei figli. È dentro a fianco delle repliche dei telefilm di Ariana Grande ci vivono Shade e Federica Carta.

Ultimo- I tuoi particolari: 5

Mi ripeto Zarrillo cantato da Tiziano Ferro. Lui si sa muovere bene, e canta bene, ma la canzone è un po’ paracula e si fa dimenticare presto, spero. Facci sentire altro.

Paola Turci- L’ultimo ostacolo: 9

Dopo il primo ascolto ho scritto che a sentirà Paola Turci cantare questa canzone verrebbe da innamorarsi di lei, ci si innamorasse delle voci. A vederla e sentirla dall’Ariston, beh, ci si innamora e basta. Davvero un capolavoro, lei, la sua voce e la sua presenza. Molto bella e forte la canzone.

Motta- Dov’è l’Italia: 8

Se rinasco voglio essere come Francesco Motta. Uno che non ha paura di dirsi felice, benché la felicità non faccia vendere, non ha paura di piangere e soprattutto non ha paura di scrivere canzoni che partono da dentro, sia cuore o stomaco e arriva dritta in faccia. Bravo, Francė.

Boomdabash- Per un milione: 4

Per un milione non li ascolterei, figuriamoci gratis.

Patty Pravo e Briga- Un po’ come la vita: N.C.

Canzone interessante, interpretazione meno, forse per i problemi tecnici che hanno creato disagi all’inizio. A noi Patty con Briga non convince, ma aspettiamo di sentirla in maniera più consona per dire.

Simone Cristicchi- Abbi cura di me: 8

Emozionante. Lui e la canzone. Preghiera intensa, parte lenta e poi ti prende il cuore e se lo tiene in ostaggio. Parla di massimi sistemi, ma con la lingua che solo i poeti sanno maneggiare. Tocca avere cura di artisti come lui.

Achille Lauro- Rolls Royce: 5

Al primo ascolto questa cover di 1979 degli Smashing Pumpkins entusiasma. Al secondo un po’ meno. Al terzo ha già rotto i coglioni. E siamo solo a martedì.

Arisa- Mi sento bene: 7

A differenza di Achille Lauro la canzone di Arisa è un diesel, strano perché il brano è in parte ballabilissimo, che conquista a ogni ascolto. Vogliamo però vederla ballare. Adesso.

Negrita- I ragazzi stanno bene: 7

I ragazzi sono sempre tosti. Mangiano il palco e lo fanno portando una canzone che parla dell’oggi con una lingua che arriva dritta a tutti. Rock come attitudine, nonostante un ritmo non troppo incalzante. Riconciliano con l’idea di fare musica con sudore e sangue. Grandi. Sempre.

Ghemon- Rose viola: 7,5

Quando si dice un artista di classe e caratura. Ghemon c’è, come certe scritte sui cartelli dell’autostrada, e c’è con una canzone sensuale, moderna, contemporanea. Solido, se la solidità fosse una parola capace di trasmettere anche la leggerezza che Ghemon, coi suoi toni cupi, comunque porta sempre con sé. Solido, appunto.

Einar- Parole nuove: 2

Se serve usane anche di vecchie, Einar, perché quelle nuove usate per non dire un cazzo non è che siano così esaltanti. Ha vinto Sanremo Giovani ma è il più vecchio di tutti, anche più del Festival.

Ex- Otago- Solo una canzone: 4

Per fortuna, che se erano due era da spararsi sui coglioni.

Anna Tatangelo- Le nostre anime di notte: 6,5

Anna ha una gran bella voce, che usa per cantare canzoni che ne mettono in risalto le sfumature. A mio avviso potrebbe e dovrebbe osare di più, ponendosi in un segmento di mercato che non esiste, in Italia, quello di Lady Gaga. Stavolta va sul classico, con onestà. Ma non mancherò di dirglielo, visto mai…

Irama- La ragazza con il cuore di latta: N.C.

Certi temi necessitano le parole giuste e la credibilità giusta per essere raccontate. La prova di Irama sul palco, con tanto di coro gospel mi ha messo dubbi a riguardo. Qualcosa non mi ha convinto, forse proprio perché raccontata così di colpo questa storia è diventata artificiosa, meno diretta, magari non meno sincera ma meno diretta. Sospendo il giudizio, per rispetto a chi in questo tema è incappato e anche verso Irama stesso. Vediamo al secondo passaggio.

Enrico Nigiotti- Nonno Hollywood: 7

Bravo Enrico. Bella canzone che ti indica la strada che devi intraprendere. Quella del cantautorato. Sempre non abbandonando quella livornesità che tanto ci piacciono, ma con qualcosa di importante da raccontare. Maturo.

Mahmood- Soldi: 7

Il vincitore della seconda serata dedicata a Sanremo Giovani arriva per ultimo sul palco dell’Ariston, quando le prime luci dell’alba illuminano il mare. Peccato, perché ha una canzone che sicuramente convincerà i più giovani, già a scuola durante la sua esibizione. Un brano urban fresco, con i suoni più moderni tra quelli sentiti fin qui. Destinato a esserci.

Andrea e Matteo Bocelli: 7

Che gli vogliamo dire a uno che ha portato a casa la doppietta primo posto in classifica USA e UK? Bravo. Forse anche troppo. Sembra quasi disumano, caspita. Però bravo.

Giorgia: 9

Giorgia incanta, e giustamente è lì come superospite. Gli altri meno di lei, e tant’è. Giorgia incanta e non le si può non volere molto bene.