Il cancro di Catherine in Grey’s Anatomy, così la storia vera di una sceneggiatrice è diventata fiction

Elisabeth Finch racconta la scelta di mostrare il cancro di Catherine in Grey's Anatomy, sceneggiando la sua storia di malata cronica


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Quando nella prima parte di stagione è emerso a sorpresa il cancro di Catherine in Grey’s Anatomy 15 come ennesimo dramma da affrontare (di recente c’era già stato il tumore al cervello di Amelia), in molti hanno gridato all’ennesima crisi di idee originali, al rischio di raschiare il fondo del barile per far proseguire la saga dei dottori del Grey Sloan Memorial Hospital. Non tutti sanno, però, che la decisione creativa di far ammalare l’ennesimo dottore in Grey’s Anatomy è frutto della volontà di mettere in scena una storia vera che riguarda una delle co-produttrici del medical drama.

Il tumore alla colonna vertebrale di Catherine, che nell’undicesimo episodio è stato rimosso solo al 95% da Amelia e Koracick con un intervento all’avanguardia, è lo stesso che affligge Elisabeth R. Finch, sceneggiatrice dell’episodio in questione.

Alla Finch è stato diagnosticato a trent’anni un raro cancro alle ossa, col quale ancora oggi continua a convivere: proprio la necessità di affrontare la malattia cronica è quello che il team di sceneggiatori ha voluto mettere in scena in Grey’s Anatomy. Per stavolta, il personaggio non è miracolosamente guarito dal cancro attraverso un’operazione di chirurgia avanzata, ma dovrà continuare a combattere col suo male per il resto della vita. Un’importante realtà, quella delle malattie croniche, che affligge molte persone ma viene raccontata pochissimo: Grey’s Anatomy ha voluto mostrarla con la storia di Catherine, ispirata a quella della Finch.

Parlando a ETOnline, la co-produttrice ha spiegato perché ha trasformato la sua dolorosa vicenda clinica in una storyline destinata a continuare proprio per mostrare come si convive con una malattia del genere. La decisione di portare in scena un dramma così personale è maturata grazie alla consulenza della showrunner Krista Vernoff.

Krista mi si avvicinò e disse: “Perché non scriviamo una storia a riguardo? Perché non scriviamo una storia su qualcuno la cui esperienza rispecchia la tua, qualcuno che vive con il cancro più o meno in una condizione cronica?”. Era qualcosa che non avevamo mai visto in tv prima. Poiché la mia malattia è cronica, sono considerata una persona con disabilità, ma ogni volta che vediamo storie di cancro, sono casi di vita o morte, c’è molto poco in mezzo. Ero molto interessata a raccontare una storia in cui qualcuno ci vivesse giorno per giorno e avesse ancora una vita piena di amici sani, una vita lavorativa, vita amorosa. Vedremo Catherine andare avanti e affrontare la guarigione e vedere come è, come si sente dopo un mese, dopo sei mesi, dopo un anno, sia emotivamente che fisicamente. Vediamo una persona che sta vivendo con il cancro in televisione. Ogni due mesi vengo buttata in uno scanner qua e là, devo andare ogni tanto agli appuntamenti coi medici, e nel mezzo, ho un lavoro a tempo pieno, una famiglia che amo, amici che amo e una vita piena. E anche Catherine. Non è finita.

La Finch ha condiviso la sua esperienza con i colleghi nei cinque anni in cui ha lavorato al medical drama e sceneggiare una trama che riguardasse qualcosa di così simile alla sua storia è stata una sorta di catarsi.

Ero riluttante a parlare del mio cancro, a scrivere una storia sulla mia esperienza personale. Sono sempre stata molto aperta con gli sceneggiatori. Sono qui da cinque anni e mi hanno visto attraverso ogni fase della mia malattia. Ma quando si è trattato di filtrarlo in un episodio di Grey’s, non ero abbastanza certa di cosa volessi dire o di come volevo dirlo finché non ci fu un momento nella stanza degli scrittori, in cui stavo avendo una conversazione casuale su quanto odiassi il linguaggio che circonda il cancro, quanto sentiamo le parole “vincere”, “perdere”, “ha perso la sua battaglia”, “dobbiamo combattere”, “dobbiamo battere questo”. Non assomiglia affatto alla mia vita. Scrivere è stato molto semplice per me perché tendo a separare o non riconoscere quanto di me stessa sto mettendo nelle storie. (…) Ma verso la fine delle riprese, quando Catherine si sveglia ed è grata, quando tutti anticipano la sua delusione, la sua paura, la sua rabbia o la sua devastazione, e li guarda e sono tutti devastati, e lei dice: “No, questo è motivo di festa! Continuo a vivere!”. E Catherine inizia a elencare tutte le cose belle della sua vita che lei sperimenterà. Mi sono seduta lì e l’ho sentito più e più e più volte, ed è stata la prima volta che mi ha toccato perché era la prima volta che vedevo una versione riflessa di me. Non avevo mai visto niente che parlasse di cancro nel modo in cui l’avevo vissuto, non in nessun film, non in nessun episodio televisivo o libro. Questo è stato il giorno più difficile da accettare.

La Finch ha confermato anche che Grey’s Anatomy 15 proseguirà nel racconto dei progressi di Catherine, mostrando la sua convivenza con la malattia.

Quando abbiamo iniziato a pianificare questa storia, è stato interessante per me mostrare Catherine nel superare il peggiore degli interventi chirurgici, e poi andare in giro nel mondo normale (…) Penso che normalizzare ciò che è vuol dire essere una persona con una malattia cronica è qualcosa che non vediamo spesso in TV, e Catherine diventa il volto di questo e la sua voce, laddove non sempre è così.

La scelta di terminare l’episodio con Catherine grata per avere ancora l’uso degli arti e dunque la sua abilità di chirurgo, ha aggiunto la Finch a TvGuide, “è il finale più onesto, per quanto riguarda la mia storia“, visto che si tratta di una convivenza con una malattia cronica.

Sono una persona che vive con il cancro. Non sto morendo. Non sono guarita da questo. Ce l’ho ed è parte della mia vita ma non è tutta la mia vita. Questo era ciò che mi interessava raccontare in primo luogo (…) Non si trattava solo di un finale speranzoso, ma di raccontare una versione del cancro che non viene raccontata da nessuna parte.

L’episodio 15×11 ha avuto anche momenti esilaranti, come il ballo in sala operatoria sulle note di Diana Ross per esorcizzare la paura di Catherine: un classico di Grey’s Anatomy quello di mixare leggerezza e dramma.

Abbiamo voluto mescolare quei momenti strazianti con momenti di risate folli e pazza gioia perché quella era la mia esperienza e continua ad essere la mia esperienza. Ci sono giorni in cui le cose non vanno bene e mi sento infelice e poi ci sono giorni in cui le cose sono assurde e io sono incredibile. E ci sono giorni in cui è metà e metà e poi in qualsiasi momento, penso che quei momenti di dolore e di gioia arrivano ad intermittenza e questo vale per sempre. Ho avuto per molto tempo nella mia testa il desiderio di vedere Catherine cantare una canzone mentre stava esaminando lo scanner, perché è così che misuro il tempo nella mia testa mentre sono sotto le macchine per la risonanza magnetica. Canto sempre le stesse canzoni più e più volte e so che una macchina per la risonanza magnetica è composta da tre versioni di questa canzone (…) E come hai mai potuto resistere nel far ballare Debbie Allen sul pavimento della sala operatoria? Chi non vorrebbe quel sogno?! Questa è stata la cosa che ho preferito in tutto il mio lavoro su Grey’s.