Sanremo è un film horror di M. Night Shyamalan e Salmo è il mostro

Sanremo come The Village. Cantantucoli che si affollano, parlatori in spolvero e discografici che non servono. Ma occhio, là fuori nei boschi si aggira il mostro Salmo.


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Era già successo qualche tempo fa. Arriva Sanremo. Inteso come arriva il Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Tutta la discografia si blocca per un paio di mesi intorno al Festival. Anche tre, dai. Si comincia a parlarne costantemente a dicembre, prima quando cominciano a circolare le liste dei nomi dei cantanti che potrebbero finire in gara. Poi quando escono in effetti le liste dei cantanti che sono finiti in gara. Quindi quando si comincia a ragionare su ipotetici duetti, su superospiti, su frizzi e lazzi. Poi si ascoltano le canzoni, questo succede a noi che di canzoni scriviamo. Se ne scrive, sommariamente. Iniziano le prove. I cantanti usano i social per farci sapere come si stanno preparando a. Gli addetti ai lavori usano i social per farci sapere come intendono sopravvivere a. I discografici guardano le serie su Netflix, tanto ormai da anni non contano più un cazzo.

Tutti dicono la propria, in assenza di un Vittorio Sgarbi del settore che, come recentemente è successo in tv durante un talk che lo vedeva ospite con Valentina Nappi, quando è sbottato per quel suo voler parlare di politica urlando alla sua maniera “parla di cazzi, parla di cazzi, parla di cazzi!”. Tutti dicono la propria, non volendo parlare di cazzi, viene quindi da aggiungere, ma in fondo è anche questo il succo del Festival: parlarne.

Nei fatti, però, tutto resta imballato lì intorno, intorno a quel piccolo teatrino di quella ridente, poco, cittadina di mare abitata prevalentemente da pensionati corsi al caldo per svernare. I cantanti guardano a Sanremo tutto l’anno, come se in qualche modo potesse svoltargli la carriera. I cantanti che non vanno in gara, perché si ritengono troppo grossi, guardano lì per far uscire i propri singoli o i propri album, sicuri che il loro promoter li piazzerà tra i superospiti. Quelli che si vedono nei programmi tv pomeridiani e mattutini guardano lì, perché almeno per cinque giorni escono dalle catacombe. Molti colleghi guardano lì, per poter sfoggiare maglioncini pastello o calzetti di Topolino dentro qualche salotto tv e far pensare a chi di musica non capisce nulla di saperla lunga.

Nel mentre, però, la vita vera si svolge altrove, come in The Village di M. Night Shyamalan. E esattamente in quel film lì, dove un intero villaggio viveva isolato dal resto del mondo per proteggersi da quelli che qualcuno aveva pensato fossero pericoli troppo grossi da affrontare, usando una autoalimentata paura di mostri nascosti nei boschi come deterrente per andare a vedere cosa succedeva al di fuori del villaggio stesso, così tutta la discografia e quelli che di musica si occupano, continua a guardare al Festival, inconsapevole che nel mentre, esattamente come qualche anno fa, c’è Salmo che sta spaccando il culo a tutti.

Salmo, non Massimo Ranieri o Fiordaliso. Uno che da undici settimane si alterna al vertice della classifica, mandando a casa gente che sulla carta nei vertici della classifica ci sarebbe dovuta stare così a lungo da chiederci la residenza, tipo Mengoni o Ramazzotti. Undici settimane costantemente ai primi posti, quasi sempre al primo, come in questa settimana. Lui coi suoi testi ruvidi e feroci, antisistema. E nel mentre la discografia pensa a che vantaggi potrà trarre dal suo passaggio sanremese Einar, o Fiorella Mannoia, papabile superospite.

Chiaro, a guardare la classifica salta agli occhi la seconda posizione di Ultimo, in quella classifica da cinquanta settimane, esattamente quindi dallo scorso Festival, che vinse nella categoria Giovani. Ma Ultimo è un caso a sé, mix riuscitissimo di Tiziano Ferro e Eros Ramazzotti, ma parlo dell’Eros Ramazzotti da vivo. Lui con quella faccia sempre imbronciata, quel nome da sfigato (Ultimo, mica Primo), che in un momento di haters e rivendicazioni dal basso come questo non può che fare stragi di cuori. Lui coi suoi tatuaggi, le coccole con Fabrizio Moro, quella romanticheria spaccona.

Nei fatti, però, a portare a casa lo scettro, anche questa settimana, è Salmo, e visti i cantanti in gara difficilmente ci sarà un altro Ultimo in questo Sanremo. Certo, ci sarà proprio Ultimo stesso, che con una mossa a mio avviso suicida torna sulla scena del crimine con una canzone decisamente inferiore a quella dell’anno scorso, e ci sarà Achille Lauro, che con una canzone rocknroll e ruffiana corre il rischio di piacere a grandi e piccini. Ma Salmo intanto arriva al Festival dalla vetta della classifica. Classifica che poi settimana prossima ci presenterà Fedez in gran spolvero, e con tutte le telepromozioni che ha fatto, dalle cene ai gratta e vinci, ci mancherebbe pure che non finisca primo in classifica alla prima settimana d’uscita con come unico competitor uno uscito dodici settimane prima, ma è Salmo a dominare, non ci sono storie.

È lui il mostro che si aggira per i boschi tutti intorno al villaggio, quelli che costringono i discografici a vivere come fossero un paio di secoli fa, isolati ma salvi. Ci vorrebbe giusto una ragazzina cieca, pronta a sfidare il nemico e a far saltare tutta questa grande farsa. Ma Sanremo non è un film dell’orrore, almeno non ufficialmente. Quindi prepariamoci a seguirlo da queste pagine, carichi di entusiasmo e senza paure. Tanto poi un paio di settimane dopo che tutto sarà finito in testa alla classifica ci sarà ancora lui, Salmo, e buonanotte ai suonatori.