In forse The Voice of Italy 2019 con Simona Ventura, si farà ma ad una condizione: l’annuncio di Carlo Freccero (video)

In conferenza stampa il neodirettore Freccero di ritorno a Rai2 parla di The Voice of Italy 2019 con Simona Ventura alla conduzione: "Si farà solo se in uno studio Rai"


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In una movimentata conferenza stampa, la prima da direttore di Rai2 bis, Carlo Freccero ha fatto chiarezza intorno ai rumors sul ritorno in tv di The Voice of Italy nel 2019 con Simona Ventura alla conduzione.

Il neodirettore della seconda rete Rai, che ha definito complementare rispetto a Rai1 e alla quale imporrà una sferzata verso l’approfondimento e la satira, ha le idee chiare sul fronte dell’intrattenimento da talent.

Il format di The Voice è molto costoso (ma a suo dire non quanto è trapelato nelle ultime settimane, ovvero un milione di euro a puntata), dunque Rai2 lo rilancerà solo ad una condizione, che si possa puntare su una produzione interna e non appaltarla a società esterne che farebbero ulteriormente lievitare i costi.

Al momento non esiste uno studio libero a Milano, tra quelli di proprietà della Rai, che possano ospitare il programma in modo da ammortizzare una parte dei costi. L’unico che potrebbe essere adatto è quello in cui Amadeus condurrà la nuova edizione di Ora o mai più, che non sarà disponibile prima di metà marzo. Solo se si troverà una location Rai in cui realizzarlo, sarà annunciato l’arrivo in palinsesto di The Voice of Italy 2019 con Simona Ventura in veste di conduttrice, ha spiegato Freccero ai giornalisti.

Simona Ventura la stimo moltissimo e poi fa audience e chiaramente piace ai pubblicitari, ma il programma deve risolvere un problema molto semplice: non ci sono studi a disposizione, quindi si fa solo se troviamo gli studi a disposizione perché è chiaro che appaltare il programma ha costi molto alti (ma non un milione, lo dico subito): i costi medi dei programmi di Rai 2, al netto dei costi interni, sono di €400.000, non mi posso permettere di andare oltre.

La puntualizzazione di Freccero è stata l’occasione per approfondire la questione talent show ben al di là del solo The Voice of Italy, il più sfortunato esempio del suo genere, in onda dallo Studio 2000 del Centro di Produzione Rai di Milano in Via Mecenate con le prime 5 stagioni dal 2013 e con risultati d’ascolto non certo esaltanti soprattutto nelle ultime due edizioni.

Freccero ha ricordato come il trasferimento di alcuni titoli dalla tv generalista a quella satellitare, con costi lievitati per le produzioni e una qualità sempre crescente in termini di cura del prodotto, imponga ora nuovi standard anche alla Rai. Perché un talent non può essere scritto male e realizzato con poche risorse, pena il confronto impietoso con i grandi titoli di Sky.

Il problema fondamentale è il fatto che alcuni programmi sono diventati di proprietà delle tv a pagamento che hanno mezzi incredibili e che hanno fatto dei prodotti di altissimo livello, questo ha cambiato completamente lo scenario: ormai il talent è declinato con una estetica di altissimo livello a differenza del reality (…) oggi un talent se non è fatto secondo quelle linee estetiche e quella scrittura rischia di passare come un povero reality. E questo è un problema molto grosso, è avvenuta una cosa drammatica nella nostra televisione: la tv a pagamento si è impossessata di contenuti della tv generalista e li ha riscritti, il lavoro che ha fatto Sky su X Factor è eccezionale. Oggi il talent è diventato il contenuto Premium: o si fa un contenuto Premium o diventa fiction, come il genere dei reality ibridati con i game. Su questo deve lavorare il servizio pubblico.

Bisognerà attendere i prossimi mesi, dunque, per capire se Rai2 darà l’ennesima nuova possibilità a The Voice riuscendo a contenerne i costi ma a riscriverlo seguendo i nuovi standard degli ultimi anni, pur nel rispetto di un format fisso.