Intrigo internazionale in tv, aspettando l’anno nuovo con Hitchcock e Cary Grant

Alle 20.50 su La7 il thriller sofisticato che è una summa del cinema di Alfred Hitchcock. Tante sequenze entrate nella storia del cinema, da Cary Grant inseguito da un aeroplano al finale con l'eroe inerpicato sul Monte Rushmore dei presidenti americani. Un cult intramontabile.

Intrigo internazionale

INTERAZIONI: 151

Grazie La7, che ci permetti di aspettare l’inizio del nuovo anno in compagnia di Intrigo internazionale (1959), uno dei più deliziosi manicaretti cinematografici di Alfred Hitchcock – il maestro diceva che i suoi film erano “pezzi di torta”, quindi la metafora gastronomica è consentita.

La presenza di Cary Grant, quintessenza di un divismo di sovrana eleganza e distacco ironico, non fa che aumentare il piacere della visione e aiuta subito a definire lo stile del film. Un thriller, come quasi tutti i film di Hitchcock, però in una variante sofisticata da commedia brillante. Un tipo di racconto che ebbe grande successo, tanto da essere replicato infinite volte – in quel giro d’anni, Sciarada, Intrigo a Stoccolma, Arabesque.

Intrigo internazionale nacque come un compromesso: Hitchcock e lo sceneggiatore Ernest Lehman stavano lavorando a un soggetto che si chiamava I giganti del mare, una storia che secondo il regista aveva uno spunto di partenza folgorante – una grande nave da carico che viaggia misteriosamente con un solo uomo a bordo – ma poco altro.

Perciò dirottarono su un’altra idea: “Fu Hitchcock – racconta Lehman – a dire che aveva sognato di fare un film con un inseguimento sul monte Rushmore. Questo fu il punto di partenza per il film. In quel momento nessuno di noi aveva idea di chi inseguisse chi e perché, sulle teste del monte Rushmore”.

A partire da quella suggestione, prese forma lentamente la sceneggiatura: “Lavoravo ancora al soggetto di Intrigo internazionale quando Hitchcock lo stava già girando – continua Lehman –, e seguii la troupe fino a Chicago, e vi lavoravo ancora quando Hitchcock riprendeva la scena del ristorante sul monte Rushmore. Soltanto quando si giunse oltre la metà del film, il soggetto ci sembrò definitivo”. Nel frattempo al film vennero dati vari titoli di lavorazione: North by Northwest, Breathless, persino un incredibile L’uomo sul naso di Lincoln! In mancanza di meglio fu scelto il primo, che in italiano, accentuando l’elemento spionistico, fu trasformato nell’elettrizzante Intrigo internazionale.

Aveva ragione François Truffaut, nel suo celebre libro intervista al regista britannico, nell’individuare in Intrigo internazionale la vera summa del suo periodo americano. La storia è assolutamente hitchcockiana: il pubblicitario Roger Thornhill (Grant) viene scambiato per un certo Kaplan. Il quale, evidentemente, deve essere un tipo poco raccomandabile, dato che Thornhill viene subito sequestrato e quasi fatto fuori. A questo punto, braccato da misteriosi nemici e dalla polizia, non gli resta che fuggire, per cercare di risolvere l’enigma – chi è Kaplan? – e salvarsi la vita.

Intrigo internazionale è costruito come un lungo itinerario, da New York a Chicago al monte Rushmore, durante il quale a Thornhill ne capitano di tutti i colori. Viene accusato erroneamente di omicidio; incappa in una classica bionda sofisticata hitchcockiana, Eva Kendall (Eva Marie Saint), che lo aiuta; incrocia spie e contro-spie; sfida un avversario che ha le fattezze eleganti di James Mason – è una regola fondamentale di sir Alfred, per essere convincente il cattivo deve possedere un fascino all’altezza dell’eroe.

Cary Grant, James Mason ed Eva Marie Saint scherzano sul set di “Intrigo internazionale”.

Nel dipanare l’ingarbugliata matassa, Intrigo internazionale non perde mai di vista il piacere dello spettatore. Il film è pieno di sequenza d’antologia. Ne citiamo solo tre. La scena della casa d’aste, dove Thornhill, temendo di essere ucciso da due scagnozzi, fa offerte assurde, per costringere il banditore a chiamare la polizia e salvarsi la vita (Ernest Lehman riciclò il numero in Intrigo a Stoccolma, dove Paul Newman fa il diavolo a quattro in un club di nudisti!). La sequenza dell’aeroplano che cerca di uccidere Thornhill, citatissima perché Hitchcock la costruisce contravvenendo a tutte le regole dei thriller. Di solito gli incontri equivoci si svolgono di notte in luoghi appartati, lui invece crea la suspense in una scena in pieno sole nel deserto. E poi il finale sul monte Rushmore, con buoni e cattivi che s’inseguono inerpicandosi sul naso di Lincoln, le basette di George Washington, i baffoni di Theodore Roosevelt.

Intrigo internazionale è uno spettacolo impeccabilmente divertente, che quasi ostenta la sua elegante superficialità – eleganza e superficialità, ovviamente non in un’accezione negativa, sono anche le caratteristiche fondamentali che a Cary Grant attribuisce Pauline Kael in un celebre ritratto dell’attore. Qualcosa però non torna. Perché Intrigo internazionale appartiene al periodo in cui Hitchcock firmò i suoi film più complessi e sfaccettati: Il ladro (1956), cupo dramma realista su colpa, delitto e castigo; La donna che visse due volte (1958), vicenda morbosa di un uomo ossessionato che costringe una donna a trasformarsi nell’amata ormai defunta; Psycho (1960), che in quanto a psicopatologia non è secondo a nessuno; Gli uccelli (1963), apocalisse metafisica in cui gli animali si rivoltano contro gli esseri umani; Marnie (1964), storia di una donna traumatizzata, cleptomane e illibata, e dell’uomo che la desidera esattamente per questo.

Come si spiega, in mezzo a questa collezione di personaggi psicologicamente contorti, la presenza di Intrigo internazionale, divertissement all’insegna della leggerezza? E se non fosse un film così leggero? È la tesi di un saggio in chiave psicoanalitica del 1975 dello studioso francese Raymond Bellour, Il blocco simbolico, che aprì la strada a riletture sempre più complicate, e talvolta astruse, del film. Intrigo internazionale, dice Bellour, è un itinerario il cui sbocco è la trasformazione del protagonista. All’inizio Thornhill, benché professionista di successo, è solo un bambinone malcresciuto, succube d’una madre onnipresente e castrante (Jessie Royce Landis). È un immaturo, che non ha ancora capito chi è davvero. Il fatto che gli venga appioppata l’identità del misterioso Kaplan è sintomatico. Perché ora Thornhill è obbligato a scoprire chi è Kaplan, e quindi, sul piano simbolico, a cercare di capire chi è lui stesso.

Bellour interpreta il percorso di Thornhill come una versione moderna dell’Edipo riletto da Freud (e Lacan), dei suoi rapporti con la figura materna e paterna e della dialettica fra desiderio e legge. In buona sostanza, Thornhill deve superare la dipendenza dalla Madre, e freudianamente quel desiderio immaturo che mira al possesso dell’oggetto materno. Solo così potrà finalmente costruire una relazione adulta con una donna (ovviamente Eva Kendall), nella quale il desiderio sia conciliato con la legge (che vieta l’incesto), il cui detentore è il Padre. Per questo il film è tutto costruito come un confronto dell’eroe col fantasma del padre – e Kaplan è un fantasma perfetto, dato che nessuno l’ha mai visto. Risolvere l’enigma dell’identità di Kaplan consentirà a Thornhill di identificarsi con la figura paterna, maturare e giungere a un rapporto sessuale sano, in cui il desiderio sia sottoposto alla Legge del Padre. Se si pensa che anche l’Edipo del mito ha problemi di identità, dato che viene scambiato per qualcun altro, e che pure lui deve rispondere a un enigma – quello della Sfinge – i conti sembrano tornare.

Cary Grant, Eva Marie Saint e Teddy Roosevelt.

Seguendo queste suggestioni, infine, nulla può simbolizzare meglio la “legge del padre” dei quattro presidenti del monte Rushmore. I quali sono sicuramente padri (della patria) e detentori di una legge che hanno contribuito a scolpire, ossia le norme della democrazia americana, che simbolicamente possono ben rappresentare la legge in senso psicoanalitico. Interessante vero? Speriamo solo che tra funzioni paterne e materne, Legge e Desiderio, Freud e Lacan, non vi sia passata la voglia di vedere Intrigo internazionale e di brindare al nuovo anno insieme a sir Alfred Hitchcock e Cary Grant. Siamo certi che a loro dispiacerebbe moltissimo.