La befana vien di notte, il film di Natale con Paola Cortellesi (recensione)

La Befana fa la maestra in montagna. Un insospettabile nemico scopre la sua identità e la rapisce. A salvarla ci pensano gli alunni. Michele Soavi e lo sceneggiatore Guaglianone mescolano fantasy, teen movie anni Ottanta, cartoon. Ma il risultato è da dimenticare.

La befana vien di notte

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È partito bene al botteghino La befana vien di notte, quasi mezzo milione incassato ieri in un giovedì interlocutorio delle vacanze. Il film di Michele Soavi conferma come il cinema italiano, dopo anni di sovraesposizione di commedie, abbia deciso per questo Natale di puntare in altre direzioni.

Il cinepanettone è in soffitta: Natale a 5 stelle l’ha prodotto Netflix, quindi non è in sala, mentre Amici come prima con Boldi e De Sica assomiglia più a una commedia tradizionale. È invece il momento dei generi: il fantasy de La befana vien di notte, appunto; il film di cappa e spada I moschettieri del Re, che punta su un manipolo d’attori capitanati da Pierfrancesco Favino; l’horror Suspiria, il remake di Luca Guadagnino del film di Dario Argento. Le commedie commedie hanno preferito tenersi fuori dai giochi, infatti solo il 10 gennaio arriveranno Attenti al gorilla di Luca Miniero e Non ci resta che il crimine con Gassmann e Giallini.

È un anno interlocutorio per l’industria del cinema, che cerca nuove strade per uscire dall’impasse di incassi e idee. Ben venga il ritorno dei generi. E ben venga quindi La befana vien di notte, di cui dispiace quasi parlare male. Purtroppo non basta la presenza di un’attrice versatile come la Cortellesi, in un film i cui problemi partono dalla sceneggiatura di Nicola Guaglianone. L’autore più felicemente prolifico di questi ultimi anni (Lo chiamavano Jeeg Robot, L’ora legale) stavolta imbastisce un racconto che resta a livello di abbozzo.

L’idea è che la Befana si nasconda sotto le mentite spoglie di Paola, una maestra di scuola. Durante il Natale viene rapita da Mr. Johnny (Stefano Fresi), che ha con lei il dente avvelenato per qualcosa accaduto vent’anni prima. A cercare di salvarla sono i suoi alunni, che ne hanno scoperto l’identità segreta.

La befana vien di notte non va oltre questa embrionale struttura, disegnando personaggi prevedibili d’una storia che si muove tra fantasy e teen movie anni Ottanta, con tanto di biciclette. I ragazzini riproducono la canonica mescolanza di tipi ed etnie: la reginetta della scuola, il bullo che si ravvede, lo sfigato che si emancipa, la ragazzina di colore, il grassottello, il nerd orientale saputello, che pronuncia battute fasulle come “mi si alza la glicemia solo a vederle queste monete di cioccolato”.

Non va meglio col Mr. Johnny di Fresi, a disagio in un carattere anonimo che pesca nel cartoon, non servito da una regia piatta – esemplare la sequenza musical, una serie di piani fissi dell’attore mentre canta e balla che frenano l’azione e spengono qualunque dinamismo.

Nonostante l’ambientazione tra montagne innevate, manca quasi del tutto il senso dell’avventura e del fantastico, sebbene in quella direzione la sceneggiatura cerchi qualche soluzione meno scontata, riempiendo il film di animali, lupi, libellule-droni, travestimenti da dinosauri, che rimandano alla fiaba.

La befana vien di notte resta purtroppo sulla carta, con la musica onnipresente che prova a supplire a quel che manca sul piano visivo, privo di un’autentica fantasmagoria, nonostante gli effetti speciali. Ed è grave, trattandosi d’un film di genere, la mancanza di un vero finale, che lascerà l’amaro in bocca soprattutto al pubblico di riferimento dei giovanissimi.