Piccolissimo omaggio con le rimodulazioni TIM da aprile 2018: così cambiano i piani

Concentriamoci sulle prime segnalazioni da parte del pubblico che vedrà cambiare il costo delle tariffe dal prossimo mese

Problemi TIM

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Ci sono interessanti novità per quanto riguarda le rimodulazioni TIM oggi 28 marzo. Nei giorni scorsi abbiamo osservato l’ultima mossa da parte dell’Antitrust, che ha intimato ai vari operatori di fare un passo indietro dopo aver ufficializzato l’aumento dell’8,6% degli importi da pagare per ciascun rinnovo. Se da un lato la spesa annuale non cambia, passando da tredici a dodici pagamenti totali, è anche vero che l’incremento di costo rispetto ad un anno fa sia evidente, così come la sensazione di un tacito accordo tra le varie compagnie telefoniche in queste settimane.

Quali sono state le reazioni dei singoli operatori dopo la vera e propria diffida dell’Antitrust? Abbiamo già osservato Vodafone, che con un’iniziativa lodevole ha deciso di tenere i vecchi prezzi anche su base mensile per buona parte delle sue tariffe, mentre con le rimodulazioni TIM la storia pare essere diversa. Ci sarà sì una diminuzione dei costi a partire dal prossimo 5 aprile, ma il vantaggio economico per il pubblico sarà davvero minimo.

Secondo le ultime notizie emerse, infatti, il risparmio non andrà oltre lo 0,4%. Un esempio pratico? Se negli ultimi tempi avete ricevuto un SMS con cui l’operatore vi ha informato del passaggio dai rinnovi di 10 euro a 10,86 euro, in seguito alle rimodulazioni TIM di cui vi sto parlando oggi vedrete le tariffe stabilizzarsi a poco più di 10,81 euro. Insomma, circa 5 centesimi, che genereranno un risparmio di 60 centesimi su base annuale.

Va aggiunto, però, che la compagnia telefonica è stata l’unica al momento ad aver aumentato in modo proporzionale il quantitativo di GB presente nelle singole offerte. Insomma, le rimodulazioni TIM vanno analizzate in modo approfondito, anche se la sensazione è che la riduzione di costo ufficializzata oggi andrà a creare ulteriori polemiche piuttosto che placarle. Cosa dirà in merito l’Antitrust?