Rimborsi Vodafone, TIM e Wind e Tre dopo rimodulazioni fatturazione a 28 giorni: tutto rimandato a fine 2018

Operatori bocciati anche dal TAR ma manca il risarcimento ai clienti. Tutto rimandato per svariati mesi.

TIM Vodafone WInd Tre

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Gran brutta notizia quella che giunge in queste ore sui rimborsi Vodafone, TIM e Wind e Tre a propri clienti per tutte le rimodulazioni subite con fatturazione a 28 giorni dei piani telefonici. Il risarcimento degli utenti che prima del ritorno ai piani mensili (con delibera 252/16/CONS e obbligatori entro il 5 aprile), hanno dovuto subire la famosa tredicesima mensilità dal loro vettore, per il momento slitta a data da destinarsi e non è neanche detto diventi realtà nel futuro.

Il TAR si è appena pronunciato su un ricorso che proprio gli operatori avevano attivato contro  la decisione dell’AGCOM e poi del Governo di obbligare le società  ad abbandonare la fatturazione a 28 giorni. Nonostante le polemiche delle società che hanno ribadito di aver adottato criteri di trasparenza informando sempre i loro clienti della loro spesa effettiva e pure di essere stati lesi nella loro libertà di fare impresa, ecco che il Tribunale Amministrativo ha rigettato il loro esposto. Pure è stato ribadito l’obbligo al ritorno alla spesa mensile. Di certo questa è una buona notizia, se non fosse corredata da un dettaglio poco positivo sui risarcimenti agli utenti.

Con la decisione del TAR, in molti si aspettavano pure il via libera ai rimborsi per tutti i clienti Vodafone, TIM, Wind  e Tre costretti a subire la fatturazione a 28 giorni. Si parlava di un possibile risarcimento dallo scorso 23 giugno 2017 commisurato alle giornate in cui propri i consumatori hanno sostenuto una spesa maggiorata del loro servizio telefonico. Ebbene, nulla di fatto. Proprio il TAR ha congelato qualunque decisione in merito per svariati mesi, fino al prossimo 31 ottobre 2018. Insomma, una vera e propria disdetta. La procedura sarebbe cautelare per evitare un esborso milionario da parte dei vettori ma di certo  va vista negativamente per il mancato rispetto dei diritti di molti cittadini italiani.