In Grey’s Anatomy 14×11 Miranda Bailey vive e lotta insieme a noi per una sanità a misura di paziente (recensione)

In Grey's Anatomy 14x11 il personaggio di Miranda Bailey si fa portavoce di una battaglia per una sanità che metta al centro il paziene


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L’episodio il cui promo aveva seminato il panico tra i fan storici della serie si risolve nell’ennesimo messaggio da campagna a sfondo sociale: Grey’s Anaromy 14×11, grazie al personaggio di Miranda Bailey (interpretata da una straordinaria Chandra Wilson), si conferma sempre più uno strumento nelle mani di ShondaLand per portare avanti battaglie etiche e sociali ritenute, nell’America di oggi profondamente divisa e lacerata, fondamentali per connotare intellettualmente il ruolo chi racconta storie attraverso i mass media.

Grey’s Anatomy 14×11 si apre parlando di letto di morte, ma diventa via via chiaro che non sarà la morte, piuttosto il pensiero della stessa, al centro dell’episodio, insieme al focus sull’importanza della giusta diagnosi in ambito sanitario.

La vicenda di Miranda Bailey, primario di chirurgia del Grey Sloan Memorial Hospital che in visita al Seattle Presbiterian avverte di essere in preda ad un attacco di cuore ma non viene presa nella giusta considerazione potrebbe essere quella di chiunque. Un paziente qualsiasi, che lamenta sintomi ben precisi, eppure in assenza di evidenze negli esami diagnostici che confermino le sue tesi viene derubricato a semplice vittima di stress o, peggio, a persona mentalmente squilibrata. La lotta della Bailey per farsi fare i giusti esami, per ottenere un test cardiaco sotto sforzo e indagare le ragioni del suo malessere senza pregiudizi trovano il muro della medicina ufficiale, quella fredda e basata sui meri numeri, sulle statistiche e sui preconcetti. In poche parole, quella che – lungi dall’assecondarlo, ci mancherebbe – nemmeno ascolta il paziente.

Le traversie della Bailey, i cui sintomi di un attacco di cuore sono prima derubricati a stress e poi agli effetti del suo disturbo ossessivo-compulsivo, mostrano come i pregiudizi che possono occorrere nei confronti di un paziente, ma soprattutto di una donna, possano influire negativamente su una diagnosi. Ad esempio, ciò avviene quando non si tiene conto delle peculiarità e delle differenze rispetto alla sintomatologia che può presentarsi per pazienti maschi. O ancora, come nel caso della Bailey, quando esistono specificità legate all’etnia piuttosto che ad altri fattori socio-culturali che di solito non vengono presi in considerazione, finendo sepolti in una generalizzazione eccessiva e comoda a favore di quella che viene ritenuta la maggioranza dei casi, per esempio con una lettura ed un’interpretazione parziale e riduttiva delle statistiche mediche.

Miranda Bailey “ha combattuto per se stessa come fa per i suoi pazienti tutti i giorni” ricorda Maggie Pierce. Ed è un invito per tutti a combattere per l’affermazione dei propri diritti di paziente.

L’episodio, tutto in bilico tra vita e morte, fa ampio ricorso ai flashback, in cui la Bailey ricorda momenti cruciali della sua vita: riaffiorano i ricordi con Derek, George che l’aiutò a partorire, Richard, Callie e tanti altri che in questi anni hanno rappresentato, come freddamente dichiarato dallo psichiatra chiamato ad assisterla al Seattle Pres., il suo “sistema di supporto“. C’è indubbiamente un parallelo col caso di Derek: in quello di Shepherd, la mancata Tac determinò l’impossibilità di salvarlo in sala operatoria, cosa che sarebbe potuta accadere anche alla Bailey dopo il mancato test cardiaco, se Maggie Pierce e Richard Webber non si fossero battuti per impiantarle un bypass con una tecnica poco invasiva. E i flaschback si spingono anche all’infanzia della Bailey, con la sua storia familiare di ragazzina iperprotetta dai genitori, scossi dalla morte della loro primogenita nella culla.

Il coraggio della Bailey di combattere per se stessa e per la sua vita, ma soprattutto la consapevolezza di non voler rimpiangere nulla sul letto di morte, la spinge anche ad accettare che altri facciano lo stesso. E nello specifico che il marito Ben Warren (Jason George, protagonista dello spin-off Station 19), causa di tanto stress e malessere per lei dopo la scelta di arruolarsi nei pompieri, possa inseguire il suo sogno e fare nella sua vita ciò che lo rende felice, con tutti i rischi del caso. Perché “la vita è troppo preziosa per sprecarla facendo qualcosa che non ti renda felice, con persone che non ti rendono felice“.

https://youtu.be/uqzVnUx29MQ

Nessuna perdita dunque per Grey’s Anatomy, la Bailey vive e lotta insieme a noi per una sanità a misura di paziente, semmai un altro episodio che si iscrive nel lodevole filone del socialmente impegnato ormai sempre più cavalcato da Shonda Rhimes, complice l’esposizione politica contro Donald Trump e la dedizione alla causa di Time’s Up che hanno portato in questa stagione e nello specifico negli ultimi due episodi ad occuparsi di temi come il razzismo tra le forze di polizia e il dramma della violenza domestica. Con l’episodio 14×12, forse, Grey’s Anatomy si ricorderà di essere anche uno show di intrattenimento.