Testo de La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè, tra amore e sirene a Sanremo 2018

Il testo del brano La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè, con cui il cantautore torna in gara a Sanremo 2018 dopo cinque anni da Sotto Casa

La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè a Sanremo 2018

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Torna la verve trascinante di Gazzè a Sanremo 2018, in gara tra i Big di questa 68a edizione targata Baglioni: La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè è uno dei pochi brani che promette di uscire dal cliché del classico sanremese, senza però rinunciare a cantare l’amore.

La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè è un brano scritto dal fratello del cantautore, Francesco, mentre la musica è stata composta da Gazzè insieme al produttore, autore e musicista Francesco De Benedittis, che ha firmato testi anche per Marco Mengoni, Nek, Francesco Renga, Alvaro Soler e molti altri.

Cinque anni fa De Benedettis firmava L’essenziale di Marco Mengoni, debuttando a Sanremo col brano che avrebbe vinto il Festival. In quella stessa edizione il suo nome era anche tra gli autori di Sotto casa, il brano di Gazzè che sarebbe diventato il vero tormentone radiofonico di quell’anno, pur classificandosi solo al settimo posto. Già produttore di diversi brani dell’album Maximilian, De Benedettis è tornato a collaborare col cantautore romano per La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, un brano dedicato alla leggenda che fa parte del folklore pugliese sull’amore tra due giovani ostacolato dalle sirene e dal mare (quello di Vieste, sulle cui coste si erge il monolite calcareo alto circa 25 metri chiamato appunto Pizzomunno).

Il brano sanremese sarà incluso nell’album Alchemaya, che racchiude l’opera sintonica di Max Gazzè e uscirà il 9 febbraio: ecco la tracklist della raccolta.

Ecco il testo de La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè, che torna a Sanremo a cinque anni dal successo di Sotto Casa. Nella serata del giovedì dedicata ai duetti, il brano sarà presentato in trio con Rita Marcotulli e Roberto Gatto.

Tu che ora
Non temi,
Ignorane
Il canto…
Quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente
E per quanto
Mulini
Le braccia oramai
Non potrai
Far più niente.
Ma se ti rilassi
E abbandoni
Il tuo viso
A un lunghissimo
Sonno,
O mio Pizzomunno,
Tu guarda
Quell’onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso.
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent’anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene…
Cristalda era bella
E lui da lontano
Poteva vederla
Ancora così
Con la mano
Protesa
E forse una lacrima scesa
Nel vento.
Fu solo un momento,
Poi lui sparì
Al largo
E lei in casa cantando…
Neppure il sospetto
Che intanto
Da sotto
La loro vendetta
Ed il loro lamento!
Perché poveretta
Già avevano in cuore
I muscoli tesi
Del bel pescatore,
E all’ennesimo
Suo rifiuto
Un giorno fu punito!
Ma io ti aspetterò…
Io ti aspetterò,
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
E allora dal mare
Salirono insieme
Alle spiagge
Di Vieste
Malvage
Sirene…
Qualcuno le ha viste
Portare
Nel fondo
Cristalda in catene.
E quando
Le urla
Raggiunsero il cielo,
Lui impazzì davvero
Provando
A salvarla,
Perché più non c’era…
E quell’ira
Accecante
Lo fermò per sempre.
E così la gente
Lo ammira
Da allora,
Gigante
Di bianco calcare
Che aspetta tuttora
Il suo amore
Rapito
E mai più tornato!
Ma io ti aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni!
Si dice che adesso,
E non sia leggenda,
In un’alba
D’agosto
La bella Cristalda
Risalga
Dall’onda
A vivere ancora
Una storia
Stupenda.